OMICIDIO A CAMPO BOARIO, CANDEGGINA E SANGUE: LE TRACCE DELLA KILLER

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SAbrina Dal Col
Sabrina Dal Col

Proseguono le indagini sulla 52enne di Latina, Sabrina Dal Col, accusata dell’omicidio volontario della 63enne Antonietta Rocco

Il corpo di Antonietta Rocco non è ancora stato restituito alla famiglia per la degna sepoltura. Il cadavere è stato a disposizione del medico legale Cristina Setacci, individuata dal sostituto procuratore di Latina, Martina Taglione, come la professionista che ha svolto l’esame autoptico. L’omicidio della 63enne avvenuto nella sua casa a Campo Boario, in Via Muzio Scevola 24 – un strada nota alle cronache sopratutto per essere stata la via dove abitava il boss Armando Di Silvio detto “Lallà” – è ancora in evoluzione dal punto di vista delle indagini.

Procura e Squadra Mobile di Latina stanno lavorando per mettere a punto tutti gli elementi più rilevanti, in modo tale di avere un’accusa solida nel futuro processo che si celebrerà. La donna arrestata, Sabrina Dal Col, 52enne, è in carcere a Rebibbia da oltre una settimana. Accusata dell’omicidio volontario, si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, il quale ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare. La donna, difesa dagli avvocati Alessandro Farau e Maurizio Maricca, ha deciso di non rispondere alle accuse che la vedono come la killer dell’anziana disabile.

Antonietta Rocco
Antonietta Rocco

Ad ogni modo, gli inquirenti lavorano sulle circostanze già emerse, alcune delle quali considerate dirimenti e già cristallizzate. Innanzitutto, Sabrina Dal Col, ex badante, fino ad agosto, di Antonietta Rocco, aveva nella sua disponibilità le chiavi della casa di Via Muzio Scevola, il che spiegherebbe perché, il 19 settembre, quando accorrono i poliziotti sul luogo del delitto non trovano segni di forzature o effrazioni sulla porta.

Chi è entrato e ha ucciso la donna conosceva la vittima, anzi poteva proprio introdursi dentro casa liberamente. Peraltro, in sede di interrogatorio nei confronti di una testimone, il particolare delle chiavi era emerso sin da subito: Rocco sarebbe stata preoccupata, senza contare che dalla casa sparivano oggetti, soldi e persino abiti dell’attuale badante, la donna che ha dato l’allarme e trovato la 63enne sgozzata nel suo letto. Inoltre, una volta arrestata, in casa di Dal Col, in Via dei Gracchi, sempre a Campo Boario, sono stati trovati monili riconducibili alla vittima. La 52enne avrebbe sempre avuto l’idea che la famiglia Rocca avesse avuto una grande disponibilità di denaro e lo diceva apertamente anche all’ultima badante.

In una circostanza, l’attuale badante chiede a Dal Col della sparizione di alcuni suoi vestiti dalla casa di Rocco, ricevendo in cambio insulti: “Straniera di merda”. Una reazione violenta che testimonia un contesto difficile e di dipendenza: la pista degli inquirenti è che la 52enne sia ludopatica e abbia un continuo bisogno di denario per poter giocare nelle sale slot, tanto che in una di esse, in via Don Morosini, è stata avvistata dopo il delitto.

In seguito all’omicidio, i poliziotti interrogano in Questura la 52enne e da subito risulta un particolare. La donna tira fuori una scatola portagioie dalla sua borsa. Un gesto fortuito. All’interno della borsa c’è una collanina: l’oggetto era spezzato con un ciondolo a forma di “A” e due anelli attaccati. Una ciricostanza che potrebbe essere rilevantissima: in un video girato dalla badante nella casa di Rocco, giorni prima che fosse uccisa, la donna indossa proprio la stessa collanina, peraltro con la lettera iniziale del suo nome: Antonietta. Secondo gli accertamenti degli inquirenti e la testimonianza della badante, Antonietta Rocco porta quella collanina con il ciondolo e i due anelli anche il giorno prima di morire.

Perché quei monili, allora, ce li aveva Dal Col? La risposta, secondo le convinzioni degli investigatori, è scontata: la ex badante, aspirante capo scout a Latina, glieli ha sottratti. Probabilmente la sera prima quando si presuppone che la donna sia stata uccisa, sicuramente prima delle 9,30 del 19 settembre quando in Via Muzio Scevola sono arrivati i poliziotti. Da stabilire in che modo, chiaramente, Dal Col glieli ha sottratti.

Tuttavia, gli investigatori si sono concentrati anche sulle parole scambiate in Questura tra Dal Col e il marito, entrambi interrogati dopo il delitto. Nell’attesa, quando erano soli nella sala della Questura stessa, il marito dice alla moglie: “Te devi confessa’”. E ancora, sempre il marito alla moglie: “Perché l’hai uccisa tu! Che t’ha piato! Io qui so’ morto”. Rispetto al taglio trovato sulla mano di Sabrina Dal Col, il marito, già interrogato dalla Polizia, ammette alla moglie: “Me l’hanno chiesto e io ho detto che di solito ti fai sempre male, c’ha sempre lividi gli ho detto”.

Secondo il giudice per le indagini preliminari, Dal Col deve rimanere in carcere sia per il pericolo di fuga che per la possibile reiterazione del reato. La donna, infatti, prima dell’arresto, è stata irreperibile anche dalla figlia che provava a chiamarla e, peraltro, è stata rintracciata alle autolinee dove si presume volesse prendere un mezzo per allontanarsi da Latina.

Per quanto riguarda la reiterazione del reato, Dal Col avrebbe evidenziato un tendenziale atteggiamento violento, tanto da sbattere il viso della badante di Antonietta Rocco sul cancello. La reazione, nel corso di una accesa discussione, era stata originata dal fatto che la badante le aveva chiesto conto dei vestiti spariti dalla casa della 63enne.

A finire all’attenzione degli inquirenti, c’è però una circostanza che può costituire la cosiddetta pistola fumante. Quando i poliziotti entrano nella casa di Via Muzio Scevola trovano non solo il corpo di Antonietta Rocca distesa nel suo letto e in una pozza di sangue, ma anche altre tracce ematiche sul pavimento mischiate a candeggina. Un particolare che potrebbe ricondurre alla volontà di Dal Col di ripulire la scena del delitto. Il sangue non sarebbe riconducibile alla vittima, l’ipotesi investigativa è che le tracce ematiche potrebbero essere di Dal Col la quale, dopo aver sgozzato l’anziana, avrebbe provato a ripulire il pavimento, essendosi ferita a un dito. Il sangue sarebbe sgocciolato dal dito e finito sul pavimento. In Questura, per la cronaca, il dito era fasciato. Dal Col, quindi, per togliere il suo sangue dal pavimento, avrebbe preso la candeggina e pulito a terra.

IL CASO – È un omicidio efferato quello ha tolto la vita alla 63enne Antonietta Rocco. Gli inquirenti sono convinti: è stata l’ex badante Sabrina Dal Col ad ucciderla provocandole un profondo taglio alla gola tramite l’utilizzo di un’arma che appare essere un machete. Con il passare delle ore, però, si fa sempre più forte la convinzione che le coltellate col machete o altro corpo contundente, non trovato dagli investigatori, siano state più di una.

Come noto, la Polizia di Stato, a seguito di immediate e serrate indagini avviate dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Antonietta Rocco, all’interno della sua abitazione nel quartiere popolare di Campo Boario, in Via Muzio Scevola, ha eseguito il fermo di indiziato di delitto nei confronti di Sabrina Dal Col, 53 anni, di Latina, ritenuta gravemente indiziata dell’omicidio. Si tratta dell’ex badante interrogata già dal giorno stesso del ritrovamento del corpo insanguinato e senza vita della 63enne.

Un delitto il cui movente potrebbe essere inquadrato in motivi di soldi, peraltro non di grande entità. La 53enne, che abita nel quartiere, vicino alla sorella della vittima, in tempi recenti aveva lavorato nella casa della vittima come badante, dopodiché era stata sostituita dall’attuale badante, ossia la giovane che ha ritrovato la sessantenne in una pozza di sangue. Da ciò che emerge, nei mesi in cui Dal Col ha prestato servizio sarebbero nate incomprensioni e modi di vedere diversi sull’assistenza tra la ex badante, la vittima e i parenti stretti della vittima, ossia la sorella e il marito di quest’ultima. Secondo i pochi elementi raccolti, la famiglia di Antonietta Rocco non sarebbe mai stata soddisfatta del modo in cui la Dal Col teneva la 63enne, portandola spesso a casa sua e facendosi sostituire dal marito. Malintesi ed equivoci che non sono sufficienti, però, a comprendere la ragione di un omicidio tanto violento.

Ad ogni modo, nella disponibilità della 53enne sono stati trovati alcuni oggetti della vittima probabilmente trafugati da casa sua. Gli investigatori si sono convinti che la responsabile dell’omicidio efferato della 63enne sarebbe Sabrina Dal Col poiché, dopo il delitto, il marito della ex badante si è recato in Questura mostrandosi preoccupato perché Antonietta Rocca era stata uccisa. Una certezza dell’omicidio che in quel momento, nella mattina di venerdì, ancora non c’era.

Sono seguiti accertamenti e interrogatori, oltreché a intercettazioni ambientali, fino a che i poliziotti non hanno chiuso il cerchio su Sabrina Dal Col. Le modalità dell’omicidio, peraltro, rivelano un probabile rancore nei confronti della vittima che la 53enne aveva assistito per qualche mese fino ad agosto scorso, prima di essere sostituita dall’attuale badante che ha avuto in sorte il tragico destino di ritrovare la 63enne sgozzata e morta nel suo letto.

Leggi qui:
LATINA, ANTONIETTA ROCCO INSANGUINATA NEL SUO LETTO A CAMPO BOARIO: È UN OMICIDIO

Come spiegato in una conferenza stampa dalla Procuratrice Aggiunta Luigia Spinelli, dal questore vicario Giorgio Seminara e dal capo della Squadra Mobile di Latina, Giuseppe Lodeserto, che sta conducendo le indagini, l’omicidio sarebbe avvenuta nella tarda serata di giovedì 18 settembre, mentre il corpo è stato trovato alla badante intorno alle ore 9 del giorno successivo.

Le attività investigative, condotte senza sosta nel corso della notte, si sono sviluppate attraverso l’ascolto di numerosi testimoni, l’analisi della scena del crimine e ulteriori accertamenti tecnici, che hanno consentito agli investigatori della Squadra Mobile di raccogliere gravi indizi di colpevolezza. Sulla base degli elementi emersi, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il provvedimento di fermo, eseguito nella mattinata odierna.

Il delitto si è consumato in Via Muzio Scevola. Il sostituto procuratore di turno, Martina Taglione, ha disposto l’esame autoptico per capire la natura della morte della donna che, non sposata e senza figli, viveva da sola in casa e in condizioni umili. L’autopsia è stata affidata al medico legale Cristina Setacci.

L’allarme è stato dato dalla badante della vittima che, la mattina di venerdì, trovandosi di fronte al corpo della donna completamente insanguinato, ha contattato le forze dell’ordine. L’appartamento in Via Muzio Scevola si trova al piano terra di una palazzina e l’ipotesi è che si possa essere trattato di un litigio per un piccolo debito di soldi. La casa era completamente in confusione, con molti oggetti e mobili spostati. Gli investigatori si sono orientati sin da subito sull’ipotesi dell’omicidio, soprattutto perché all’interno dell’abitazione sono stati trovati cassetti aperti e alla rinfusa, e oggetti sparsi in terra. La 53enne deve al momento rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa della vittima la quale era quasi cieca e faceva fatica a muoversi.

Antonietta Rocca potrebbe essere stata uccisa in seguito a una colluttazione. Un particolare ha colpito: una stanza di solito chiusa a chiave era aperta. La Polizia Scientifica ha raccolto tutte le tracce possibili, mentre gli investigatori della Mobile, guidati dal dirigente Giuseppe Lodeserto, hanno ascoltato una serie di testimoni – tra cui la sorella della vittima che vive a pochi metri – per ricostruire le ultime ore di vita della 63enne e come potrebbe essersi sviluppato il delitto.

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