Si è concluso con un lieto fine il processo, durato oltre tre anni, per S.T. (le sue iniziali), formiano imputato di maltrattamenti in famiglia aggravati dall’aver commesso i fatti alla presenza dei figli minori, oltreché di lesioni volontarie aggravate in danno della moglie, per averla, secondo la pubblica accusa, ripetutamente picchiata.
Secondo il pubblico ministero cassinate i fatti si sarebbero verificati a Formia tra il 2021 e l’estate 2022 quando il marito, in prossimità della fine del matrimonio, veniva accusato di aver frequentemente e reiteratamente aggredito, talvolta alla presenza dei figli minori ed in preda ai fumi dell’alcool, la moglie con epiteti e vessazioni di ogni genere. L’uomo veniva inoltre accusato di aver picchiato la ex moglie nell’aprile 2022 provocandole lesioni refertate dal locale nosocomio.
S.T., nell’estate del 2022 veniva anche attinto da ordinanza cautelare del G.I.P. del Tribunale di Cassino, su richiesta della locale Procura, con divieto di avvicinamento alla moglie e ai figli e braccialetto elettronico, così vedendosi costretto a lasciare la casa coniugale e a subire un ricorso per separazione con addebito.
Soltanto a istruttoria avanzata, il Tribunale Collegiale disponeva, dopo una serie di istanze della difesa, rappresentata dagli avvocati Vincenzo Macari e Matteo Macari, la revoca della misura adottata dal G.I.P. del divieto di avvicinamento alla moglie ed ai figli, con la rimozione del braccialetto elettronico.
All’udienza del 14 ottobre, dopo quasi tre anni di processo e circa dieci testimoni ascoltati in aula, non ultimi gli agenti del locale Commissariato di Polizia, il pubblico ministero Chiara Fioranelli, dopo lunga requisitoria, chiedeva condannarsi l’uomo, incensurato autista di autobus, alla pena di 4 anni e 2 mesi di reclusione. La donna, costituitasi parte civile nel processo a carico dell’ex marito, avanzava una richiesta di risarcimento danni di 80.000 euro.
Concludevano i difensori dell’imputato, gli avvocati Vincenzo e Matteo Macari, i quali, dopo aver puntualmente ripercorso gli eventi che avevano portato al rinvio a giudizio, rimarcavano la non veridicità delle dichiarazioni degli accusatori, smontando uno ad uno i capisaldi dell’accusa, anche con corposa documentazione a supporto (audio e video) e valorizzando tutte le testimonianze raccolte.
I difensori, dopo aver documentato una chiave di lettura diametralmente opposta rispetto a quanto denunciato dalla donna, in sospetta prossimità temporale rispetto alla presentazione del ricorso per separazione, chiedevano assolversi il proprio assistito perché, nonostante il contesto genericamente litigioso dettato dalla fase patologica in cui versava il rapporto coniugale, né i fatti di maltrattamento né le lesioni denunciate potevano configurarsi. I difensori, inoltre, facevano emergere come la fine del rapporto, seppur tumultuosa, era scaturita invece da divergenti vedute circa le principali scelte familiari, e comunque vedeva i due protagonisti frequentemente litigare.
Il Tribunale Collegiale di Cassino, composto dalla terna di giudici Lo Mastro-Falchi Delitala-Alessio, alla fine, ha assolto per non aver commesso fatto S.T. il quale, alla lettura della sentenza, si è lasciato andare ad uno sfogo liberatorio, riservando in 90 giorni il termine per la motivazione.