MILITARE MOLESTA E PERSEGUITA LA COLLEGA, LEI TESTIMONIA: “ME LO TROVAVO SEMPRE VICINO”

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Stalking e violenza sessuale: ascoltata la persona offesa nel processo che vede alla sbarra un Carabiniere pontino. L’uomo è accusato di molestie nei confronti di una collega

È iniziato di fatto oggi, 9 maggio, il processo a carico del Carabiniere di 52 anni, accusato di stalking e violenza sessuale ai danni di una collega di 25 anni. Entrambi, all’epoca dei fatti, erano in servizio a Sezze. Un caso molto delicato tanto che è il presidente del terzo collegio del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, a chiedere alla parte offesa, prima che iniziasse il suo esame, se preferisse rendere la sua testimonianza a porte chiuse. Il processo si è svolto infatti con questa modalità: a porte chiuse e con la donna che ha testimoniato dinanzi ai giudici divisa da un separé che le impediva di guardare l’imputato e viceversa.

Secondo l’accusa, rappresentata oggi dal sostituto procuratore di Latina, Valentina Giammaria, l’uomo, per fatti contestati nel 2023, avrebbe palpeggiato la collega dell’Arma sul ginocchio e sulla coscia, per poi inviarle messaggi continui sul cellulare. Considerato che la collega aveva cambiato atteggiamento, fu la Comandante della Stazione dell’epoca a chiederle cosa non fosse andato. Da lì era scattata la segnalazione in Procura e successivamente l’indagine.

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, il Carabiniere, oggi imputato, aveva negato ogni forma di atto persecutorio e tantomeno violenza sessuale. Il miliare, infatti, fu chiamato a rispondere per via della misura di divieto di avvicinamento alla vittima di cui è stato destinatario.

La testimonianza della militare, costituitasi parte civile e assistita dagli avvocati Francesco Pietricola e Federica Pecorilli, è stata molto sofferta. La donna, oggi in servizio sempre nella provincia di Latina, ha pianto in più di una circostanza nel ripercorrere la vicenda che l’ha vista coinvolta, tanto che l’udienza è stata interrotta. Il processo è scaturito da una indagine partita d’ufficio a carico del Carabiniere, difeso dagli avvocati Italo Montini e Alessandro Mariani. Un punto, quello dell’indagine partita d’ufficio, che è stato battuto anche dall’avvocato Mariani che ha ricordato di come non c’è mai stata una querela da parte della donna.

Al contrario, secondo la parte civile, è proprio questa la prova che da parte della 25enne, come lei stesso ha ribadito durante l’udienza, non c’era e non c’è alcun intento punitivo. La giovane militare ha spiegato che, in più di una occasione, il collega, di grado superiore rispetto a lei, durante il servizio di pattuglia che svolgevano insieme, le avrebbe toccato il ginocchio, tenendolo stretto e spingendosi appena sulla coscia, ma mai verso le parti intime. Palpeggiamenti che si sarebbero verificate diverse volte.

Quando lei faceva capire all’uomo la chiusura totale a quel tipo di approccio, si sarebbero verificati comportamenti astiosi come, ad esempio, il toglierle il saluto. In una occasione, durante un servizio di controllo, il collega le avrebbe fatto indossare il giubbotto antiproiettile per sbatterle con forza il mitra sul petto. Un gesto interpretato dalla donna come una reazione alla sua chiusura.

Inoltre, così come confermato dalla 25enne, ci sarebbero stati messaggi giornalieri, ripetuti, quasi ossessivi, ai quali lei rispondeva perché paurosa di ritorsioni, oltreché a provare vergogna. Tutto era nato dai complimenti sull’aspetto fisico, per poi arrivare a una escalation di comportamenti che finì all’attenzione della Comandante della Stazione dell’epoca la quale avrebbe visto turbata la giovane militare. Dopodiché, vedendo il suo cellulare, la Comandante, che verrà ascoltata nel processo il prossimo 11 settembre (data di rinvio), aveva interpretato i messaggi dell’uomo come tentativi asfissianti, tanto da far rapporto al superiore a Latina.

“Mi cercava con lo sguardo, me lo trovavo sempre vicino”, ha detto la 25enne ascoltata nel corso dell’udienza odierna. Secondo l’accusa, quei comportamenti del Carabinieri si sono sviluppati anche in ragione di una sudditanza causata dal fatto che l’uomo era più alto in grado della 25enne.

Uno spaccato difficile che riprenderà a settembre quando verrà esaminato anche l’imputato che potrà dire la sua su una vicenda spinosa.

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