11 ANNI DI CALVARIO PER I CALCOLI: ASL CONDANNATA A RISARCIRE UNA PAZIENTE

Ospedale Santa Maria Goretti di Latina
Ospedale Santa Maria Goretti di Latina

11 anni di calvario è quello patito da una giovane donna di Latina che nel 2014 si era sottoposta ad un intervento programmato per eliminare in via endoscopica i calcoli nell’uretere.

L’intervento al Santa Maria Goretti di Latina si trasforma in un incubo per la giovane di 35 anni e le sue condizioni di salute peggiorano con l’infiltrazione dei residui dei calcoli frantumati nella parete interna del canale dell’uretere.

La giovane viene dimessa dal Goretti di Latina con dolori atroci, versando nei giorni successivi in uno stato di prostrazione psico-fisica che la costringono a sottoporsi a successivi tre interventi chirurgici di riparazione culminati, dopo oltre due anni, con un reimpianto vescio-ureterale sinistro, presso una struttura specializzata di Grottaferrata.

Nel frattempo la sua vita è stravolta con un quotidiano segnato in gran parte da dolore fisico ed emotivo, con perdita del controllo della minzione e per un lungo periodo anche la funzionalità sessuale.

Dopo sei anni dall’inizio della causa civile di risarcimento del danni nei confronti dell’Asl di Latina il Tribunale di Latina ha accolto parzialmente le richieste dell’avvocato Renato Mattarelli a cui la giovane si è rivolta condannando l’Asl di Latina a pagare complessivamente circa 35mila euro.

La sentenza di ieri, 8 settembre, è stata pronunciata dal giudice del Tribunale di Latina, Gaetano Negro, in cui si spiega che “vi è un nesso di causalità materiale tra la inefficace rimozione del calcolo renale, l’infiammazione cronica della parete ureterale sinistra e l’intervento di sezione dell’uretere e reimpianto in vescica con plastica antireflusso a cielo aperto”.

Il Tribunale, nel condannare l’attività medico-chirurgica dell’ospedale di Latina, “ha censurato – spiega l’avvocato Mattarelli – l’indifferenza dell’Asl di Latina che non ha nemmeno partecipato all’incontro obbligatorio per legge al fine di tentare una soluzione bonaria del sinistro sanitario rendendo così necessario il lungo processo di 6 anni.

L’avvocato ha aggiunto “che questo “menefreghismo istituzionale” è fonte di ulteriore rabbia per chi è stato danneggiato in ospedale e mette “benzina sul fuoco” sulle vicende di malasanità. In particolare sono gli eredi di pazienti deceduti a seguito di errori medico-chirurgici che non accettano la disinvoltura con cui l’Asl di Latina si disinteressa del dolore di chi ha visto morire un proprio caro. Non si chiede – conclude l’avvocato Mattarelli – all’amministrazione sanitaria locale di sedersi al tavolo della mediazione-conciliazione per riconoscere le proprie responsabilità poiché è solo giusto che l’Asl di Latina di difenda e faccia valere le proprie ragioni di fatto e diritto. Quello che si chiede, inutilmente e da tempo, è semplicemente che un rappresentate si sieda davanti ai danneggiati per mostrare loro rispetto e conferire dignità al dolore. Sarà poi il Tribunale ad accertare eventuali responsabilità”.

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