Satnam Singh: sarà senza riprese e fotografi il processo che vede alla sbarra per omicidio volontario, Antonello Lovato, il 39enne di Latina accusato di aver ucciso il bracciante indiano
La difesa di Lovato ci ripensa e toglie il consenso alle riprese audio-video al noto programma televisivo “Un giorno in Pretura”, oltreché quello ai fotografi delle testate locali. È quanto si evince da un provvedimento della Corte d’Assise del Tribunale di Latina, firmato dal presidente Gian Luca Soana e dall’altro giudice Mario La Rosa, che stabilisce di non autorizzare le riprese fotografiche, fonografiche e audiovisive, ossia la trasmissione radiofonica e televisiva del processo che vede alla sbarra per omicidio doloso Antonello Lovato, l’uomo considerato il responsabile della morte del 31enne bracciante indiano Satnam Singh, diventato simbolo del malcostume del caporalato in terra pontina e oltre,
“Un giorno in Pretura”, quindi, non sarà autorizzato a fare le riprese nella prossimo udienza fissata la settimana prossima, 15 luglio, quando verranno ascoltati diversi testimoni.
Il provvedimento della Corte d’Assise si è reso necessario per via della decisione degli avvocati difensori di Antonello Lovato – Mario Antinucci, Stefano Perotti e Valerio Righi – di “non prestare più il proprio consenso – revocando quello già reso – alla riprese audio-video e fotografiche del processo sia da parte della trasmissione Rai “Un Giorno in Pretura” sia da parte di altre testate giornalistiche”.
Autorizzazione delle riprese concessa lo scorso 27 maggio revocata, è questo il risultato del provvedimento. Una svolta inaspettata che inibisce la ripresa di uno dei processi più importanti sul caporalato della storia repubblicana.
Il processo è entrato nel vivo dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina lo scorso 27 maggio. L’arresto di Lovato era stato disposto dal giudice per le indagini preliminari del Trobunale di Latina, Giuseppe Molfese, a luglio 2024.
Nella scorsa udienza, ad essere esaminati, furono cinque Carabinieri che hanno svolto le indagini a carico dell’imputato e Ilario Pepe, l’uomo che ospitava, insieme alla moglie, Satnam Singh e la compagna Soni nella casa ubicata a Castelverde, la piccola località a Cisterna di Latina, al confine col capoluogo di provincia.
Come noto, “Navi”, come era chiamato Satnam da amici e conoscenti, era venuto in Italia nel 2016. Dopo aver ottenuto il primo permesso di soggiorno, era diventato, a scadenza del lasciapassare, un vero e proprio invisibile come tanti extracomunitari sfruttati nei campi dell’agro pontino e oltre. Feritosi lo scorso 17 giugno, con la macchina avvolgi-plastica per i meloni nell’azienda della ditta individuale di Antonello Lovato a Borgo Santa Maria, il 31enne lavoratore in nero è stato caricato su un furgone dal medesimo Lovato, suo datore di lavoro, e trasportato con la moglie via dall’azienda.
Dopo sette chilometri, senza essere portato in ospedale, “Navi” è stato abbandonato con la moglie in Via Genova, a Castelverde (già comune di Cisterna) davanti alla casa dove era ospitato da una coppia di italiani. Copiosa la perdita di sangue dal braccio mutilato e dalle gambe in condizioni gravissime, Navi è morto due giorni dopo in un letto dell’ospedale San Camillo di Roma dove era stato elitrasportato.
Lovato è imputato per i reati omicidio doloso e per diverse violazioni del decreto legislativo 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Nella scorsa udienza di aprile, la Corte d’Assise aveva ammesso la costituzione di parte civile di dodici dei richiedenti. Si tratta, innanzitutto, dei quattro famigliari di Satnam Singh e della compagna convivente more uxorio, Soni Soni. Accolte anche le parti civile di Inail, Comuni di Cisterna (presente in aula, come nella scorsa udienza, il sindaco Valentino Mantini) e Latina, Regione Lazio, Flai Cgil, Cgil Latina Frosinone e Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro). Escluse, invece, le associazioni di Libera, “Antonino Caponnetto”, Ona e Lavoratori Stranieri. Esclusa anche la richiesta della difesa di Lovato di chiamare come responsabile civile l’assicurazione Axa, ossia la compagnia che aveva assicurato il trattore che trainava l’avvolgi-plastica. In aula, il processo si è aperto lo scorso 1 aprile e sin da subito è stata battaglia tra la difesa di Lovato, rappresentata dagli avvocati Mario Antinucci e Stefano Perotti, e la Corte d’Assise.
Sono otto le persone offese tra cui la madre di Satnam, Jasveer Kaur, il padre, i fratelli di Satnam Singh, il padre, Gurmukh Singh, tutti difesi dall’avvocato del foro di Santa Maria Capua Vetere, Giuseppe Versaci. Le altre persone offese sono i sindacalisti Giovanni Mininni della Flai Cgil e Giuseppe Massafra della Cgil di Latina. I sindacalisti sono difesi dagli avvocati Simone Sabbattini, Antonio Valori e Andrea Ronchi. Indicata, naturalmente, come persona offesa, anche la moglie del bracciante, Soni Soni, la 27enne difesa dall’avvocato del foro di Latina, Gianni Lauretti.