SABAUDIA, DOPO 19 ANNI DI ORDINANZE, RICORSI E SENTENZE ARRIVA IL VIA LIBERA ALLA DEMOLIZIONE

Una vicenda lunga, che dimostra però che quando l’azione amministrativa è svolta correttamente i risultati prima o poi si ottengono. Questi i fatti.

Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale con sentenza dello scorso 9 settembre ha posto finalmente fine a un contenzioso tra il Comune di Sabaudia e la controparte, E.D., che si trascinava da ben diciannove anni, con istanze di condono rigettate, ricorsi al Giudice amministrativo e Ordinanze di demolizione non potute eseguire per le impugnazioni da parte del privato interessato.

La vicenda ha inizio nel 2006, quando E.D. acquisiva, previo decreto di trasferimento del Tribunale di Latina, un magazzino con annessi locali igienici, adibito ad attività commerciale a Sabaudia.

Nel 2007 il proprietario presentava al Comune quattro istanze di condono edilizio, sostenendo che gli abusi presenti nella infrastruttura ( un cambio di destinazione d’uso di parte del locale commerciale in appartamento, la realizzazione di una tettoia in uno spazio di proprietà altrui, la costruzione di un locale deposito in area non appartenente all’immobile) erano stati realizzati dal proprietario precedente. L’Ufficio Tecnico comunale, previo sopralluogo, comunicava però all’interessato il preavviso di rigetto delle istanze, poiché le opere di cui era stato chiesto il condono non erano pertinenti per identificazione catastale, destinazione d’uso, proprietà e consistenza all’immobile acquistato da E.D. nel 2006.

L’interessato, avverso il diniego motivato del Comune, ricorreva al TAR Lazio-Sezione di Latina. L’Ufficio Tecnico comunale, nel frattempo, adottava doverosamente Ordinanza di demolizione delle opere per le quali era stato negato il condono. Anche questo provvedimento veniva però impugnato con il deposito presso il Giudice di motivi aggiunti. Come se non bastasse, il ricorrente, nelle more del giudizio, chiedeva il riesame delle istanze di condono a suo tempo presentate.

Il TAR respingeva ricorso e motivi aggiunti. E.D., tuttavia, si rivolgeva al Consiglio di Stato, convinto che la Sentenza impugnata presentasse profili di illegittimità perché contraddittoria e carente nelle motivazioni.

E arriviamo ai giorni nostri. Il Consiglio di Stato ha ritenuto inammissibili le censure mosse dal ricorrente alla Sentenza del TAR, per genericità e infondatezza delle motivazioni addotte. Pertanto, l’appello è stato respinto e l’appellante condannato al pagamento delle spese processuali. Il Consiglio di Stato ha anche ordinato che la Sentenza sia eseguita dall’Autorità Amministrativa.

Il Comune di Sabaudia, ora, darà seguito al giudicato attuando l’Ordinanza di demolizione delle opere non conformi che aveva già adottato nel 2012, quando l’esito della istruttoria dell’Ufficio Tecnico e l’accesso ai luoghi oggetto della vertenza avevano già all’epoca consentito di rendere formalmente edotto E.D. dell’assenza dei presupposti previsti dalla legge per ottenere i chiesti condoni.  

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