MUSEO ARCHEOLOGICO DI PRIVERNO: 100MILA PER VALORIZZARE I CAPOLAVORI

Arrivano fondi per valorizzare tre opere del Museo Archeologico di Priverno, la soddisfazione del sindaco Anna Maria Bilancia

“Svelare l’invisibile: per un dialogo con i capolavori del Museo” è il titolo del Progetto del nostro Museo archeologico, finanziato nell’ambito del bando del Ministero della Cultura destinato al funzionamento dei Piccoli Musei – spiega il sindaco di Priverno Anna Maria Bilancia – È per noi una grande soddisfazione vedere tra i 28 Progetti finanziati in tutta Italia, al 17° posto, anche il nostro, unico, insieme al progetto del Museo Archeologico di Fondi, nella Regione Lazio e con l’intera quota finanziabile, richiesta, di 100 mila euro”.

“Il Progetto elaborato dalla Direttrice dei nostri Musei archeologici, la Professoressa Margherita Cancellieri, prevede di valorizzare e rendere più accattivante e fruibile, il nostro Museo, grazie all’applicazione di nuove tecnologie che valorizzeranno alcune opere tra quelle che costituiscono la preziosissima collezione, di oltre 1000 oggetti provenienti dagli scavi condotti in questo ultimo trentennio nel sito della città romana di Privernum, esposta all’interno di un percorso museale che si snoda nelle 12 sale del Palazzo Valeriani Guarini Antonelli, un’elegante e raffinata Dimora Storica del ‘500, ristrutturata e riplasmata agli inizi del ‘900, ubicata nella Piazza principale della città”.

In particolare, sono tre i capolavori custoditi nel Museo, destinatari del Progetto:
• I Fasti Privernates. Si tratta di frammenti marmorei che costituivano un grande monumento epigrafico, di ca m. 4×1,50, pertinente a un documento, i Fasti, che comprendeva il calendario e una lista di magistrati. La loro importanza sta nel fatto di conservare, fra i giorni del calendario, il ricordo di festività e di luoghi di culto esistenti a Roma di cui forniscono dati topografici e storici non altrimenti noti. Ancora più rilevante è il testo che compare nelle liste consolari che si riferisce al 44 a.C., uno degli anni più emblematici della storia di Roma che vide l’uccisione di Cesare. Il testo di Privernum riporta tutta la complessa impalcatura politica costruita dal Dittatore prima della sua morte che apre una pagina di Storia di enorme importanza e che non era documentata da nessun’altra fonte, sia letteraria che epigrafica. Per questo motivo i Fasti di Privernum hanno suscitato sin dalla loro scoperta (anno 2000) l’interesse della comunità scientifica in un crescendo di studi che sino ad oggi è stato incessante:

• La statua dell’Imperatore Claudio. Proviene dal teatro di Privernum e faceva parte di un gruppo imperiale di cui al Museo si conservano anche le sculture di Livia, Agrippina, Nerone e altri. L’imperatore era rappresentato togato, velato e con una corona civica in metallo prezioso (argento e oro) secondo un’iconografia insolita e decisamente rara. È un’opera di elevatissimo pregio artistico, in marmo lunense (corpo) e pario (testa), definita da una lavorazione molto raffinata e che doveva rivestire un significato socio-politico decisamente particolare e forse peculiare per la città di Privernum. Oggi la comprensione della scultura è fortemente inficiata dallo stato di conservazione della testa, priva del velo, caratterizzata da un taglio netto sulla fronte e da dettagli tecnici poco comprensibili certamente connessi alla corona che, logicamente, non è conservata;

• La soglia musiva a paseaggio nilotico. È un mosaico ellenistico (60-50 a.C.) che ornava la soglia (lunga 5 metri e alta ca. 50 cm) che immetteva nel tablino, la stanza più rappresentativa di una lussuosa casa di un ricco cittadino di Privernum. Rappresenta un paesaggio dal sapore esotico, ambientato in Egitto, lungo il fiume Nilo. È un’opera di elevatissimo pregio artistico realizzata sul posto da un artista che con un sapiente gioco ad incastro di minuscole tesserine dai colori ora tenui e ora vivaci, ha rappresentato con grande abilità tutta la brulicante e multiforme vita lungo il grande fiume. E’ questo il CAPOLAVORO più emblematico di Privernum; è stato in mostra a Bonn, a Roma e a Madrid e la sua fama a livello internazionale lo rende più significativo; certamente rappresenta il fascino che l’Egitto esercitava sui Romani, una vera e propria Egitto-mania che caratterizzò le elite del tempo. Il mosaico suscita in ogni visitatore grande interesse e meraviglia malgrado la sua percezione sia fortemente limitata dalla perdita della sua originale e preziosa policromia: si è perso infatti il colore rosso, ottenuto da un raro minerale vetroso fabbricato anticamente ad Alessandria d’Egitto, sono svanite le tessere azzurre e verde-azzurro in faiance e non è apprezzabile la delicata stilatura in blu egizio della malta che connette le tessere e che rendeva queste opere musive, come dice Plinio il Vecchio, “dei quadri in pietra”.

“Grazie al finanziamento del Ministero – aggiunge Bilancia -, questi Capolavori, grazie all’ausilio di strumentazioni e tecnologie innovative, quali pannelli interattivi, simulatori digitali, laboratori virtuali, esperienze immersive multi mapping e molto altro, potranno riacquistare le policromie perdute, colmare lacune e recuperare i frammenti mancanti, per diventare parte di un percorso più facilmente accessibile a tutti, che sappia, così, svelare le storie nascoste dietro e dentro le opere, i dettagli tecnici e simbolici, il loro contesto storico, oggi non immediatamente visibili”.

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