Tariffe sia per l’accesso agli atti che nei singoli titoli rinvenuti nella pratica. La denuncia di un professionista privato di Latina
Ha segnalato tutto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, l’ingegnere di Latina, Massimo De Simone, che, non nuovo a denunce pubbliche (vedi la vicenda di sprechi e ruberie della metro leggera di Latina), pone sul piatto la questione degli atti e dei titoli in esso contenuti che il Comune di Latina fa pagare, illegittimamente – a dire del professionista -, a chiunque ne faccia richiesta tramite la pratica dell’access.
Secondo l’ingegnere di Latina, la pratica sarebbe fuori da ogni norma. Tutto nasce dalla Deliberazione di Giunta Municipale del 23 dicembre scorso, ad oggetto “Ricognizione e aggiornamento di diritti di segreteria e diritti di ricerca per pratiche urbanistico- edilizie – Anno 2025”. L’esecutivo Celentano deliberava l’approvazione di diritti di segreteria, di istruttoria e di accesso agli atti. In tale documento viene “aggiornato” l’importo per i diritti di segreteria e ricerca per l’accesso agli atti amministrativi a 60 euro a pratica (di cui 10 euro per diritti di segreteria e 50 euro per diritti di visura), oltreché il costo delle copie.
Una possibilità non prevista dalle legge, secondo l’ingegnere che cita la la legge amministrativa del 1990: “l’esame dei documenti è gratuito mentre il rilascio di copia è subordinato soltanto al rimborso del costo di riproduzione, salve le disposizioni vigenti in materia di bollo, nonché i diritti di ricerca e di visura”.
“Benché nella normativa vigente – scrive l’ingegnere nella sua segnalazione all’Antitrust e agli organi amministrativi e politici del Comune di Latina, tra cui la Sindaca Matilde Celentano – non vi siano dettagliatamente indicati tali costi di ricerca e visura, la Giurisprudenza è intervenuta più volte per chiarire che tale l’esame dei documenti è gratuito mentre l’estrapolazione di copia è subordinato ai diritti di segreteria. Qualora oltre il costo materiale di riproduzione delle copie l’Amministrazione determinasse ulteriori oneri di ricerca e visura questi dovranno essere determinato secondo criteri di ragionevolezza e proporzionalità, così da non avvilire e/o ostacolare un diritto fondamentale del cittadino (quello dell’accesso agli atti) e un dovere fondamentale dell’Amministrazione (quello detta Trasparenza)”.
Il Consiglio di Stato, nella sentenza n.1366 del 12 febbraio 2024, ha chiarito che “in merito alla visione degli atti che “La visione dei documenti non può che essere gratuita; se così non fosse, la regola della trasparenza, ormai vigente come principio generale dell’azione amministrativa e quindi da intendersi anche come ampliativo ed estensivo delle disposizioni in materia di diritto di accesso, non avrebbe una idonea attuazione”.
Inoltre, “in merito alla determinazione dei costi di ricerca e visura che “l’Amministrazione, nella fissazione dei costi per la riproduzione deve limitarsi a richiedere l’importo esatto dell’onere di riproduzione in concreto delle copie secondo i criteri di ragionevolezza e proporzionalità. In ogni caso quindi la somma richiesta non può eccedere i costi effettivi sopportati, escluso ovviamente qualsiasi utile, non potendo l’amministrazione ricavare profitti dall’esercizio di un’attività istituzionale connessa al diritto di accesso. Gli oneri conseguenti all’esercizio di tale diritto, per la parte che eccede il mero costo di riproduzione, vanno quindi, finanziati attraverso la fiscalità, in tema di bollo e di diritti di segreteria e di visura, al pari di quanto avviene per gli altri diritti correlati al funzionamento del meccanismo democratico”.
Anche la Commissione per l’Accesso agli Atti Amministrativi si è espressa più volte. Nella seduta del 04/05/2010 ha ritenuto i costi tariffari di una delibera di giunta comunale che adeguava l’importo dei diritti di segreteria ad € 50,00 o € 100,00 (rispettivamente per l’accesso alla documentazione ante post 1998) “irragionevoli e sproporzionati volti a scoraggiare l’accedente dall’esercitare un diritto soggettivo”, così come pari giudizio veniva espresso nella seduta del 13/09/2011 su una Delibera di Giunta che rimodulava gli stessi costi nell’importo di € 50,00 che lievitava a ed € 70,00 nel caso di accesso a più pratiche.
“Del tutto spropositata appare poi la quantificazione dell’invio delle pratiche già nate in formato digitale in € 150,00”. Ma c’è di più. “Risulta – continua De Simone – che gli uffici tecnici Comunali applichino suddetto tariffario, già di per sé non aderente ai principi normativi e giurisprudenziali, non alla singola pratica di accesso agli atti così come indicato nell’allegato A ma ai singoli titoli e/o documenti rinvenuti nella pratica. Quindi, se il fascicolo di un immobile ad esempio contiene più titoli e/o istanze, come di fatto avviene nella quasi totalità dei casi, l’importo dell’accesso agli atti richiesto dall’Amministrazione all’istante viene moltiplicato per il numero degli atti contenuti nel fascicolo relativi allo stesso bene della stessa pratica di accesso.
Ed esempio, nella risposta del Comune di Latina del 12/05/2025 su istanza di accesso agli atti, si legge: “Buongiorno la pratica da Lei richiesta potrà essere visionata Lunedì 19/05/2025 alle ore 09:30. Altresì da una verifica si è riscontrato che la richiesta di accesso agli atti da lei richiesto si compone dei seguenti atti. Pertanto alla luce delle nuove tariffe deliberate da questa Amministrazione con delibera di G.M. 365/2024, l’importo è di € 50,00 per singolo titolo edilizio; quindi si chiede di integrare l’istanza di accesso con un pagamento per un totale di € 200,00 per diritti di visura”.
Secondo il professionista di Latina “non vi è chi non possa vedere che l’azione amministrativa in tema di accesso agli atti si ponga in palese contrasto con diritto e giurisprudenza nonché che l’Ente stia traendo vantaggio economico a scapito dei cittadini ed in modo fortemente lesivo del principio della Trasparenza”.