Caso Pozzi, il padre del kickboxer ucciso cinque anni fa a Ponza sarebbe stato avvicinato da un supertestimone
Un altro tassello si aggiunge all’intricata storia del pugile di 28 anni romano, Gianmarco Pozzi, deceduto nell’estate di cinque anni fa sull’Isola di Ponza. Una supertestimone avrebbe avvicinato il padre del ragazzo, Paolo Pozzi, che dice: “Avrebbe visto tutto quello che è accaduto a Gianmarco”. A Ponza, come noto, Gianmarco Pozzi stava lavorando come buttafuori per i locali della movida.
A quanto si apprende dal legale Fabrizio Gallo e dalla famiglia Pozzi ci sarebbe una donna che quella mattina del 9 agosto del 2020 avrebbe visto tutto e la testimonianza è stata portata davanti ai magistrati.
“Ora, dopo tutto quello che è successo e non è successo da parte di chi doveva indagare, con questi nuovi elementi ci dovrebbe essere la svolta tanto attesa da parte di chi deve indagare e far venire fuori la luce per capire cosa sia successo quella mattina”, racconta Paolo Pozzi, mai rassegnatosi.
A novembre scorso, la Procura di Cassino ha chiesto l’archiviazione del caso Pozzi. Nell’ambito delle indagini sul decesso di Gianmarco Pozzi, avvenuto sull’isola di Ponza il 9 agosto 2020, il sostituto procuratore della Repubblica di Cassino, Flavio Ricci ha avanzato, lo scorso 6 novembre, al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cassino, una richiesta di archiviazione in ordine alle indagini.
Le stesse indagini hanno consentito di appurare l’esistenza sull’isola di un fiorente traffico di sostanze stupefacenti gestito tra gli altri, dagli indagati tra giugno e novembre 2023, ed anche di documentare che uno di loro,il 47enne ponzese Marco Brinchi, avrebbe attribuito falsamente la responsabilità del decesso di Gianmarco Pozzi a due militari dell’Arma in servizio sull’isola, tra cui il vice brigadiere della Stazione di Ponza, Leucio Martini. Diverse le piste seguite negli anni: da quella della droga fino al delitto di natura sentimentale.
Gia tre anni fa, a maggio 2022, alcune misure cautelari, che coinvolsero anche Brinchi, fecero emergere i canali della droga che da Roma (soprattutto) e Napoli arrivano sino al mercato remunerativo dell’isola di Ponza (d’estate meta di giovani e terra di movida). È, per di più, con un elemento inquietante: le indagini, anche in quell’occasione, sono iniziate dopo l’omicidio di Gianmarco Pozzi, vedendo persone coinvolte nello spaccio a Ponza collegate al defunto campione di kickboxing.
Gianmarco Pozzi fu trovato la mattina del 9 agosto 2020 nelle campagne di Santa Maria a Ponza. Il giovane era sull’isola perché lavorava al Frontone e al Blue Moon, due storici locali di Ponza. Aveva preso in affitto, insieme ad altri ragazzi, un appartamento ubicato in Via Staglio. Il giovane di 28 anni fu trovato con fratture delle costole e di una clavicola, e poi una profonda lesione alla testa e un edema polmonare. Elementi che fecero dire all’avvocato della famiglia Pozzi, Fabrizio Gallo, che Gimmy avesse subito una raffica di colpi, probabilmente inferti anche con un corpo contundente. Solo in seguito, secondo il legale, Pozzi fu gettato nell’intercapedine tra due abitazioni nei pressi di un vigneto dove fu rinvenuto il suo cadavere a torso nudo, piedi scalzi e con un paio di pantaloncini.