Sono tornati più spavaldi che mai alcuni rampolli delle famiglie rom di Latina: a dimostrarlo è un video rap che sta girando sul web
Non è una scelta casuale quella di Samuele Nisi, cantante diciottenne originario del siracusano. Il rapper che canta come tanti in autotune ha scelto via Pionieri della Bonifica, con lo sfondo delle note case popolari, all’interno del Campo di Boario di Latina, verso il Gionchetto, roccaforte della famiglia Di Silvio capeggiata da Giuseppe Di Silvio detto “Romolo”, in carcere per l’omicidio di Fabio “Bistecca” Buonamano commesso nel corso della guerra criminale del 2010.
Non solo lo scenario di Via Pionieri della Bonifica, ma il cantante siculo, che spopola sin da giovanissimo, con canzoni come ”Figlia e papà“ e ”Me fatt ascì pazz”, ha effigiato il suo nuovo singolo con un titolo esemplificativo “Family”. Un nome che diventa un baluardo in quanto Nisi si fa accompagnare nel video da una Ferrari modello “SF90 Stradale”, ovviamente rossa, e soprattutto da alcuni dei rampolli di casa Di Silvio, sponda Romolo, e Travali.
A campeggiare vicino a Nisi non poteva mancare Ferdinando Di Silvio detto “Pescio”, 23enne imputato nel processo “Scarface” che contesta alla sua famiglia, quella di Romolo, l’associazione mafiosa (messa in dubbio dall’ultima pronuncia della Cassazione). “Pescio”, coinvolto anche nell’indagine antipasto di “Scarface”, l’operazione “Movida”, che aveva messo in luce diverse estorsioni compiuta a Latina dal clan di Romolo, è diventato noto, oltreché ad essere figlio di Costantino Di Silvio detto “Patatone” (in carcere anche lui per l’omicidio Buonamano commesso con lo zio Romolo), per aver sparato dalla casa dove abita in Via Moncenisio, nel quartiere del Gionchetto.
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Il 10 febbraio 2020, l’allora 19enne esplose alcuni colpi d’arma da fuoco in via Moncenisio, nei pressi di alcune abitazioni in cui vive insieme a molti dei suoi famigliari. Sul posto intervennero nell’immediatezza le volanti dell’UPGSP e personale della Squadra Mobile: da un primo sopralluogo, gli investigatori notarono che alcuni fori di proiettile avevano infranto la finestra del piano terra di una palazzina ed il lunotto posteriore di un’autovettura ivi parcheggiata. Pescio, in sostanza, aveva sparato ad altezza uomo nei confronti di una misteriosa auto che aveva fatto capolino e si era fermata nei pressi delle case dei Di Silvio. A patteggiamento concluso per questo episodio, e con la scarcerazione del giovane, i suoi avvocati parlarono di “errore di gioventù“.
Un errore che evidentemente non è stato recepito se successivamente è stato coinvolto in due indagini antimafia come “Movida” e “Scarface”.
Ad ogni modo, nel video, “Pescio” si fa forte accanto alla “star” Nisi. Sguardo in macchina che riprende Ferrari e i palazzoni popolari di Via Pionieri della Bonifica e, insieme a lui, anche un nipote minorenne dei fratelli Travali e un altro suo cugino, legato alla famiglia di “Romolo” Di Silvio.
“Family” non è la prima canzone “rap” che vede come protagonisti i giovani dei clan rom di Latina. Come noto, appena dopo gli arresti dell’inchiesta antimafia denominata “Reset”, ci fu il famigerato video auto-prodotto e girato ai Palazzoni di Viale Nervi che ritraevano alcuni giovani parenti del clan Travali, i quali inneggiavano agli zii Angelo e Salvatore Travali, appena raggiunti dall’ordinanza “Reset” e già in carcere per il processo “Don’t Touch”. Quel video, che ritraeva anche la sorella dei Travali, Valentina Travali portò alcuni problemi con la giustizia per quest’ultima, in seguito alle perquisizioni della Squadra Mobile nel suo appartamento dei Palazzoni.
Anche nel video di “Family”, c’è il prontuario di vita facile e di lusso, senza lavoro e con tanta arroganza. Soldi che vengono contati, l’auto che costa un mucchio di denaro e, in maniera particolare, le parole della canzone che non posso che rimandare a un universo di luoghi comuni contro lo Stato e a favore del codice omertoso.
“Qui noi siamo i migliori”, spiega Nisi nella sua canzone, “dal niente siamo passati agli stipendi dei dottori”. E ancora: “Ci chiamano come nel film bastardi senza gloria. Qui noi siamo i migliori, ragazzi con i coglioni, ragazzi seri che anche dentro non fanno mai i nomi. Odiamo il magistrato, la legge e questo Stato”. E altri versi che inneggiano al cosiddetto onore (parola tradita da decenni e utilizzata impropriamente dalle mafie) e alla famiglia: “La mia famiglia è unica, se sbagli senti il botto”.
E infine un manifesto di appartenenza: “Non cambierò città, la mia vita e il mio quartiere, e non parlerà mai davanti a un Carabiniere. Siamo fatti così con l’onore delle vene…non parliamo mai, ci capiamo in codici. La più forte di tutti è la mia family”.
Frasi fatte, pose da duri, messaggi diretti e banali. Questo è un mondo che non cambia mai, sembra dirci la canzone. Possono arrestarci, possiamo guardare i nostri padri dalle sbarre e vederli morire dentro, ma la vita che vogliamo fare è questa: accrescere la nostra fama criminale, più dei soldi, e anche morire così, con la consapevolezza di avere salvaguardato quel codice da “onore nelle vene”.
I nuovi rampolli delle famiglie rom dimostrano di essere molto attenti alla comunicazione, sfruttando il seguito di un rapper che vanta migliaia di follower sui social, così da avere la più ampia platea possibile.