Nella mattinata di ieri, 18 settembre, è stata data esecuzione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel Comune di Latina per la durata di tre anni, disposta dal Tribunale di Latina – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti del soggetto pluripregiudicato, noto negli ambienti criminali della città, Antoniogiorgio Ciarelli, appartenente all’omonimo clan e fratello del deceduto Carmine Ciarelli, detto “Porchettone”.
La proposta di applicazione della misura era stata originariamente avanzata dalla Polizia di Stato di Latina nel 2013, a seguito di articolate indagini e approfondimenti investigativi che avevano evidenziato una chiara pericolosità sociale del soggetto, coinvolto in gravi fatti di criminalità organizzata. La misura, all’epoca regolarmente emessa e notificata, non era tuttavia mai stata eseguita a causa del costante stato di detenzione dell’interessato, protrattosi dal 2012 al 2024.
Con la scarcerazione dell’uomo, e a seguito di un’ulteriore valutazione della Procura di Latina, supportata da elementi investigativi aggiornati forniti dai Carabinieri del Comando Provinciale di Latina, in particolare dal Nucleo Investigativo, guidato dal tenente colonnello Antonio De Lise, e dagli accertamenti più recenti che hanno sottolineato il coinvolgimento del soggetto in episodi intimidatori posti in essere in concorso con altri soggetti già noti, a vario titolo, alle forze di polizia, è stata evidenziata una persistente propensione a delinquere e il mantenimento di relazioni criminali significative.

Il primo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, ha ritenuto quindi che la pericolosità sociale del soggetto risultasse tuttora attuale e persistente, disponendo quindi l’immediata esecuzione della misura già prevista.
L’uomo, destinatario in passato di una condanna definitiva per reati gravi, tra cui la partecipazione ad un’associazione a delinquere attiva nel territorio pontino (processo Caronte), dovrà ora rispettare le prescrizioni imposte dalla misura di prevenzione, tra cui l’obbligo di soggiorno nel Comune di Latina, il divieto di uscire dal proprio domicilio nelle ore notturne e ulteriori limitazioni imposte per garantire la sicurezza pubblica.
L’attività si inserisce nel quadro delle continue azioni di monitoraggio e contrasto alla criminalità condotte dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri, in sinergia con l’Autorità Giudiziaria, finalizzate al contenimento delle presenze criminali radicate nel territorio e alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Come emerso lo scorso giugno, fu Antoniogiorgio Ciarelli, membro e famigliare dell’omonimo clan latinense di origine rom – protagonista di un quarantennio criminale nel capoluogo – a minacciare l’attuale Procuratore Aggiunto di Latina, Luigia Spinelli, all’epoca dei fatti magistrato in servizio alla Direzione Distrettuale Antimafia e firmataria di tutte le maggiori inchieste antimafia che hanno coinvolto la città pontina e oltre. Le minacce in forma indiretta furono pronunciate a ottobre 2024 quando la dottoressa Spinelli era impegnata, peraltro, nel maxi processo Reset a carico del clan Travali e nel quale era imputato anche Luigi Ciarelli, fratello di Antoniogiorgio. L’episodio delle minacce, rilevato dai Carabinieri di Latina, ha causato la decisione di porre sotto scorta il magistrato antimafia, oggi alla guida della Procura di Latina.
La circostanza emerse nell’udienza celebrata lo scorso 25 giugno, dinanzi al primo collegio del Tribunale di Latina, in cui erano contrapposti il pubblico ministero Valentina Giammaria che chiedeva l’applicazione della sorveglianza speciale per Antoniogiorgio Ciarelli e il suo avvocato difensore Alessandro Farau, il quale aveva richiesto la non applicabilità della misura di prevenzione, in ragione delle assoluzioni incassate dal suo assistito nei processi per l’omicidio di Massimiliano Moro e in quello derivante dall’inchiesta antimafia denominata “Purosangue”.
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Per capire la vicenda occorre fare un passo indietro. Antoniogiorgio Ciarelli (45 anni), fratello dei più noti Carmine detto Porchettone, Ferdinando detto Furt e Lugi Ciarelli, esce dal carcere nel 2024, dopo aver scontato la condanna a 14 anni di reclusione per associazione a delinquere, tentato omicidio, porto abusivo di arma da fuoco, estorsione. Una condanna rimediata nel processo Caronte, il procedimento che aveva posto all’attenzione la nota guerra criminale pontina tra i clan rom e la malavita non rom di Latina e che, sopratutto, costituisce l’origine delle più importanti inchieste sulla criminalità latinense, le quali sarebbero arrivate dopo, anche con la stagione dei collaboratori di giustizia.
Dopo aver scontato la pena, la Procura di Latina chiede che sia applicata la sorveglianza speciale ad Antoniogiorgio Ciarelli, una misura pendente da prima che entrasse nel carcere. A ricorrere contro l’applicazione della sorveglianza speciale è la difesa del 45enne, rappresentata dall’avvocato Farau, che richiama le assoluzioni nei processi Moro e Purosangue e ritiene che non vi sia disparità tra quanto posseduto da Ciarelli e i suoi redditi
Succede, però, che il Tribunale di Latina chiede un supplemento di approfondimento per capire la pericolosità sociale di Antoniogiorgio Ciarelli ed è in questo momento (nei giorni scorsi) che esce fuori un avviso di conclusione indagine della Procura di Perugia a carico dell’uomo per il reato di minacce aggravate dal metodo mafioso contro il magistrato Luigia Spinelli e il gestore di un locale in zona pub a Latina.
L’indagine perugina è stata avviata perché, ad ottobre 2024, Antoniogiorgio Ciarelli, insieme ad altri due membri del clan – i cugini Ferdinando e Francesco, rispettivamente di 50 e 46 anni -, si reca nel locale dell’uomo. I due si conoscono già e Ciarelli gli chiede se è lui ad essere il compagno del magistrato, al che il gestore del pub gli risponde di essere il fratello del compagno della dottoressa Spinelli.
È da questo momento che Ciarelli dice a chiare lettere che, a causa del magistrato antimafia, ha dovuto subire diversi processi, rischiando anni di condanne. Parole pronunciate a ottobre 2024 quando l’uomo è in attesa, insieme ad altri famigliari, della sentenza derivante dall’inchiesta “Purosangue”, che peraltro fu di assoluzione.
Dopodiché, andando via dal locale in zona pub, Ciarelli si rivolge ai suoi famigliari e dice: “Tanto il locale è questo“. È il gestore del locale che sporge denuncia ai Carabinieri i quali ritengono di avviare una indagine i cui atti sono trasmessi per competenza alla Procura di Perugia che si occupa di ogni circostanza che riguardi i magistrati di Latina.
Le frasi di Ciarelli sono considerate una minaccia perché riferibili a processi istruiti dal magistrato verso la quale nutre una forte rancore. Ecco perché, a ottobre 2024, scatta la scorta per la dottoressa Spinelli e il procedimento per minacce nei confronti di Antoniogiorgio Ciarelli. Il fascicolo entra direttamente nel procedimento collaterale che vede per il 45enne la possibilità che gli sia applicata la sorveglianza speciale, misura che, come detto, è pendente.
Ora, è arrivata la decisione del Tribunale di Latina che ha applicato la misura in capo a Ciarelli, prendente dall’anno 2013, prima di entrare nel carcere per scontare la condanna rimediata nel processo Caronte.