La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso straordinario presentato dall’imprenditore di Casapesenna, ritenuto dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli vicino al clan dei Casalesi. La decisione conferma la confisca di beni per un valore complessivo di 4 milioni di euro.
La confisca, eseguita lo scorso giugno dalla Guardia di Finanza di Napoli, ha riguardato due società, 21 immobili situati tra le province di Caserta, Napoli e Latina, compresa una lussuosa villa a Sperlonga, 15 rapporti finanziari e due autovetture.
Il ricorso si fondava sull’articolo 625-bis del codice di procedura penale, che consente il ricorso straordinario per errore materiale o di fatto. Tuttavia, la Suprema Corte ha ribadito che tale strumento è riservato esclusivamente ai condannati e non può essere esteso ai destinatari di misure di prevenzione personali o patrimoniali.
Con questa decisione, la Cassazione ha respinto il ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro a favore della Cassa delle Ammende. Nel frattempo, l’imprenditore è attualmente sotto processo dinanzi alla Corte d’Appello di Napoli con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.