Accusato di maltrattamenti contro i famigliari e atti persecutori anche nei confronti dei vicini: si è concluso oggi il processo a carico di un 37enne di Sonnino
È terminato oggi, 9 luglio, il processo a carico di A.A. (le sue iniziali), il 37enne di Sonnino, difeso dall’avvocato Maria Rita D’Alessio, accusato di maltrattamenti in famiglia e atti persecutori. Il primo collegio del Tribunale composto dalla terna di giudici Soana-Bernabei-Brenda ha condannato l’uomo a 3 anni e 2 mesi di reclusione, pur concedendo la libertà vigilata Venafro, in attesa che il carcere di Velletri trasmetta la documentazione che attesti la fragilità mentale così da scontare le pena in un istituto.
La difesa aveva chiesto l’assoluzione o, in subordine, il minimo della pena. Il pubblico ministero Antonio Sgarrella aveva chiesto di condannare il 37enne alla pena di 2 anni e 6 mesi.
Nella scorsa primavera, tradotto dal carcere di Velletri tramite la Polizia Penitenziaria, i lamenti dell’imputato si erano uditi in maniera evidente all’interno della Corte d’Assise, mentre, nella camera di sicurezza chiusa da una porta che la divide dall’aula, era in attesa dell’udienza del suo processo che lo vede accusato di reati quali maltrattamenti in famiglia e atti persecutori.
L’imputato, come ha sempre sottolineato la difesa, ha evidenti fragilità di natura psichiatrica. Le accuse nei suoi confronti sono quelle di aver minacciato i genitori con frasi quali “vi ammazzo”, senza contare di aver lanciato nei loro confronti anche materassi e altri oggetti e, in un’occasione, tramite un spintone, di aver provocato la rottura dell’anca del padre. Per quanto riguarda quest’ultimo è emerso che , in realtà, non fosse disabile tanto che il Tribunale di Latina ha fatto cadere l’aggravante per i maltrattamenti in famiglia.
Secondo la Procura, l’uomo avrebbe perseguitato un vicino di casa il quale, però, ha rimesso la querela, vista la situazione dell’uomo.