MORTE DI FEDERICO SALVAGNI, IL PIRATA DELLA STRADA FU COINVOLTO NELLA MAXI OPERAZIONE “GALAXY”

Il pirata della strada arrestato per l’omicidio stradale di Federico Salvagni avvenuto nella notte di Ferragosto fu coinvolto in una maxi indagine

Arrestato per l’omicidio stradale e l’omissione di soccorso del 16enne di Latina, Federico Salvagni, il 49enne di Cassino, Gioacchino Sacco, detto Jonathan, ha sul groppone sicuramente un precedente importante. Sei anni fa, nel 2019, l’allora 43enne fu coinvolto nella maxi indagine della Guardia di Finanza di Isernia denominata “Galaxy”. Sacco finì ai domiciliari per poi ottenere, in seguito all’interrogatorio di garanzia, gli obblighi di firma.

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La Gdf di Isernia, coordinata dal procuratore capo Carlo Fucci, con la collaborazione di Agenzia delle Entrate, aveva posto al centro dell’inchiesta due grandi gruppi commerciali operanti nel Lazio e in Campania: il primo facente capo ad un imprenditore di origini tunisine operante a Sora; il secondo, invece, riconducibile alla FC Car Group di Salerno. Ad essere coinvolte anche una grande quantità di piccole aziende sparse in tutta Italia, dalla Lombardia alla Sicilia passando per il Centro Italia. Furono addirittura 167 le persone fisiche coinvolte, 159 concessionarie auto, 9 società estere.

Due le piste battute dagli investigatori e che rappresentavano le strade percorse dai presunti truffatori. C’era l’ambito fiscale tramite triangolazioni societarie e quello tecnico collegato alla nazionalizzazione dei veicoli mediante documentazione falsa, prodotta per aggirare i sistemi di controllo incrociato messi in piedi da Agenzia delle Entrate e Ministero dei Trasporti.

Le triangolazioni si basavano su operazioni commerciali tra aziende di Paesi membri dell’UE con l’utilizzo delle famigerate società cartiere (scritture contabili falsificate atte alla truffa). Al fine di portare a dama le azioni criminose, i soggetti si sarebbero rivolti anche a società filtro controllate da organismi off-shore basati a Cipro e nelle isole Cayman.

Tali società sarebbero state costituite da soggetti italiani che stabilivano delle teste di ponte in Germania e Repubblica Ceca, tutte riconducibili a italiani pluripregiudicati legati a clan di camorra che si muovevano nel settore della compravendita di veicoli in Italia.

In una casa rurale del Basso Lazio, gli investigatori avevano trovato una vera e propria stamperia che serviva per produrre fatture di importazione, bollette doganali, libretti di circolazione, certificati di conformità ecc.

L’operazione prendeva il nome di Galaxy per la ragione che, incluse nell’inchiesta, c’erano 64 Porsche fatte passare per Ford Galaxy, grazie all’affinità delle iniziali dei telai. Tra gli acquirenti della auto di lusso derivanti da questo sistema gigantesco della truffa risultavano sia imprenditori che personaggi pubblici, compresi noti calciatori. Tutti ignari del raggiro.

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