La Guardia di Finanza di Latina, insieme ai colleghi di Frosinone, hanno proceduto al sequestro di falsi crediti di imposta, quantificati in oltre 76 milioni di euro
Nella giornata di oggi, 11 febbraio, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina, unitamente a militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Frosinone, hanno proceduto a dare esecuzione a un provvedimento del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cassino con cui, a conclusione di una complessa attività d’indagine coordinata dalla locale Procura, è stato disposto il sequestro di falsi crediti di imposta, quantificati in oltre 76 milioni di euro, maturati mediante l’indebito ricorso alle misure di sostegno emanate dal Governo con il decreto rilancio (D.L. 34/2020) durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese in difficoltà.
La misura cautelare oggi eseguita costituisce il punto d’arrivo di una complessa indagine che, prendendo le mosse, nel 2023, ha in una prima fase interessato una nota società finanziaria operante nel cassinate e poi ha consentito di ipotizzare un sistema fraudolento operante sul territorio nazionale dedito alle frodi in materia di cessioni di credito d’imposta e di indebite compensazioni.
Nel complesso l’indagine ha visto coinvolti una vasta platea di soggetti e il coinvolgimento di 36 società radicate in diverse regioni d’Italia, e ha portato alla denuncia di 87 persone fisiche – tra cui 21 indagati tra Formia, Gaeta e Fondi – a vario titolo per i reati della truffa in concorso per il conseguimento di erogazioni pubblico.
Gli accertamenti ed approfondimenti esperiti in esecuzione dell’attività sono stati co-delegati dalla Procura di Cassino ai Gruppi della Guardia di Finanza di Formia, guidata dal tenente colonnello Luigi Galluccio, e Cassino, guidata dal tenente colonnello Francesco Papale. Una sinergia importante anche insieme all’Agenzia delle Entrate che, per prima, ha segnalato l’anomalia.
Le indagini – che si sono sviluppate attraverso la ricostruzione, a ritroso, di tutto il “portafoglio” dei crediti fittizi nella disponibilità dei soggetti cessionari, tramite i quali gli stessi sono poi pervenuti alla predetta società finanziaria – hanno consentito di acclarare l’esistenza di molteplici e concatenate cessioni di crediti d’imposta di origine illecita, che dai beneficiari originari, mediante successivi passaggi cedente/cessionario, in parte sono stati monetizzati a mezzo cessione a Poste Italiane, in altri casi presenti sui cassetti fiscali di soggetti terzi, ovvero utilizzati in compensazione di quanto dovuto in termini di imposte da versare all’Erario. Una indagine che va avanti da tempo per prevenire la compensazione dei crediti fittizi e che ha addentellati anche con l’indagine che, a settembre, aveva portato all’ordinanza di misura cautelare nei confronti di Gianni Luglio e altri soggetti – per inciso, alcuni di quei coinvolti, tra cui Luglio stesso, hanno presentato richiesta di patteggiamento. Tra gli indagati anche quattro già coinvolti a settembre, tra cui Aniello Ianniello, consulente del lavoro salernitano, considerato dagli inquirenti la mente tecnica del maxi raggiro allo Stato.
In particolare, l’investigazione svolta dalle Fiamme Gialle, attraverso interrogazione banche dati in uso al Corpo, esame e sviluppo di segnalazioni di operazioni sospette, acquisizione ed analisi di documentazione, esame e sviluppo dei dati pervenuti dalla Direzione Centrale dell’Agenzia delle Entrate e dalla Sogei S.p.A., ha permesso di riscontrare l’esistenza di numerose e ricorrenti anomalie e circostanze sintomatiche della natura illecita dei crediti fiscali oggetto di monetizzazione quali, ad esempio, che gli indagati, in qualità di primi cedenti, non avevano in realtà la disponibilità dei fabbricati su cui erano stati fittiziamente effettuati i lavori o che avevano indicato riferimenti catastali di immobili diversi da quelli in possesso.
In altri casi, le società che avrebbero dovuto svolgere i lavori erano di recente costituzione e, dunque, costituite ad hoc solo per creare i crediti di imposta illeciti, non assolvendo neanche agli obblighi dichiarativi.
Ulteriori elementi a supporto della tesi investigativa sono stati la riscontrata registrazione di operazioni che hanno visto coinvolte medesime società, in posizioni alternate una volta come cedenti, una volta nella veste di cessionarie, nonché di collegamenti soggettivi tra cedenti e cessionari, quali ad esempio la presenza dello stesso legale rappresentante in capo ad entrambi i soggetti.
I bonus edilizi illeciti, così immessi sul mercato, erano costituiti prevalentemente da crediti d’imposta da “sisma bonus” e da ristrutturazione edilizia, maturati su immobili per la maggior parte localizzati in Puglia, mentre i soggetti indagati sono per la maggior parte radicati in Lombardia, Campania, Lazio e Puglia.
Sulla base di tali risultanze, la Procura di Cassino ha ritenuto che, attraverso tali artifizi e raggiri, l’Agenzia delle Entrate sia stata indebitamente indotta in errore procurando così l’ingiusto profitto di ottenere che crediti d’imposta falsi venissero attestati quali esistenti e cedibili a terzi, cagionando, conseguentemente, un danno patrimoniale all’Erario, corrispondente al valore dei crediti d’imposta artefatti complessivamente negoziati, attualmente stimato per un valore di oltre 76 milioni di euro.
“L’operazione svolta – si legge in una nota della Guardia di Finanza – testimonia e valorizza la connotazione di polizia economico-finanziaria investigativa della Guardia di Finanza, impegnata nel contrasto alle frodi in materia di crediti, e finalizzato a garantire la corretta destinazione delle ingenti risorse pubbliche stanziate per sostenere le famiglie e le imprese attraverso un’efficace ed integrata azione repressiva e preventiva, basata sulla constatazione delle indebite compensazioni, sul sequestro preventivo dei crediti d’imposta fittizi e sulla segnalazione per la sospensione delle deleghe di pagamento contenenti falsi crediti d’imposta.
Al contempo, le attività del Corpo che mirano al recupero effettivo alle casse dello Stato delle somme illecitamente non dichiarate, confermano la grande attenzione delle Fiamme Gialle al contrasto delle più pervasive forme evasive, contribuendo a preservare la leale concorrenza tra le imprese e a promuovere prospettive di crescita sane del mercato del lavoro e della produzione, a tutela delle libertà economiche di tutti i cittadini e imprenditori onesti”.