OMICIDIO IN VIA DORMIGLIOSA, L’IMPUTATO RINUNCIA A PARLARE E IL CONSULENTE LO SCAGIONA

Omicidio a Sermoneta, prosegue il processo per il 36enne di origine nigeriana accusato dell’omicidio di un connazionale

È ripreso il processo per omicidio a carico del 36enne nigeriano David Ojo (tuttora detenuto da quando è stata arrestato il 14 novembre 2023), difeso dall’avvocato Alfredo Frateschi. Nell’udienza odierna sono stati ascoltati il fratello della vittima, John Eric, e il consulente della difesa, il professore universitario associato, Aniello Maiese, specialista in medicina legale. A rappresentare l’accusa il pubblico ministero Martina Taglione. Costituiti come parti civili i famigliari della vittima, difesi dall’avvocato Bianchi.

L’imputato, va ricordato, nel corso dell’interrogatorio di convalida dell’arresto un anno e mezzo fa, si era dichiarato completamente estraneo all’omicidio, così come aveva fatto quando era stato interrogato dai militari dell’Arma. Il 36enne aveva respinto ogni addebito, fornendo la sua versione dei fatti e spiegando di non essere stato presente al momento dell’aggressione di John Eric. Ad ogni modo, oggi, 7 ottobre, pur essendo previsto l’esame dell’imputato, quest’ultimo si è avvalso della facoltà di non rispondere, consigliato anche dall’avvocato difensore che ha ritenuto la lingua (l’imputato e molti testimoni nigeriani parlano solo inglese) possa rappresentare un ostacolo alla comprensione dell’episodio.

Il fratello della vittima ha esplicitato il suo atteggiamento ostile nei confronti di David Ojo, considerato come l’assassino del fratello. Comportamenti fuori dalle righe e pianti di disperazione hanno contraddistinto il suo esame che, comunque, non ha aggiunto molto rispetto alla chiarezza sulla morte di John Eric.

Il professore Maiese ha analizzato la documentazione sanitaria e la relazione autoptica sul cadavere di Eric. Secondo il consulente, l’elemento più importante è la temperatura cadaverica: “Quando ho letto nella relazione della dottoressa Setacci (nda: consulente medico dell’accusa) che la temperatura del cadavere non è rilevante, ho pensate che questo fosse contro la scienza”.

La morte di Eric è dovuta a choc emorragico, spiega il consulente che ha analizzato la rigidità del cadavere della vittima, ribadendo l’arbitrarietà delle consulenze medico-legali. Il professor Maiese ha proseguito il suo esame aggiungendo molti elementi tecnico-scientifici per far capire il modo in cui è stato analizzato il cadavere e contraddicendo quasi “in toto” le analisi della consulente dell’accusa, Crstina Setacci. Messa in discussione le modalità in cui è stato analizzato il corpo, ammettendo che la lesione mortale di Eric è da arma bianca, specificando le caratteristiche presunte del corpo contundente: due angoli acuti e un angolo ottuso alla base. Ad ogni modo, sarebbe impossibile individuare l’oggetto affilato che ha causato la morte della vittima: potrebbe essere un coltello o arme bianche atipiche (oggetti che non nascono per offendere ma che vengono utilizzate come tali). Il soggetto potrebbe essere stato colpito in maniera inaspettata e repentina, senza poter parare il colpo.

Rispetto alle altre lesioni, diverse da quella mortale sul collo (lesione della carotide), sarebbero antecedenti al colpo fatale e riconducibili a una colluttazione (forse un pugno), ma non a quella dell’arma bianca utilizzata per uccidere Eric. Secondo il consulente, la quantità di sangue sugli indumenti dell’imputato avrebbe dovuto essere superiore, dal momento che la lesione della carotide provoca copiosi schizzi di sangue: “Dopo il colpo, il soggetto sarebbe stato in vita al massimo un paio di minuti”.

La lesione sul palmo della mano dell’imputato Ojo non sarebbe ricollegabile a una ferita da taglio. Lo spiega convinto il consulente della difesa: “Non ci sono zone di arrossamento: c’è prima il sanguinamento, poi un eritema, dopo a distanza di cinque, sei giorni, c’è la cicatrizzazione”. Nel caso du Ojo, non ci sono elementi per ricondurre a una ferita di taglia: sembra più una lesione provocata da disidratazione o comunque connessa a fenomeni reattivi della pelle, escludendo che sia connessa a un taglio di un corpo contundente. Né tale lesione sarebbe legata alla temporalità dell’omicidio.

Nella scorsa udienza di giugno, tra i connazionali che hanno testimoniato, presenti alla festa nel corso della quale John Eric perse la vita nella notte tra il 12 e il 13 novembre 2023, era iniziato anche l’esame del fratello della vittima il quale, con l’aiuto dell’interprete dall’inglese, aveva parlato della vicenda tragica che ha segnato per sempre la sua vita. L’uomo aveva spiegato che non era presente dopo una certa ora alla festa e che andò a dormire. Solo la mattina seguente, il connazionale che aveva organizzato la festa lo chiamò per dirgli che suo fratello era morto: “Rimasi scioccato e chiamai il proprietario di casa per avvertire poi i Carabinieri”. Qualcuno, inoltre, gli aveva raccontato che l’unico testimone oculare delle prime fasi dell’aggressione a John Eric aveva preso lui stesso a “bottigliate” il 36enne.

Un frangente, quest’ultimo, smentito tra le lacrime dal medesimo testimone il quale, con un andamento molto emotivo, tra pianti e qualche tono della voce piuttosto alto, aveva raccontato cosa vide quella sera: “David Ojo insieme a un ragazzo alto e con i capelli rasta stavano lanciando le bottiglie contro il muro e poi contro John Eric. Io gli dissi di fermarsi e di placarsi, poi andai via”. Ciò che è certo, sulla base di tutte le testimonianze, è che la festa aveva un altro grado alcolico: in molti erano ubriachi e gli animi si era surriscaldati.

Secondo il testimone oculare dell’aggressione, ma non dell’omicidio, David Ojo gli disse che John Eric gli aveva tirato uno schiaffo e “Io dissi di stare calmi. Gli avevo visto che stavano litigando, che urlavano”. Un altro dei testimoni si è invece avvalso perché indagato per procedimento connesso: avrebbe dichiarato il falso agli inquirenti.

Il processo è stato rinviato al prossimo 18 novembre per fine istruttoria, discussione e sentenza. L’avvocato difensore, prima della fine dell’udienza, ha depositato il casellario giudiziario della vittima in cui sono segnate a suo carico due condanne.

I FATTI – Una vicenda terribile, nata nell’ambito di una festa finita male, condita da eccesso di alcol, che ha portato all’aggressione della vittima morta per dissanguamento e con qualche segno di assideramento.

Il giorno dopo l’omicidio, i Carabinieri del Comando Provinciale di Latina, tramite una indagine lampo, hanno proceduto, sotto la direzione del sostituto procuratore di Latina, Martina Taglione, al fermo di indiziato di delitto di iniziativa della polizia giudiziaria a carico di David Ojo. Secondo la ricostruzione delle fasi che hanno portato all’omicidio, il 36enne sarebbe stato preso in giro dal 31enne e persino colpito con uno schiaffo. Successivamente, complice il tasso alcolemico alto, il 36enne avrebbe lavato col sangue l’affronto e si sarebbe vendicato colpendo con il vetro rotto di una bottiglia il 31enne John Eric.

Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, diretti dal tenente colonnello Antonio De Lise, coadiuvati dai colleghi della Compagnia di Latina, e dai Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia e della Stazione di Sermoneta, l’omicidio di Eric è avvenuto all’esterno dell’abitazione dove i protagonisti si erano incontrati per partecipare ad una festa privata. A emettere il decreto di fermo per il 35enne nigeriano è stato direttamente il sostituto procuratore di Latina, Martina Taglione.

Il ritrovamento del cadavere è avvenuto intorno a mezzogiorno di lunedì 13 novembre quando i Carabinieri, insieme a personale sanitario del 118, sono intervenuti per la segnalazione di una persona straniera deceduta, dell’età di circa 30 anni. Ad accorgersi del corpo dell’uomo è stato il proprietario 80enne del terreno dove sorge il casolare, diviso in mini appartamenti affittati a diversi immigrati, in cui si è consumata la festa tragica.

Il luogo dove è stato rinvenuto il cadavere è stato isolato da parte dei militari. Ciò che è certo è che l’uomo, John Eric, residente a Roccagorga e in attesa di permesso di soggiorno, si trovava in un casolare in Via Dormigliosa (la strada che arriva a Doganella di Ninfa) dove era in corso l’incontro con gli altri connazionali.

L’uomo è stato colpito vicino alla gola: presentava la ferita più grave all’altezza della giugulare ed è stato trovato già cadavere da Carabinieri e personale sanitario. Ad ogni modo, non è l’unica ferita: l’uomo aveva altri tagli più lievi sempre tra viso e collo.

I militari dell’Arma, sin da subito, lavorando senza soluzione di continuità per 24 ore, hanno iniziato gli interrogatori, in primis con gli abitanti della casa nei pressi della quale è stato ritrovato morto il nigeriano. Ascoltato anche il fratello di Eric. La convinzione degli investigatori è che si è trattato di una lite degenerata nel peggiore dei modi, nell’ambito di una festa domenicale (usuale nella comunità degli immigrati).

Un’area diventata difficile quella di Via Dormigliosa, dove c’è una folta comunità di immigrati: non solo nigeriani, ma anche rumeni e persone del nord Africa. Nel 2022, a primavera, un altro giovane nigeriano, di circa 25 anni, era stato aggredito sempre sulla stessa via, mentre, durante una festa, si era allontanato per strada.

Il giovane fu accoltellato e picchiato, ma, seppur riconoscendo dalle immagini mostrategli dagli inquirenti alcuni dei suoi aggressori, decise di non denunciare. Un regolamento dei conti che non ha mai trovato la sua spiegazione, anche in ragione dell’assenza di una denuncia da parte della vittima, miracolosamente salvata dai sanitari dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina.

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