DROGA E TELEFONINI NEL CARCERE DI VELLETRI, TRA I CONDANNATI ANCHE ARTUSA

Droga nel carcere di Velletri: si è conclusa l’udienza preliminare a carico di diversi personaggi anche di Latina

Diverse condanne, tre rinvii a giudizio e anche qualche assoluzione stabiliti dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Velletri, Fabrizio Basei. Ad finire giudicate 22 indagati accusati di aver fatto entrare tramite pacchi alimentare sia sostanza stupefacente che cellulari.

Gli arresti furono eseguiti lo scorso maggio 2024 quando, su delega della Procura della Repubblica di Velletri, i Carabinieri della Compagnia di Velletri, nelle province di Roma, Viterbo, Frosinone, Rieti, Latina e Chieti, con il supporto dei comandi dell’Arma territorialmente competenti, avevano dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare nei confronti di 33 persone, per lo più italiane oltre che marocchine, algerine, romene e brasiliane (di cui 5 donne), 11 destinatarie di custodia cautelare in carcere e 22 agli arresti domiciliari.

A scegliere il rito abbreviato davanti al Gup Basei 22 degli indagati. In tutto sono state 13 le condanne. Tra di loro spicca quella del noto pluripregiudicato di Latina, Alessandro Artusa, condannato ala pena di 1 anno e 6 mesi, chiamato a rispondere dell’utilizzo di un cellulare all’interno del carcere da maggio a luglio 2023.

Quella di Artusa, però, non è stata la pena più alta. Il marocchino Youssef Bonferane ha rimediato una condanna a 5 anni e 8 mesi. 4 anni è stata invece la pena per Daniele Gabriele e Simone De Felice. Rispettivamente 4 anni e 4 mesi e 4 anni e 2 mesi per Angelo e Gianna Santariga. Assolti i pontini Lofti Mazarou e Carlotta Cavaliere Ferreira. Il collegio difensivo era composto anche dagli avvocati del Foro di Latina Alessia Vita, Flaviana Coladarci, Valentina Macor, Sandro Marcheselli, Massimo Frisetti, Maurizio Forte e Giovanni Codastefano.

Agli indagati sono stati contestati vari episodi di spaccio all’interno della casa circondariale di Velletri (oltre a due episodi di estorsione, per percosse e minacce subite da uno degli indagati e da alcuni familiari per forniture di sostanze stupefacenti non pagate), commessi tra gennaio e giugno 2023 all’interno del citato istituto di pena per un volume d’affari di circa 80.000 €.

La droga non era solo destinata a soddisfare il fabbisogno di alcuni dei destinatari, ma soprattutto per farla circolare in favore di altri detenuti consumatori, non prima che i parenti all’esterno avessero pagato tramite ricariche su carte prepagate. Il sistema ha creato non pochi conflitti interni tra alcuni detenuti per il mancato versamento del corrispettivo pattuito; atti che hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine ad episodi di estorsione ai danni di detenuti e loro parenti.

La droga veniva occultata – unitamente a generi alimentari confezionati sottovuoto e beni di prima necessità – all’interno di pacchi destinati ai detenuti, tramite spedizionieri, raggiungendo costi pari al doppio per ogni singola dose rispetto ai prezzi di mercato all’esterno.

A rendere ancor più difficoltosa la ricostruzione dei Carabinieri è stata la complessità della rete di relazioni tra i soggetti indagati, infatti, tra i mittenti ed i reali destinatari dell’illecita corrispondenza vi erano più passaggi di mano (familiari di detenuti, prestanome e detenuti compiacenti).

Analoghi passaggi sono stati acclarati per ciò che ha riguardato i flussi di denaro, versato su carte prepagate, opportunamente intestate a prestanome spesso estranei alla cerchia di contatti dei detenuti od ai relativi familiari. In tre casi, i militari dell’Arma, con il supporto della Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Velletri, sono riusciti ad intercettare i pacchi contenenti lo stupefacente sequestrando la cocaina e l’hashish destinato ai detenuti.

Sono stati inoltre raccolti gravi indizi di colpevolezza in ordine all’utilizzo, da parte di alcuni detenuti in carcere, di telefonini, per comunicare con i familiari, ordinare lo stupefacente e anche minacciare i parenti per il mancato pagamento della droga, che non è ancora chiaro come siano stati fatti entrare e dove li tenessero nascosti.

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