“Noi cittadini della linea Nettuno-Roma non siamo più disposti a tollerare oltre le disposizioni unilaterali di TI-RFI sul “servizio” ferroviario regionale”. Interviene il Comitato Pendolari FR 8° Carrozza
“Dopo che anticipiamo di un anno i costi del disservizio ferroviario, dopo che siamo stati privati degli ultimi due treni serali per tornare a casa, dopo che in mille modi abbiamo richiesto di trovare un mezzo sostitutivo a Campoleone in corrispondenza del Rm-Formia delle 22.06, dopo che per tutta l’estate siamo stati martoriati da disservizi, cancellazioni, limitazioni, rotture di carico, per lavori in corso a Termini, con interruzione del servizio pubblico in orario lavorativo, invece di effettuare i lavori in notturna.
E ancora, dopo che sono anni che chiediamo di ripristinare la fermata di Pomezia sulla nostra linea ed evitarci rotture di carico a Campoleone, dopo che ripetutamente abbiamo segnalato l’inadeguatezza degli accessi al sottopasso di Campoleone nelle rotture di carico con cambio banchina di treni con migliaia di passeggeri (senza contare l’illegale barriera architettonica per disabili), dopo che siamo stati privati di 10 corse giornaliere per dirottare i nostri treni sulla FL6 a rinforzo del servizio per Ciampino per i giovani pellegrini del giubileo (l’icona di spoglio un altare per vestirne un altro o le nozze coi fichi secchi), dopo che ci ritroviamo ancora treni a 6 carrozze quando per contratto siamo riusciti ad ottenere, se non ulteriori corse, almeno 8 carrozze sui treni della nostra linea, dopo che all’indomani del termine dei lavori estivi a Termini-Casilina, ci siamo ritrovati senza treni per raggiungere il lavoro per “problemi tecnici” a Casilina, dopo che altri treni della nostra linea sono stati eliminati/dirottati/sostituiti per lavori alla “pensilina di Termini””.
“Ci ritroviamo ancora sulle banchine senza avere indicazioni/annunci/comunicazioni/assistenza su come muoverci in presenza di improvvisi disservizi e cancellazione treni, nonostante le ripetute richieste e segnalazioni, dopo che abbiamo assistito ad un progressivo smantellamento del servizio al pubblico per profitti privati, dopo innumerevoli tavoli di concertazione regione-pendolari-rfi-trenitalia, inascoltati e beffati, ci ritroviamo al paradosso che per tornare a casa da Roma alle 22, il tragitto di 25 minuti fino ad Aprilia è trasformato in una odissea di oltre 120 minuti”.
“È arrivato il momento di dire basta a tutto questo. La Regione imponga il rispetto di un contratto (peraltro dettato da Trenitalia) e faccia rispettare l’affidabilità, la continuità e la regolarità del servizio universale”.