SFRATTO DAL CAMPO AD APRILIA, LA SOCIETÀ DI RUGBY NON CI STA: “ALTRO CHE DEBITI, SIAMO CREDITORI”

L’associazione Aprilia Rugby sfrattata dal Comune per presunti debiti scrive una lettera e protesta: “Decisione arbitaria”

“Dello sfratto inopinato ed incomprensibile nonché del falso debito addotto a motivazione. Si riceve stranamente, nel mentre ci accingiamo a richiedere un incontro urgente con i Commissari, un recesso del contratto di concessione per l’utilizzo del campo Rodari di via della Meccanica. Si giustifica il recesso con il mancato pagamento del canone. Secondo chi ha redatto la nota, il debito assomma a circa 8.000 euro. In verità, laddove volessimo dare per buono l’assunto, il debito equivarrebbe a meno di 4.000 infatti, seppur per le vie brevi si era giunti all’accordo che, l’importo sarebbe stato dimezzato fintanto che l’amministrazione non avesse adeguato il campo alle disposizioni federali in materia di sicurezza e omologazione: il “famoso” muro che doveva essere realizzato con spese condivise tra l’Ente e l’azienda confinante, per esempio.

Nella realtà, la società Aprilia Rugby si trova ad essere creditrice dell’Amministrazione per tutte le attività di manutenzione straordinaria che ai sensi del contratto di concessione sono state eseguite in supplenza, così come da contratto. Tutte attività che hanno, indubitabilmente aumentato il valore del bene comunale. Uno per tutti: l’inerbimento del campo e la dotazione di un impianto di irrigazione per un valore di circa 30.000 euro. Tacendo sul fatto che qualcuno dall’Ente ci rimproverò: si voleva il campo in terra e senza irrigazione!

Inutile dire che questa “pretesa” significhi un danno ambientale (l’erba, come ci spiegano tecnici specialisti dei campi in erba, mantiene basso il calore dei terreni e delle aree circostanti) oltre che un danno per la salute di chi si trova a giocare tra polvere e terra (trattandosi di bambini e adolescenti, chiaro a tutti come questo comporti danni per la salute: lo sport promuove esattamente il contrario come recita finanche l’acronimo dello sponsor tecnico della tennista Paolini). Quindi la società anziché inadempiente vanta un credito!”.

“Non sappiamo quale sport praticano coloro che hanno elaborato quella PEC, non sappiamo perché parrebbe intendere che frequentino (o conoscano chi frequenta) lucrose pratiche sportive che non appartengono certo a noi. La società Aprilia Rugby è una società dilettantistica che vive sulla consapevolezza di offrire una pratica sportiva che è anche formazione, educazione e preparazione dei futuri cittadini partecipi e solidali. Non lo scopriamo noi il valore formativo del Rugby, nessuno di noi percepisce reddito ed anzi spesso mettiamo qualcosa noi di tasca nostra. Ora, in maniera arbitraria, si chiude il campo.

Viene spontaneo chiedersi: ma costoro sanno cos’è lo sport? Cosa offrono in cambio ai bambini e ragazzi di Aprilia? Che attività sociale, di incontro, di socializzazione, confronto e crescita?
Sanno la differenza tra cittadini, perché un ente pubblico deve tutelarne i diritti ed utenti ovvero clienti come fossero una attività commerciale qualsiasi? Nessuno, tra l’altro, ha mai inteso il campo Rodari come proprietà privata prova ne è che, constatata la disastrosa condizione del Q. Ricci abbiamo offerto il campo agli allenamenti delle squadre di atletica consapevoli che la condivisione non poteva che costituire arricchimento reciproco, sportivo ed umano. Presso il campo comunale si aggregano famiglie che trascorrono momenti di spensieratezza contando sul grande lavoro svolto settimanalmente da puri volontari che offrono il proprio tempo alla comunità. Lo stesso è base di attività terapeutica attraverso l’attività rugbistica per soggetti fragili.

Nel rugby l’inclusione è parte della nostra filosofia di sportività pertanto accogliamo e non respingiamo proprio per quel sano principio di bene pubblico e condiviso che secondo certi schemi oggi per alcuni dovrebbe lasciar fuori questa utenza e chiudere. Piuttosto, pur senza ricordare la teoria del vetro rotto, chiudere beni pubblici, lasciarli decadere e avviarli all’incuria e all’abbandono, non è danno all’erario? Confidiamo in una rielaborazione del quadro completo che tenga in considerazione ogni elemento e non solo una parte”.

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