Incendiata la casa del collaboratore di giustizia, Johnny Lauretti: a fuoco anche due autovetture e una moto
La casa era disabitata e adesso è andata completamente distrutta. L’incendio avvenuto tra lunedì e martedì scorsi, a Fondi, non può che essere inquietante dal momento che si tratta dell’abitazione del narcos Johnny Lauretti detto “Cavallo Pazzo”, il quale, da fine dicembre, ha iniziato la sua collaborazione con lo Stato. Un pentimento che promette diverse svolte dal punto di vista investigativo soprattutto nel campo del narcotraffico pontino.
Su richiesta pervenuta al 112, i Carabinieri della locale Tenenza sono intervenuti presso l’abitazione ubicata in Via Torre, denominata “Villa Teresa”, dove, per cause che i militari dell’Arma definiscono “verosimilmente di natura dolosa”, si è sviluppato un incendio che ha causato la distruzione dell’intero immobile, di due autovetture e un motociclo che si trovavano nel cortile di pertinenza.
Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Terracina che hanno provveduto a domare le fiamme. Al momento dell’accaduto, nell’abitazione non vi era nessuno. Sono state avviate indagini da parte dei Carabinieri della Tenenza di Fondi per delineare l’accaduto.
L’accaduto getta una luce agghiacciante proprio in ragione del fatto che, da poco, Lauretti ha scelto di collaborare con lo Stato. Al netto di cause improbabili, si tratta evidentemente di un gesto intimidatorio teso a zittire la collaborazione di Lauretti, o comunque a marcare il terreno. Un avvertimento in pure stile mafioso.
44enne, Johnny Lauretti, conosciuto negli ambienti criminali con più soprannomi: “Zio”, “Paesano”, “Zezze” o “Pazzo”, lo scorso novembre, è stato arrestato di nuovo come capo, insieme al sodale di Fondi, Massimiliano Del Vecchio (41 anni), del gruppo che da Fondi aveva esteso i suoi tentacoli anche a Latina, assumendo come luogotenenti i pluri-pregiudicati Alessandro Artusa e Roberto Ciarelli, e altri centri della provincia e oltre. La maxi operazione gestita dalla Direzione Distrettuale Antimafia è stata eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, dai colleghi della Compagnia di Terracina e dalla Squadra Mobile del capoluogo.
Lauretti, volto noto a forze dell’ordine e cronache giudiziarie, si è trovato da solo, in quanto Del Vecchio è riuscito a eludere l’arresto, tanto che è tuttora latitante. È probabile che, vistosi in questa situazione, con l’amico di crimine fuggito, Lauretti abbia scelto di collaboratore con lo Stato, in ragione del fatto che l’indagine dell’Antimafia è molto solida, con tanto di intercettazioni e chat decrittate, e gli contesta l’associazione per delinquere dedita al narcotraffico. Una prospettiva di una pena esemplare che probabilmente lo ha spinto a scegliere la collaborazione con la giustizia.
Il 44enne, insieme ai gemelli Del Vecchio e altri arrestati, è accusato di avere costituito, promosso e organizzato un’associazione per delinquere finalizzata al procacciamento, al trasporto, alla detenzione a fine di spaccio, alla vendita e alla cessione di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marjuana ed hashish, radicata a Fondi ed operante nell’ampio contesto geografico del territorio pontino, avendo la disponibilità di armi.
Leggi anche:
IMBARCADERI PER IMPORTARE DROGA E ARMI, IL COLLABORATORE DI GIUSITIZIA: “DEL VECCHIO CORROMPE TUTTI”
Con i Del Vecchio, l’ex narcos è considerato dalla DDA come colui che ha costituito, diretto, organizzato la consorteria. I tre fondani sono esponenti di vertice in ordine a tutte le attività illecite poste in essere dall’associazione, con il ruolo di fornitura della sostanza stupefacente ai distributori intermedi operanti sul territorio e di direzione di tutte le attività finalizzate al procacciamento dello stupefacente da destinare allo spaccio e alla successiva attività di rifornimento, cessione e vendita, mantenendo un costante collegamento tra gli associati, anche nei periodi di detenzione, attribuendo a ciascuno specifici ruoli, dando disposizioni ai partecipi sulle modalità di realizzazione delle condotte di cessione, trasporto e distribuzione dello stupefacente nonché delle estorsioni e sulla distribuzione dei profitti, gestendo la cassa ed i contrasti tra i sodali e ripartendo i profitti fra gli associati nonché attraverso l’uso della violenza nei confronti dei gruppi criminali operanti nella città di Fondi.
La collaborazione di Lauretti con lo Stato, con molta probabilità gestita dai Carabinieri, apre a diversi scenari investigativi, dal momento che si sta parlando di un capo e non di un semplice affiliato a una banda che ha saputo imporre il proprio codice non solo a Latina, ma anche nella Formia dei Bardellino. Sinora, a collaborare con lo Stato, per quanto riguarda l’area fondana, sono stati due personaggi delle retrovie – Alessandro Simonelli e Salvatore Iannicelli – le cui dichiarazioni hanno avuto un peso sia per la maxi indagine di novembre 2024 che per quella dell’aprile dello stesso anno quando ad essere sgominato è stato il gruppo rivale fondano di Del Vecchio-Lauretti, ossia quello capeggiato da Alessio Ferri e Andrea Pannone (operazione Jars).