Spari al Circeo e gambizzazione: si è concluso il secondo grado del processo che vedeva sul banco degli imputati Alessandro Zof e i suoi fiancheggiatori
La Corte d’Appello di Roma ha riformato la sentenza pronunciata in abbreviato, a giugno 2017, dall’allora giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Matilde Campoli. I giudici capitolini del secondo grado hanno dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione per Lello Gallo e Paolo Di Martino, difesi rispettivamente dagli avvocati Oreste Palmieri e Raffaele Chiummariello.
Assolto il principale imputato Alessandro Zof (41 anni), difeso dagli avvocati Alessia Vita e Marco Lucentini, dal reato di ricettazione e prescrizione per il porto dell’arma da sparo. Confermata, invece, la sentenza per il tentato omicidio di Roberto Guizzon e Alessio De Cupis, zio e nipote, originari di Terracina, davanti all’American Bar di San Felice Circeo, e rideterminando la pena in 6 anni di reclusione. Tra 90 giorni sarà pubblica la motivazione.
In primo grado, furono sette anni gli anni di reclusione per Zof, due anni, invece, per Lello Gallo e Paolo Di Martino. La vicenda rimanda al duplice agguato avvenuto il 6 marzo del 2016.
All’origine del duplice tentato omicidio una lite scatenata poco prima tra Alessandro Zof e le due vittime all’interno del locale. Una volta usciti dal locale e finita la serata, i due uomini furono raggiunti da alcuni colpi di pistola esplosi da Alessandro Zof; Gallo era accusato di favoreggiamento per aver reso false dichiarazioni e De Martino per aver coperto e aiutato Zof.
Il pubblico ministero, in primo grado, aveva chiesto per Zof la condanna a 10 anni di reclusione e per gli altri due rispettivamente 4 e 2 anni. I tre imputati del processo avevano scelto di procedere con rito abbreviato e avevano beneficiato della riduzione di un terzo della pena.
Guizzon e De Cupis vennero feriti in viale Europa da un uomo col volto coperto da un cappuccio. Lo stesso Guizzon aveva avuto una discussione all’interno dell’American Bar con Zof, raccolte le testimonianze dello stesso Guizzon e della fidanzata di De Cupis, l’allora 31enne di Latina era stato arrestato.
De Cupis aveva riferito che, tornato all’American Bar per accertarsi che lo zio non fosse in pericolo, vista la discussione che aveva avuto, aveva visto Guizzon che parlava sul marciapiede con un ragazzo e poi un uomo che, “standogli di fronte, impugnando con la mano destra una pistola cromata e del tipo semiautomatico, simile a quelle in dotazione alle forze dell’ordine, puntando l’arma sulla parte bassa della sua persona, gli esplodeva contro due colpi”. Il giovane ha poi precisato di essere sicuro che l’autore dell’agguato era uno dei due uomini con cui lo zio aveva discusso nel locale.
In un successivo interrogatorio De Cupis ha quindi aggiunto: “Ho incrociato un uomo e ho riconosciuto in lui la stessa persona da me notata un’ora prima discutere con mio zio all’interno del bagno del locale e che io avevo fatto in modo che la lite non degenerasse. Nell’istante in cui l’avevo notato mentre incrociava il mio cammino, questi aveva un attimo prima indossato sul capo il cappuccio della felpa nera che indossava”.
Guizzon invece, in un altro interrogatorio, ha assicurato che ha visto, “anche se per pochi istanti, lo sparatore che indossava una felpa con il cappuccio che gli copriva il capo”. E poi: “In lui ho riconosciuto Zof Alessandro”.
Attraverso i tabulati telefonici e le celle agganciate dal cellulare di Zof la notte del duplice tentativo di omicidio, gli inquirenti si erano convinti che, dopo la discussione all’American Bar, il pontino si sia recato a Latina a prendere la pistola, fosse tornato al Circeo, avesse sparato a De Cupis e Guizzon, e fosse poi scappato prima a Latina e poi a Napoli. Spostamenti nel corso dei quali Zof aveva parlato al telefono con l’amico Lello Gallo, che era con lui all’American Bar, con Paolo Di Martino, di Napoli, ex compagno di detenzione nel carcere di Frosinone, da cui poi si sarebbe recato, e con George Valeriu Cornici, il romeno con cui stava parlando Guizzon prima di essere ferito, imputato e assolto. L’indagine fu portata avanti dall’allora sostituto procuratore di Latina, Gregorio Capasso.