Accusato di aver violentato la figlia minorenne dei cugini a Latina: si è concluso il processo a carico di un uomo di 59 anni
Il capo d’imputazione gli contestava il grave reato di violenza sessuale su minorenne per fatti accaduti tra il 2015 e il 2016. A distanza di circa dieci anni, però, è arrivata l’assoluzione richiesta dallo stesso pubblico ministero Martina Taglione la quale ha spiegato che, nel corso dell’istruttoria, non si è formata la prova, senza contare che vi sono buchi anche sul lato dell’attendibilità della testimonianza della vittima, affetta da problemi di natura psichica.
Si è concluso così, con una sentenza di assoluzione, il processo a carico di R.M. (le sue iniziali), classe 1966, originario di Napoli, difeso dall’avvocato Roberto D’Arcangelo. L’uomo, secondo il capo d’imputazione, avrebbe commesso atti sessuali nei confronti della nipote, in realtà la figlia dei cugini di nemmeno dieci anni, tra il 2015 e il 2016.
Gli abusi sessuali si sarebbero concretizzati in baci sul collo e sulle labbra, fino al palpeggiamento delle parti intime. Peraltro, nell’avviso di conclusione indagine, l’uomo era accusato anche di aver scambiato con la minore foto e video a sfondo erotico. In una occasione, l’allora cinquantenne si sarebbe sdraiato sulla bambina, facendole sentire il membro in erezione.
A dare l’informazione alla Procura fu, nell’ottobre 2021 (a 5/6 anni dai fatti), il dipartimento di salute mentale dell’Asl di Latina dove la bambina era in cura, essendo affetta da problemi psichiatrici che richiedono, anche al momento, l’assunzione di farmaci.
Ascoltati in istruttoria – ha spiegato il pm Taglione, nel corso della sua requisitoria, al termine della quale ha chiesto l’assoluzione -, entrambi I genitori della bambina hanno confermato la presenza del cugino in casa da loro, sia a Latina che presso l’abitazione sul lungomare.
Gli adulti, però, hanno escluso comportamenti inadeguati, almeno alla loro vista. In dibattimento non è emersa inoltre nessuna foto a sfondo sessuale. Per la pubblica accusa, sarebbe stato necessario un supplemento di indagine sulla capacità della ragazzina di essere cosciente di ciò che diceva, avendo anche riferito di aver subito abusi dal compagno della nonna. Aspetto mai verificato, né sorretto da fondamento.
Per via di una istruttoria insufficiente, il pm ha chiesto l’assoluzione. Una richiesta rigettata in toto dalla parte civile rappresentata dall’avvocato Alessandro Scavolini che ha parlato senza mezzi termini di “conclusioni aberranti” da parte del pubblico ministero la quale, a suo dire, non avrebbe tenuto conto del quadro d’insieme, tanto da chiedere la condanna per l’imputato. Secondo il legale dei genitori della bambina, ci sono voluti 5 giorni per calmare la bambina dopo l’ultima udienza. L’avvocato ha chiesto quindi il risarcimento per la sua assistita. Dirimente, invece, per l’avvocato dell’imputato che, a 5 anni, la ragazzina diceva di sentire voci, aveva una psicosi trattata con farmaci e nutriva pensieri sessuali non meglio specificati.
Al termine della camera di consiglio, il secondo collegio composto dai giudici Nadile-Villani-Romano ha assolto il 59enne che rimane incensurato.