“Un Porto Salvo per la Palestina”, l’iniziativa del centro sociale “Casamatta” che celebra la Madonna di Porto Salvo, quest’anno dedicata alla Palestina
“Da qualche tempo, nei vicoli di Napoli è comparsa una nuova edicola votiva. È una Madonna sofferente, disperata, avvolta in un velo con i colori della bandiera palestinese. È dedicata alla “Madre addolorata di Palestina”. La scritta sotto l’immagine recita “Lasciate un fiore per i miei figli – I miei bambini sono uguali ai vostri”. La nicchia è diventata oggetto di visite da parte dei fedeli, che spesso passano a lasciarle un fiore o un lumino.
La Madre Addolorata di Palestina è un esempio della forza viva della religiosità popolare, che incurante di canonizzazioni e dogmi, è ancora capace di calare il sentimento religioso nella realtà concreta, nel vissuto, nei bisogni, nei desideri di una comunità. Non sappiamo se l’autore dell’opera sia credente oppure no, ma sappiamo per certo che la sua Madonna parla a tutti, perché incarna la capacità degli esseri umani di sentire le sofferenze degli altri, un sentire comune che unisce le fedi, le culture, le tradizioni, e un nucleo di valori che sono la forza unificante delle comunità, senza i quali le comunità e l’intera umanità non sarebbero potute giungere fino ai nostri giorni.
A Gaeta, il culto della Madonna di Porto Salvo ci racconta la stessa storia. Se ha attraversato i secoli, i boom economici e le globalizzazioni, è perché anch’essa ci racconta di un sentimento comune. Ci racconta della lotta per l’esistenza di una piccola comunità di pescatori, della paura di solcare il mare e della consapevolezza di doverlo fare ogni giorno, di nottate tempestose passate con un rosario in mano, aspettando il ritorno dei propri cari, di gioia, di tragedie e di disperazione. Ci racconta di pietà per quelli che non ce l’hanno fatta, di solidarietà verso chi è rimasto solo, della volontà di continuare a vivere. È la storia di una collettività che condivideva lo stesso destino, e che ogni giorno tesseva la sua rete di relazioni, di simpatie, di antipatie, con la consapevolezza di essere tutti aggrappati alla stessa vita. Per questo è la Madonna Nost’, perché ci ricorda di essere una comunità – una CIVITAS (LINK) – e di avere dei valori in cui ci riconosciamo.
Oggi il mondo è diventato enorme, le società sono sempre più liquide, eppure noi crediamo che è da questi valori che bisogna ripartire. Oggi, sulle rive dello stesso mare, assistiamo alla distruzione di un’altra società, al tentativo deliberato di cancellare un intero popolo dalla Storia. Un popolo martoriato, che da decenni vive ghettizzato sulla propria terra, e su cui ora si abbatte la scure dello sterminio.
Il ‘900 è stato il secolo dei genocidi. Pensavamo di aver prodotto gli anticorpi, di aver costruito degli organismi e una comunità internazionale che avrebbero evitato gli errori del passato, e invece assistiamo impotenti al fallimento della politica e della diplomazia, vediamo la vita di una popolazione scambiata come merce sul mercato globale.
Se la politica internazionale ha fallito, allora noi dobbiamo essere quegli anticorpi. Crediamo che in questo momento, le nostre comunità debbano riunirsi intorno alle fondamenta sulle quali esse stesse sono costruite. Che la nostra città, la nostra civiltà, la nostra Civitas, debba riaffermare con forza i propri valori fondativi, e ricordare che questi non sono negoziabili, che su di essi non siamo disposti a trattare, per nessuna moneta. Che il diritto alla vita, all’infanzia, alla libertà, alla felicità, alla propria terra non sono merce di scambio, e hanno lo stesso corso su qualsiasi sponda del Mediterraneo, come in qualsiasi altra parte del mondo.
Per questo motivo, il 10 agosto, il giorno della Madonna di Porto Salvo, noi saremo in strada e sul mare, con le bandiere della Palestina, per chiedere un porto salvo per i nostri fratelli palestinesi. Con rispetto, dignità e fierezza, per ricordare che se l’essenziale è invisibile agli occhi della diplomazia internazionale, dei trattati, degli equilibri geopolitici, al contrario il cuore grande, autentico, popolare della nostra gente non può ingannarsi, e sa ancora distinguere il bene dal male. Siamo già in tanti, ma speriamo di essere tantissimi. Portiamo le nostre bandiere sul molo, esponiamole sulle nostre barche. A chi ce lo chiede, spieghiamo che la bandiera palestinese è un simbolo di pace, il simbolo del diritto all’esistenza di un intero popolo. Facciamo in modo che dalla nostra comunità si levi la volontà ferma, decisa, determinata, di prendere il suo posto dalla parte giusta della Storia”.
DOVE PRENDERE LE BANDIERE. “Stiamo cercando di non comprare su Amazon, che sta supportando il genocidio con le sue infrastrutture tecnologiche. Cerchiamo di farlo solo se necessario.
Se non sapete dove prenderle, chiedete a noi! Abbiamo un po’ di bandiere acquistate per l’occasione, altre le abbiamo cucite grazie al prezioso aiuto di mani esperte. Se possibile chiediamo un contributo di 10 € (a noi costano di più). Per le aste, si trovano da tutti i ferramenta o elettricisti a pochi centesimi, o di nuovo chiedete a noi. Per le bandiere e per qualsiasi informazione: casamattadelpopolo@gmail.com
Una volta prenotate, potete passare a prenderle alla Casamatta, la Casa del Popolo del Golfo, in Via Indipendenza 206 (di fronte la scalinata degli Scalzi), venerdì 8 e sabato 9 agosto dalle 19 alle 21, o se necessario cercheremo di portarvele noi o di organizzarci in un altro modo”.