Latina, rinviati a giudizio per lo spaccio presso le case popolari “Arlecchino”, uno di loro aveva fatto ricorso contro la misura cautelare
SI è conclusa lo scorso 10 luglio, davanti al Gup del Tribunale di Latina, Laura Morselli, l’udienza preliminare che vedeva come indagati per spaccio di sostanze stupefacenti a Latina quattro soggetti, due dei quali arrestati negli scorsi mesi presso le cosiddette case “Arlecchino” di Latina, il complesso popolare dove negli ultimi tempi le forze dell’ordine hanno portato a compimento numerosi arresti per spaccio.
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A dover rispondere di spaccio di sostanze stupefacenti, i fratelli Fausto ed Ernesto Bevilacqua, rispettivamente di 49 e 59 anni, e i fratelli gemelli ventenni Mattia e Yuri Spinelli. Tutti e quattro sono stati rinviati a giudizio e il loro processo inizierà il prossimo 12 novembre dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Elena Nadile.
Dopo il loro arresto avvenuto nella notte del primo febbraio scorso ad opera dei Carabinieri di Latina, interrogati dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, i fratelli Bevilacqua si avvalsero della facoltà di non rispondere. Al termine dell’interrogatorio di convalida, il Gip aveva sciolto la riserva, confermando per entrambi il carcere e disponendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere dove tuttora sono ristretti.
L’arresto era stato eseguito dai Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Latina e del Nucleo Operativo Radiomobile di Latina, coadiuvati dai Carabinieri della Stazione di Latina, all’esito di un mirato servizio di polizia giudiziaria finalizzato a contrastare il traffico di sostanze stupefacenti. I due fratelli sono già noti alle forze di polizia.
Nello specifico, all’esito di mirata attività info-investigativa, i Carabinieri avevano sottoposto gli indagati a perquisizione personale e domiciliare, nella zona delle case popolari “Arlecchino”, tra via Bachelet e via Guido Rossa. Tale attività di polizia giudiziaria aveva permesso ai militari dell’Arma dei Carabinieri di rinvenire nella disponibilità degli indagati circa 4 grammi di sostanza stupefacente di vario tipo (cocaina e marijuana), materiale per il confezionamento della predetta sostanza e la somma di 1500 euro, ritenuto provento dell’attività di spaccio.
Nella stessa circostanza, furono coinvolti anche i fratelli gemelli Spinelli sorpresi a vendere la droga a un acquirente; dopodiché i Carabinieri risalirono anche ai fratelli Bevilacqua. I quattro imputati sono difesi dagli avvocati Massimo Frisetti, Marco Nardecchia e Gaetano Marino.
Contro l’arresto, Fausto Bevilacqua ha fatto ricorso al Riesame che ha confermato la misura, dopodiché si è rivolto alla Cassazione che, con una sentenza pubblicata negli scorsi giorni, ha confermato ulteriormente l’arresto, ritenendo l’istanza inammissibile. L’ordinanza impugnata aveva ritenuto che i fratelli Bevilacqua avessero il compito di custodire e confezionare lo stupefacente che successivamente gli Spinelli cedevano agli acquirenti.
La Cassazione ha confermato “che l’ordinanza impugnata ha dato compiutamente atto delle ragioni che l’hanno determinata. A fronte di un consolidato quadro di gravità indiziaria, il Tribunale ha desunto dalle specifiche modalità e circostanze del fatto, indicative della professionalità dell’indagato e del suo inserimento in un ambiente dedito alc narcotraffico, il concreto ed attuale pericolo di reiterazione di reati analoghi a quelli in contestazione. Ha osservato che le stesse circostanze del fatto dimostrano come
l’indagato fosse in contatto con fornitori ed avesse una rete di acquirenti. Ha ritenuto che la misura custodiale in carcere sia l’unica in grado di assicurare la necessaria cesura con l’ambiente nel quale è maturato il fatto addebitato, atteso che i rapporti con i fornitori e gli acquirenti sarebbero difficilmente rescindibili”.