SOVRAFFOLLAMENTO NEL CARCERE, LA REGIONE LAZIO RIORGANIZZA L’ASSISTENZA SANITARIA

La Regione avvia una riorganizzazione dell’assistenza sanitaria nei penitenziari del Lazio, per assicurare ai detenuti l’erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, riabilitazione e cure.

La Giunta regionale ha approvato infatti il documento che punta a potenziare il supporto alle singole Asl, sul cui territorio sia presente uno o più istituti penitenziari. Nel Lazio sono presenti 14 istituti penintenziari, costituiti da tre case di reclusione, 11 case circondariali, di cui una femminile, che ospitano un totale di circa 6.800 detenuti, di cui il 37% stranieri (32% a livello nazionale) e con punte superiori al 50% negli istituti di Regina Coeli e di Rieti. Secondo i dati forniti dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria tra il 2023 e il 2024 la popolazione carceraria nel Lazio è aumentata del 5,2%. 

L’intervento di riorganizzazione è finalizzato a definire la programmazione, l’organizzazione e il monitoraggio degli standard minimi di offerta sanitaria in merito all’assistenza di medicina di base e continuità assistenziale, assistenza specialistica, servizio di accoglienza, interventi di prevenzione con particolare attenzione alle popolazioni vulnerabili, assistenza per la tutela della salute mentale e per i disturbi correlati a sostanze, screening. 

“La salute è un diritto fondamentale, che appartiene a ogni persona, senza distinzione. Con questa riorganizzazione, la Regione Lazio compie un passo concreto per garantire cure adeguate e dignitose anche a chi vive in una condizione di restrizione della libertà – ha dichiarato il presidente Francesco Rocca – È un impegno che portiamo avanti con serietà, ascolto e collaborazione, convinti che una società giusta si misura anche dalla sua capacità di non lasciare indietro nessuno. Le recenti parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ci hanno ricordato con grande lucidità che il sovraffollamento delle carceri e l’emergenza dei suicidi rappresentano una vera urgenza sociale – ha aggiunto – La detenzione non può essere solo custodia, ma deve rispondere alla finalità rieducativa sancita dall’articolo 27 della nostra Costituzione. Per questo, non si può prescindere da un’attenzione concreta, strutturale e continuativa anche alla salute della popolazione detenuta. Ogni passo in questa direzione rafforza il senso stesso della giustizia e il valore della dignità umana”

Si tratta di un lavoro congiunto che la Regione sta portando avanti in collaborazione con le istituzioni sanitarie, penitenziarie e giudiziarie del Lazio, che delina la programmazione regionale dei servizi di sanitari, partendo dalla definizione dei percorsi diagnostici terapeutici dedicata alla popolazione detenuta.

Nelle scorse settimane anche dal Pd regionale si era levata la denuncia per le condizioni inaccettabili delle carceri laziali. In particolare, la consigliera Emanuela Droghei ha portato la questione all’attenzione dell’aula: “Non possiamo più girarci dall’altra parte. Il caldo estremo, l’assenza di ventilazione, il sovraffollamento e la mancanza di spazi per la socialità stanno rendendo invivibili le nostre strutture penitenziarie – ha detto Droghei -, da Regina Coeli a Rebibbia, passando per Latina, Velletri, Cassino, Viterbo, Civitavecchia e Rieti. Oggi nelle carceri del Lazio si arriva a sopravvivere con oltre 40 gradi, in celle con sei o sette persone stipate, spesso senza nemmeno un frigorifero per conservare l’acqua. Parliamo di esseri umani, di persone fragili, di detenuti che spesso non riescono a resistere a queste condizioni estreme”. 

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