BAMBINI DISABILI SENZA ASSISTENZA NELLE SCUOLE DI LATINA: “ANGELI DIMENTICATI SENZA DIRITTI”

La lettera aperta di un genitore con figlia con disabilità che descrive le difficoltà che si vivono nel capoluogo di provincia

“Sono la mamma di una ragazza con disabilità. Una di quelle disabilità “serie”, che non le permettono di essere autonoma né di esprimersi in modo convenzionale. Una di quelle situazioni che, in una società civile e “normale”, dovrebbero attivare un minimo sindacale di servizi pubblici, diritti, inclusione. Ma evidentemente, quest’anno, a Latina, il concetto di “normale ” ha preso ferie lunghe.

Senza alcun intento polemico sterile (da mamma di una ragazza speciale, sono abituata al “fare” anche con le tante difficoltà del caso…) devo denunciare (come purtroppo già fatto, inutilmente, da altri) un dato di fatto oggettivo che riguarda mia figlia ma, immagino certamente, tante altre persone speciali e tante famiglie come la nostra.

Come ogni anno, difatti, tanti alunni ed alunne aspettano l’arrivo a scuola degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, che sono figure essenziali per completare il team che nel famoso “patto di collaborazione” con le famiglie permettono ai nostri figli di andare a scuola, di comunicare, di partecipare alla vita. Sapete, quelle cose base che fanno parte della Costituzione. Ma niente: quest’anno – e non è il primo – sono scomparsi. Evaporati.

Né per l’inizio dell’anno scolastico, né tantomeno per l’estate (che si è trascinata con un’enorme domanda inevasa: e i “centri estivi” inclusivi) : eh già…purtroppo la disabilità non va “in vacanza” – magari con pacchetto all inclusive, lettino e Mojito. E così succede, per il terzo anno consecutivo, che i bambini con disabilità sono rimasti qui, senza un servizio decente, senza supporto, e senza nemmeno un “scusate il disagio”.

E le famiglie? Beh, noi naturalmente abbiamo fatto quello che “facciamo” sempre: abbiamo tappato i buchi, coperto le mancanze, fatto da supplenti delle istituzioni locali competenti, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Nel frattempo, le nostre istituzioni cittadine — invece di organizzare per tempo azioni ed attività a favore dei diritti dei bambini con bisogni “complessi” — hanno investito energie, tempo (ed anche denaro) in altri progetti, probabilmente più visibili, più spendibili, più “instagrammabili”.

Scelta pienamente legittima, perché si sa, una CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa) non fa notizia quanto una rotonda nuova, una nuova pavimentazione, dei nuovi arredi: ma guai “a toccare il welfare”, eh… almeno nei discorsi.

Però, ripensandoci, una certezza c’è sempre: questi “vuoti” — oggi così ignorati — torneranno comodi tra qualche anno, quando i nostri figli (e le loro famiglie) si trasformeranno d’incanto in “elettori”: a quel punto, diventeranno visibili, attenzionati e, soprattutto, destinatari di tanti volantini elettorali (che intaseranno le incolpevoli cassette postali), tanti sorrisi, impegni e rassicurazioni.

Bene, forse – almeno in questa prossima occasione – è utile non avere la “memoria corta”: non lasciamoci illudere da promesse che, come puntualmente accaduto negli ultimi 3 anni, saranno solo slogan di propaganda e forse sarà il caso si esercitare in modo coerente il nostro diritto al voto.

Nel frattempo, continuiamo a fare ciò che fate finta di non vedere, impegnati come siete nel mettervi in posa, a favore di fotografi o telecamera, per l’ennesimo taglio di nastro o per l’importante convegno “internazionale” che dà lustro alla nostra città: noi (figli, famiglie ed amici, scuola per quanto possibile …) lavoriamo ogni giorno per dare voce a chi voce ancora non ha e dignità a chi, almeno sulla carta, dovrebbe essere aiutato da voi a stare con gli altri quanto meno sul nastro di partenza. E continueremo a farlo. Con o senza il vostro aiuto.

Latina, come l’avete chiamata, è veramente una “città del novecento”: si, una città in cui i diritti dei più deboli sono rimasti all’inizio del secolo scorso”.

La lettera firmata da una “mamma di un Angelo, per tutti gli angeli dimenticati di questa città”.

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