Sarà interrogata domani, 22 settembre, la 53enne di Latina, Sabrina Dal Col, accusata dell’omicidio volontario della 63enne Antonietta Rocco.
Rinchiusa nel carcere di Rebibbia, la 53enne Sabrina Dal Col, difesa dall’avvocato Maurizio Maricca, verrà interrogata domani, 22 settembre, dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, dopo che la donna è stata sottoposta a fermo di indiziato di delitto dalla Polizia di Stato, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica, Martina Taglione. L’interrogatorio è fissato alle ore 9,30 quando la 53enne sarà stata tradotta nel carcere di Latina.
È un omicidio efferato quello ha tolto la vita alla 63enne Antonietta Rocco. Gli inquirenti sono convinti: è stata l’ex badante Sabrina Dal Col ad ucciderla provocandole un profondo taglio alla gola tramite l’utilizzo di un’arma che appare essere un machete. Con il passare delle ore, però, si fa sempre più forte la convinzione che le coltellate col machete o altro corpo contundente, non trovato dagli investigatori, siano state più di una.
Come noto, la Polizia di Stato, a seguito di immediate e serrate indagini avviate dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Antonietta Rocco, all’interno della sua abitazione nel quartiere popolare di Campo Boario, in Via Muzio Scevola, ha eseguito il fermo di indiziato di delitto nei confronti di Sabrina Dal Col, 53 anni, di Latina, ritenuta gravemente indiziata dell’omicidio. Si tratta dell’ex badante interrogata già dal giorno stesso del ritrovamento del corpo insanguinato e senza vita della 63enne.

Un delitto il cui movente potrebbe essere inquadrato in motivi di soldi, peraltro non di grande entità. La 53enne, che abita nel quartiere, vicino alla sorella della vittima, in tempi recenti aveva lavorato nella casa della vittima come badante, dopodiché era stata sostituita dall’attuale badante, ossia la giovane che ha ritrovato la sessantenne in una pozza di sangue. Da ciò che emerge, nei mesi in cui Dal Col ha prestato servizio sarebbero nate incomprensioni e modi di vedere diversi sull’assistenza tra la ex badante, la vittima e i parenti stretti della vittima, ossia la sorella e il marito di quest’ultima. Secondo i pochi elementi raccolti, la famiglia di Antonietta Rocco non sarebbe mai stata soddisfatta del modo in cui la Dal Col teneva la 63enne, portandola spesso a casa sua e facendosi sostituire dal marito. Malintesi ed equivoci che non sono sufficienti, però, a comprendere la ragione di un omicidio tanto violento.
Ad ogni modo, nella disponibilità della 53enne sono stati trovati alcuni oggetti della vittima probabilmente trafugati da casa sua. Gli investigatori si sono convinti che la responsabile dell’omicidio efferato della 63enne sarebbe Sabrina Dal Col poiché, dopo il delitto, il marito della ex badante si è recato in Questura mostrandosi preoccupato perché Antonietta Rocca era stata uccisa. Una certezza dell’omicidio che in quel momento, nella mattina di venerdì, ancora non c’era.
Sono seguiti accertamenti e interrogatori, oltreché a intercettazioni ambientali, fino a che i poliziotti non hanno chiuso il cerchio su Sabrina Dal Col. Le modalità dell’omicidio, peraltro, rivelano un probabile rancore nei confronti della vittima che la 53enne aveva assistito per qualche mese fino ad agosto scorso, prima di essere sostituita dall’attuale badante che ha avuto in sorte il tragico destino di ritrovare la 63enne sgozzata e morta nel suo letto.
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Come spiegato in una conferenza stampa dalla Procuratrice Aggiunta Luigia Spinelli, dal questore vicario Giorgio Seminara e dal capo della Squadra Mobile di Latina, Giuseppe Lodeserto, che sta conducendo le indagini, l’omicidio sarebbe avvenuta nella tarda serata di giovedì 18 settembre, mentre il corpo è stato trovato alla badante intorno alle ore 9 del giorno successivo.
Le attività investigative, condotte senza sosta nel corso della notte, si sono sviluppate attraverso l’ascolto di numerosi testimoni, l’analisi della scena del crimine e ulteriori accertamenti tecnici, che hanno consentito agli investigatori della Squadra Mobile di raccogliere gravi indizi di colpevolezza. Sulla base degli elementi emersi, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il provvedimento di fermo, eseguito nella mattinata odierna.
Il delitto si è consumato in Via Muzio Scevola, la strada dove viveva il boss Armando Di Silvio detto “Lallà”. Il sostituto procuratore di turno, Martina Taglione, ha disposto l’esame autoptico per capire la natura della morte della donna che, non sposata e senza figli, viveva da sola in casa e in condizioni umili. L’autopsia è stata affidata al medico legale Cristina Setacci.
L’allarme è stato dato dalla badante della vittima che, la mattina di venerdì, trovandosi di fronte al corpo della donna completamente insanguinato, ha contattato le forze dell’ordine. L’appartamento in Via Muzio Scevola si trova al piano terra di una palazzina e l’ipotesi è che si possa essere trattato di un litigio per un piccolo debito di soldi. La casa era completamente in confusione, con molti oggetti e mobili spostati. Gli investigatori si sono orientati sin da subito sull’ipotesi dell’omicidio, soprattutto perché all’interno dell’abitazione sono stati trovati cassetti aperti e alla rinfusa, e oggetti sparsi in terra. La 53enne deve al momento rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa della vittima la quale era quasi cieca e faceva fatica a muoversi.
Antonietta Rocca potrebbe essere stata uccisa in seguito a una colluttazione. Un particolare ha colpito: una stanza di solito chiusa a chiave era aperta. La Polizia Scientifica ha raccolto tutte le tracce possibili, mentre gli investigatori della Mobile, guidati dal dirigente Giuseppe Lodeserto, hanno ascoltato una serie di testimoni – tra cui la sorella della vittima che vive a pochi metri – per ricostruire le ultime ore di vita della 63enne e come potrebbe essersi sviluppato il delitto.