BOMBA CARTA A SANTA FECITOLA E ORDIGNO MILITARE IN CORSO MATTEOTTI: ESISTE UN LEGAME?

Una bomba carta è esplosa sulla recinzione di una villa che si trova nella periferia di Latina. Due settimane prima l’ordigno lasciato in Corso Matteotti. Si scava sul possibile legame tra i due episodi

Potrebbe essere legati tra di loro i due episodi inquietanti accaduti l’uno, lo scorso 5 maggio, l’altro venerdì 16 maggio. Per quanto riguarda quest’ultimo episodio, accaduto a Santa Fecitola, in una traversa senza uscita di Steada Torrenuova, chiamata Via Torre Vittoria, è una bomba carta a distruggere una piccola porzione di una recinzione in cemento che delimita la villa in zona Santa Fecitola. La strada è una piccola traversa, un luogo non di passaggio ma che si raggiunge solo se si è intenzionati ad andare.

Lo scoppio della bomba carta, oltreché a provocare danni limitati al muro in cemento, ha sprigionato un forte boato che è stato sentito a chilometri di distanza, anche perché si è verificato poco prima delle ore 6 del mattino di venerdì 16 maggio. Un orario in cui la città praticamente ancora non è attiva e i rumori sono amplificati dal silenzio.

Sul posto si sono recati gli agenti della Squadra Volante della Polizia di Stato di Latina per i primi accertamenti. Sulla natura dell’episodio non ci sarebbero dubbi: si è trattato di un gesto intenzionale. Se sia stato un atto vandalico o un avvertimento criminale non è ancora dato sapere.

Tutti gli indizi portano a ritenere che chi ha lasciato la bomba carta rudimentale volesse provocare un danno e in qualche modo ci è riuscito, facendo anche alzare l’attenzione in una città che, solo pochi giorni fa, ha visto, per l’appunto, un ordigno militare lasciato in pieno centro a Latina, al civico 48 di Corso Matteotti, di fronte all’autofficina di un uomo, Andrea Dalla Libera, 40 anni, con un passato complicato nell’ambito delle inchieste anti-droga.

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Il caso di questa bomba è diverso. Lo strumento, se di natura intimidatoria, è servito per dare un segnale. Dentro la casa destinataria della bomba sul muro, vivono una famiglia e altri parenti in una abitazione composta da più appartamenti. Nessuno ha saputo dare spiegazioni su quanto accaduto, sebbene i sospetti riconducano a una ritorsione verso qualcuno.

Avviate le indagini della Squadra Mobile, con il supporto della Polizia Scientifica così da appurare la natura dei detriti lasciati dalla deflagrazione, sebbene non ci siano molti dubbi sul fatto che si sia trattato di un grosso petardo di fattura artigianale. La strada che è chiusa e molto periferica non ha nessuna telecamere di video-sorveglianza, il che rende difficile risalire all’autore o agli autori dell’episodio.

Ad ogni modo, nella casa di Santa Fecitola abita anche un idraulico 48enne, facente parte del nucleo famigliare, che avrebbe legami con il meccanico di Corso Matteotti. Una frequentazione sporadica, ma sicuramente una conoscenza il che non può far alzare il livello d’attenzione alla Polizia di Stato che ha preso in carico l’episodio di Santa Fecitola e ai Carabinieri che stanno lavorando sull’ordigno militare senza innesco, ma potenzialmente devastante, che è stato lasciato in centro due settimane fa, in una strada piena di negozi e attività, nel quartiere della movida (zona Pub) e a due passi a piedi dalla Questura di Latina.

Un apice di una escalation che agita la paura, per un ritorno all’ordine anche nella criminalità latinense dopo gli anni in cui la speranza dell’antimafia e della collaborazione con lo Stato di alcuni soggetti criminali aveva riempito le aspettative dei cittadini.

Lo scorso 7 marzo, invece, ad Aprilia, città commissariata per mafia, era stata rinvenuta un’altra bomba: un pacco con 500 grammi di polvere nera. Tre fatti diversi, sicuramente, ma affini sia per il contenuto che per la forma: potenzialmente mortali e similmente messaggi intimidatori nei confronti di qualcuno che ha recepito e si è chiuso nel suo silenzio.

Se fosse la stessa mano ad aver piazzato le due bombe, seppure la prima abbia uno spessore criminale più elevato, si tratterebbe di un gruppo che vuole lanciare segnali a chi probabilmente non ha rispettato qualche patto o che vuole non accettare nuove regole, probabilmente interne al mondo dello spaccio. Qualche primavera fa, nel 2021, a Fondi ci fu una serie interminabile di attentati incendiari, bombe carte e intimidazioni. Tre anni dopo, con gli arresti prima del gruppo Ferri-Pannone e, poi, del sodalizio dei Del Vecchio si è scoperto che questi ultimi stavano intimidendo gli altri per il controllo delle piazze di spaccio. Una dinamica molto simile a quella che accade ad Aprilia, dove il tiro è ancor più alto, con l’utilizzo di spari e con l’episodio inquietante degli spari che per poco non uccidevano un Carabinieri libero dal servizio, scambiato per un’altra persona. Fondi, Aprilia e, ora, Latina.

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