ANEURISMA LETALE ALL’OSPEDALE DI APRILIA: ASSOLTE LE DUE DOTTORESSE ACCUSATE DI OMICIDIO COLPOSO

Casa di cura Città di Aprilia
Casa di cura Città di Aprilia

Omicidio colposo per due medici dell’ospedale “Città di Aprilia”: si è concluso il procedimento penale per la morte di un uomo avvenuta a gennaio 2019

Si è conclusa l’udienza preliminare a carico di due dottoresse, all’epoca dei fatti in servizio presso l’ospedale “Città di Aprilia”, le quali dovevano rispondere del reato di omicidio colposo che ha causato la morte del 59enne Gaetano Rapali avvenuta a gennaio 2019. Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano, ha pronunciato per entrambe, difese dagli avvocati Marcello Montalto e Ida Blasi, una sentenza di assoluzione. In realtà per l’assistita dall’avvocato Montalto, che aveva optato per il rito abbreviato, c’è stata l’assoluzione, mentre per il medico difeso dall’avvocato Blasi si è verificata una sentenza di non luogo a procedere. La motivazione è identica: il fatto non sussiste.

In particolare, l’avvocato Montalto ha spiegato nel corso della discussione odierna che la sua assistita si inserisce nella vicenda solo per aver svolto una sorveglianza sul trattamento farmacologico praticato a Rapali, senza aver effettuato anamnesi, esame obiettivo o formulato diagnosi né prescrizione di terapia.

Lo stesso pubblico ministero Martina Taglione, a conclusione della requisitoria, aveva chiesto l’assoluzione e il non luogo a procedere per le due indagate.

I fatti iniziano l’8 dicembre 2018 quando il 59enne Gaetano Rapali si reca al pronto soccorso dell’ospedale “Città di Aprilia”, in preda a un forte mal di testa. Quel giorno l’uomo non può sapere di avere in corso una patologia che lo avrebbe portato alla morte un mese e mezzo dopo. Esattamente, a gennaio 2019.

L’uomo, che viveva a Latina, lamenta non solo un mal di testa da togliere il fiato, ma anche sintomi quali nausea e sudorazione. Nessuno, però, al pronto soccorso apriliano ritiene preoccupante quella sintomatologia tanto che il 59enne viene dimesso. Eppure quel malessere localizzato sarebbe la spia di un’aneurisma in atto che, secondo le figlie, parti civili nell’udienza preliminare, assistite dall’avvocato Eleonora Nicla Moiraghi, non era di difficile diagnosi.

Quel giorno, nell’ospedale “Città di Aprilia”, le due dottoresse che lo prendono in cura non fanno nessuna Tac all’uomo, né predispongono esame neurologico. Da letteratura medica, sostengono le figlie, la cefalea è sentinella della patologia più grave, così come il piccolo sanguinamento insorto nell’uomo. Tutti elementi che sarebbero spia del successivo aneurisma che stronca la vita di Rapali il 24 gennaio 2019.

In realtà, l’aneurima per l’uomo arriva puntuale il 22 dicembre 2018, a pochi giorni da Natale. Ricoverato d’urgenza all’ospedale civile di Latina “Santa Maria Goretti”, Rapali viene operato dal neurochirurgo che prova a salvargli la vita. Purtroppo, per l’uomo non c’è niente da fare. Circa un mese di agonia e, infine, il decesso a fine gennaio del nuovo anno.

Secondo la famiglia del 59enne, quella trafila da calvario poteva essere evitata se presso il primo nosocomio, ad Aprilia, fossero stati fatti gli esami adeguati che avrebbero individuato la causa della cefalea e delle nausee. Immediata è stata la denuncia alla Procura di Latina che, dopo aver chiesto una prima archiviazione del caso, ha subito l’opposizione alla medesima archiviazione da parte delle figlie. Fu l’allora giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giorgia Castriota (quattro anni dopo caduta nello scandalo degli incarichi che ha portato al suo arresto) a disporre nuove indagini, all’esito delle quali il pubblico ministero aveva individuato il dirigente sanitario dell’ospedale apriliano.

Solo individuato però, perché anche in quel caso la Procura ritenne il suddetto dirigente non responsabile del caso di malasanità, stabilendo una nuova archiviazione. Al che le figlie dell’uomo, con tenacia, hanno di nuovo avanzato una richiesta di opposizione all’archiviazione, ottenendo stavolta dal Gip Castriota un ordine alla Procura pontina di imputazione coatta nei confronti delle due dottoresse dell’ospedale “Città di Aprilia”, rispettivamente classe 1989 e classe 1992.

Entrambe si sono trovate ad affrontare l’udienza preliminare con l’accusa della colpa medica, giudicata quest’oggi come non provata.

Articolo precedente

URLA “ALLAH AKBAR” E TENTA DI COLPIRE I CARABINIERI CON UNA FALCE: ARRESTATO A SERMONETA

Articolo successivo

TERRACINA, AL VIA IL FESTIVAL DELLE EMOZIONI

Ultime da Giudiziaria