Falsi attestati professionali per i corsi sulla sicurezza: rigettato il ricorso del medico finito ai domiciliari lo scorso febbraio
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del medico 60enne Cristiano De Arcangelis contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma che aveva accolto la sua prima istanza, concedendo la misura meno afflittiva della misura del divieto di dimora ad Anzio e Nettuno, rispetto agli arresti domiciliari.
Con ordinanza del 13 gennaio 2025 (eseguita dai Nas a febbraio), infratti, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Velletri aveva applicato la misura degli arresti domiciliari nei confronti di Cristiano De Arcangelis, poiché gravemente indiziato di partecipazione ad associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di reati di falso in certificazioni amministrative, per fatti commessi ad Anzio, Nettuno e in altri luoghi dal dicembre 2020, con condotta in corso al maggio 2024.
Secondo la prospettazione accusatoria, condivisa dal G.I.P., Cristiano De Arcangelis avrebbe fatto parte di una associazione per delinquere gravitante intorno a due società di consulenza per la sicurezza nei luoghi di lavoro e per la formazione professionale (BIOTEST Consulting s.r.l. e SAFETY Consulting s.r.l.), facenti capo ai coniugi Testa e Checchi (quest’ultima, coniuge divorziata di De Arcangelis), le quali, dal
2020, offrivano sistematicamente, dietro corrispettivo, agli imprenditori che lo richiedessero – anche all’esito delle ispezioni della ASL, dei NAS, dell’Ispettorato del Lavoro – false certificazioni attestanti la partecipazione a corsi HACCP, lo svolgimento di corsi di formazione e delle visite mediche prescritte dalla normativa in materia di sicurezza del lavoro.
A tale consorteria il De Arcangelis partecipava quale medico del lavoro e legale rappresentante della società DEAMED Group s.r.l.s., fornendo, a richiesta dei predetti, le false certificazioni di visita e di idoneità medica dei lavoratori alle mansioni affidate (in realtà mai effettuate o effettuate in date diverse, sistematicamente antecedenti a quelle del controllo ispettivo o a quello di scadenza del precedente, in caso di rinnovo), le quali venivano poi accluse alle false attestazioni destinate alla clientela dalle due società.
Lo scorso febbraio, i Carabinieri del Nas di Roma, coadiuvati dall’Arma Territoriale e dagli omologhi Nuclei di Latina e Caserta, avevano dato esecuzione a quattro misure cautelari personali degli arresti domiciliari, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Velletri, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a carico del medico, specialista in medicina del lavoro, dei titolari e di una dipendente di due società di consulenza e formazione professionale di Anzio e Nettuno, nonché a trentasette decreti di perquisizione nei confronti di gestori di attività socio assistenziali, di ristorazione e di gastronomia.
I provvedimenti restrittivi della libertà personale scaturivano da una complessa ed articolata indagine condotta dal Nucleo Antisofisticazioni e Sanità della Capitale, che aveva consentito di disarticolare un sodalizio criminale finalizzato a falsificare attestati di partecipazione a corsi di formazione HACCP, ovvero sicurezza, prevenzione e igiene sui luoghi di lavoro, obbligatori per legge, a favore di numerose società, imprese ed aziende operanti nei settori lavorativi summenzionati operanti nelle province di Roma, Latina e Caserta.
Le gravi e pesanti evidenze probatorie raccolte dai militari del NAS avevano consentito all’Autorità Giudiziaria di emettere le odierne misure cautelari per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla falsità ideologica in certificati nonché alla falsità materiale commessa sia dal pubblico ufficiale che dal privato.
Secondo l’ipotesi d’accusa, a carico dei quattro destinatari delle misure restrittive sarebbero state acclarate numerose condotte illecite – previo pagamento del corrispettivo previsto per la tipologia di certificato– in favore degli utenti, che ad essi si affidavano per ottenere consapevolmente delle false certificazioni da mostrare agli organi accertatori sia dello stesso NAS che delle autorità sanitarie o preposte alla tutela del lavoro.
Attraverso il monitoraggio delle due società di consulenza, del medico e degli stessi clienti si era avuto modo di accertare che le dinamiche criminose erano tutte finalizzate a evitare, falsificandone l’effettuazione, le attività formative dei lavoratori in materia di sicurezza, di prevenzione e di igiene, che sono un obbligo del datore di lavoro e la cui inosservanza è penalmente sanzionata. In definitiva, i numerosi “clienti” del sodalizio si rivolgevano alle due società sia per evitare che i loro dipendenti fossero assenti dai luoghi di lavoro per la frequenza dei rispettivi corsi, sia per non incorrere nelle pesanti sanzioni a seguito di ispezioni presentando ex post certificazioni prodotte al momento ma retrodatate.
L’indagine, che aveva preso spunto da una serie di attività ispettive avviate alla fine del 2022 ed il cui procedimento penale è incardinato presso la Procura di Velletri, era consistita in servizi di osservazione e pedinamento nonché in plurime intercettazioni telefoniche ed ambientali, escussioni ed acquisizioni di documentazione e rappresenta la parziale conclusione di una meticolosa e capillare attività investigativa condotta dai militari del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità, che, con il supporto dell’Autorità Giudiziaria veliterna, aveva consentito di disarticolare il sodalizio associativo ed identificare numerosi beneficiari delle false attestazioni.
Ora, la Cassazione respinge il ricorso di De Arcangelis in quanto il “modus operandi – ha chiarito l’ordinanza impugnata, convalidando le valutazioni del G.I.P. – non costituiva un fatto episodico, dal momento che le ulteriori indagini, particolarmente focalizzate sull’attività captativa e sui riscontri acquisiti, sia documentali che dichiarativi, facevano emergere la ripetizione di analoghe condotte, sostanzialmente standardizzate, e consapevolmente introiettate dai sodali, nelle quali risultava coinvolto anche il De Arcangelis”.
È dal tenore inequivocabile delle conversazioni intercettate, spiega la Cassazione, “che il Tribunale ha tratto, del tutto congruamente e logicamente, il convincimento della piena intraneità del De Arcangelis al contestato sodalizio, osservando come egli sia “consapevole che il suo apporto si inserisse in una più ampia ed articolata struttura organizzativa preordinata a garantire in tempi rapidissimi non soltanto falsi giudizi di idoneità al lavoro, ma qualsiasi tipologia di falsi attestati e certificazioni afferenti alla sicurezza sul lavoro”. Ancora, i giudici distrettuali hanno osservato – per stigmatizzare l’importanza decisiva, nella
dinamica associativa, del ruolo del De Arcangelis – che egli “entrava in gioco proprio nelle situazioni di urgenza in cui i clienti della BIOTEST Consulting e della SAFETY Consulting avevano già subito ispezioni e disponevano di un brevissimo arco temporale per procurarsi la documentazione loro richiesta al momento della verifica”, egli rappresentando una sicurezza per Testa e Checchi, i quali sapevano di potere contare sempre su di lui, per ottenere in pochi minuti, con una semplice telefonata, i certificati di
cui necessitavano i loro clienti, “il che offriva un incredibile valore aggiunto ai servizi illeciti erogati dall’associazione”.