Tripodi (Forza Italia): “No al latte congelato nella Mozzarella di Bufala Dop. Rischio devastante per gli allevatori e per l’eccellenza italiana”
“Inserire la possibilità di utilizzare latte congelato, latte concentrato o pasta congelata nella produzione della Mozzarella di Bufala Campana DOP significa compromettere una delle eccellenze più riconosciute e apprezzate del Made in Italy – dichiara Orlando Angelo Tripodi, Presidente della Commissione Lavoro del Consiglio Regionale del Lazio ed esponente di Forza Italia –. Se l’emendamento ipotizzato al disegno di legge sulla filiera italiana dovesse passare, il rischio concreto è quello di condannare alla chiusura centinaia di allevamenti dell’area DOP, con gravi conseguenze economiche, sociali e occupazionali”.
Bene i controlli e la sicurezza alimentare – prosegue Tripodi – ma non si può, parallelamente, aprire la strada all’utilizzo di materie prime congelate, mi batterò con i colleghi del Senato perché questo tradirebbe i principi di qualità e autenticità che hanno reso la Mozzarella di Bufala Campana DOP un prodotto unico al mondo. Gli articoli 11 e 12 del disegno di legge A.S. 1519 introducono strumenti importanti per la tracciabilità, i registri dematerializzati e le sanzioni, rafforzando la tutela dei consumatori e la trasparenza del mercato. Tuttavia, tali misure devono servire a difendere la qualità e non a legittimare l’uso di latte congelato o concentrato, che snaturerebbe l’essenza stessa del disciplinare DOP.
Un ulteriore rischio riguarda la concorrenza estera: “Con il via libera al latte congelato – avverte Tripodi – si spalancherebbero le porte ai sottoprodotti di importazione, in particolare dall’India, dove i costi sono infinitamente più bassi. Una simile scelta genererebbe una lotta impari sul mercato, penalizzando chi produce nel rispetto della tipicità e della qualità certificata. Sarebbe un colpo mortale per il nostro comparto bufalino, che non può e non deve essere messo sullo stesso piano delle produzioni industriali d’oltremare”.
Il Presidente della Commissione Lavoro evidenzia anche le possibili ripercussioni occupazionali: “Un simile cambio di regole non farebbe altro che penalizzare i produttori che hanno investito in qualità e tracciabilità, generando un effetto domino devastante sul tessuto economico e sociale dell’intera filiera. Non possiamo permetterci che una scorciatoia burocratica metta in ginocchio migliaia di lavoratori, trasformando un simbolo del nostro Paese in un prodotto omologato e svilito”.