MOLESTATI, MINACCIATI E OFFESI DAI VICINI AD APRILIA: “IL LORO PITBULL SBRANÒ IL NOSTRO METICCIO”

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Minacce e atti persecutori, sono queste le accuse alla base di una lite tra vicini di casa tra insulti e cani che si sbranano

Un inferno in casa. Almeno è questo ciò che hanno raccontato due coniugi, originari del Veneto e residenti nella campagna di Aprilia, i quali sono parti offese e costituiti parti civili nel processo che si svolge davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Elena Nadile. Ad essere imputati per minacce e stalking sono in tre: la coppia vicina di casa – marito e moglie -, più il fratello della donna responsabile, secondo l’accusa, di aver minacciato i vicini di casa della sorella con una frase tipica del gergo italico più abusato: “Tu non sai chi sono io e di cosa sono capace”.

La storia si dipana tra il 2019 e il 2020 quando i rapporti di buon vicinato si guastano perché uno dei due coniugi vede che il figlio maggiore dell’altra coppia offre alcolici alle figlie minorenni: una ragazzina di 11 anni e una bambina di 6 anni. Fino ad allora, le cose erano andate piuttosto bene, laddove i coniugi, poi costretti a denunciare l’altra coppia per atti persecutori, partecipano anche a una festa di compleanno di uno dei figli dei vicini.

Dopo l’episodio dell’alcol offerto in giardino alle figlie minorenni, la coppia parte offesa decide di cambiare recinzione e metterne una da cui è più difficile passare bicchieri o altro. È il punto di non ritorno che si sta avvicinando.

La cosiddetta goccia che fa traboccare il vaso è quando i due pittbull della coppia imputata nel processo aggredisce e sbrana in due distinte occasioni uno dei quattro meticci (simil setter da 15 chili) di proprietà della coppia parte offesa. I pitbull, passando attraverso un foro nella recinzione, penetrano nel giardino e aggrediscono sempre lo stesso cane. In fin di vita, il quadrupede, morsicato alla gola, riesce a salvarsi per miracolo, dopo diversi interventi chirurgici del veterinario.

I rapporti di buon vicinato, ovviamente, vanno a farsi friggere. Ad ogni modo, secondo il racconto della coppia parte offesa, ascoltata oggi in qualità di testimone nel processo, iniziano tutta una serie di comportamenti molesti da parte dei vicini. Insulti, minacce di dar fuoco alla recinzione, offese di ogni genere. “Mi dissero che sono un handicappata di merda”, ha riferito in aula la donna facente parte della coppia parte offesa. Si tratta di una persona con forti patologie polmonari, tra cui un enfisema al quarto stadio, la quale per respirare utilizza un dispositivo ausiliario. E anche al marito, nel corso degli anni tra il ’19 e il ’20, offese di ogni tipo: “Panzone, ti cachi sotto, usi il viagra, cornuto”. E giù le offese anche alle ragazzine della coppia e a tutta la famiglia: “Merdacce, mutande sporche di merda”. E alla figlia maggiore: “Se ti prendo, ti strozzo”.

Episodi su episodi riferiti in aula anche dalla donna affetta da patologie polmonari che, in una occasione, deve interrompere il racconto per il pianto e il dolore di dover ricordare tutto mentre è interrogata dal pubblico ministero, dal suo avvocato e da quello degli imputati.

Le due case in campagna, d’altra parte, sono divise da una strada comunale e per i vicini è quasi impossibile non vedersi ogni giorni. Fatto sta che, dopo la serie di episodi, la coppia parte offesa muta le abitudini d vita, impaurita dalla minaccia del fratello della vicina, dalle continue offese e dai modi di fare arroganti: in epoca Covid, come quella di tossire vicino alla donna malata di enfisema così da minacciarla del virus e agli sputi sui piedi quando li vedono passare fuori da casa.

Altro episodio che ha spinto la coppia a denunciare tutto ai Carabinieri è stato il continuo bruciare le sterpaglie d’estate con il fumo che, invadendo casa, fa sentire male la donna con patologie polmonari. In un caso viene chiamata anche un’ambulanza per soccorrere la donna.

A corredo di tutto, le reiterare citofonate, le minacce di dare fuoco alla recinzione con una tanica di benzina, l’auto rigata preceduta dalla “promessa” del figlio maggiore della coppia imputata. Insomma, un vero e proprio stillicidio che ah compromesso la vita dei due coniugi e della famiglia tutta. Tra l’altro, il bersaglio diventa anche la figlia maggiore con offese di natura sessuale e body shaming.

Quando i due coniugi riferiscono in aula, la coppia imputata, difesa dall’avvocato Valentina Leonardi, scuote la testa. Avranno modo di raccontare la loro versione dei fatti. Intanto il processo è stato rinviato al prossimo 11 febbraio quando verranno ascoltati nuovi testimoni dell’accusa.

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