FURTO DI ENERGIA ELETTRICA DA 270 MILA EURO: ATTANASIO PROVA LA STRADA DELLA TRANSAZIONE

Screenshot

Rito direttissimo per l’imprenditore arrestato in flagranza dalla Squadra Mobile di Latina  per l’utilizzo di energia indebitamente sottratta

È iniziato, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, il rito direttissimo che vede sul banco degli imputati l’imprenditore dei supermercati “Decò”, Alfonso Attanasio, 40enne di Latina, difeso dagli avvocati Stefano Iucci e Luca Giudetti.

La Polizia di Stato, lo scorso 17 ottobre, di intesa con E-distruzione, aveva proceduto al controllo del supermercato Decò ubicato a Latina (al Palazzo di Vetro), per verificare l’eventuale allaccio abusivo alla rete elettrica. Il sopralluogo aveva consentito di documentare un allaccio abusivo, perfettamente funzionante, che consentiva di bypassare il contatore erogando, direttamente, all’esercizio commerciale l’energia.

Dopo avere accertato questo primo allaccio, erano scattate contestualmente due ulteriori verifiche presso altrettanti punti vendita, ubicati a Latina (in Via Pio VI) e Roma, riconducibili, anche questi, alla medesima società. Si tratta, per l’appunto, della società del 40enne di Latina, Alfonso Attanasio. Anche queste due verifiche avevano permesso di documentare altrettanti allacci abusivi appositamente installati per consentire l’erogazione agli esercizi sottraendo l’energia, direttamente, alla rete.

Leggi anche:
FURTO DI ENERGIA ELETTRICA AL SUPERMERCATO DI LATINA: ARRESTATO IMPRENDITORE

L’ammontare, monetario, dell’energia sottratta era stato quantificato dalle due società erogatrici, facenti capo a Enel Distribuzione Spa in 270.000 euro, circa: rispettivamente 100.000 euro per i due esercizi ubicati in Latina e 170.000 euro per il terzo esercizio ubicato in Roma.

Sulla scorta dei tre allacci rilevati e della significatività degli importi di energia sottratta, la Squadra Mobile di Latina, guidata dal vicequestore Guglielmo Battisti, aveva tratto in arresto, in flagranza di reato, l’amministratore unico della società che gestisce tutti e tre i punti vendita.

Nell’udienza odierna, l’avvocati Iucci ha deposito la documentazione che attesta che tra Attanasio e le due società erogatrici sono in corso interlocuzioni per arrivare a una transazione. Dapprincipio, Attanasio ha contestato gli importi che avrebbero provocato l’ammanco in Enel Distribuzione Spa, considerata parte offesa nel processo. L’interlocuzioni fra le parti potrebbe portare a una transazione economica che sarebbe pagata da Attanasio, in modo tale da indurre Enel a ritirare la querela così da porre fine al procedimento penale. Ecco perché, in accordo con il giudice La Rosa, è stato concesso un rinvio e il processo riprenderà il prossimo 10 novembre.

Attanasio era stato ristretto lo scorso ottobre in regime di arresti domiciliari presso la propria abitazione a disposizione della competente Autorità Giudiziaria. Durante il primo “step” della direttissima, presso il Tribunale di Latina, il giudice monocratico Simona Sergio aveva convalidato l’arresto, non applicando misure cautelari. L’uomo era stato rimesso in libertà. Respinta la richiesta di arresti domiciliari formulata dal pubblico ministero Marina Marra.

Attanasio, che è anche promotore di un comitato civico contro il degrado al Palazzo di Vetro, non è un nome nuovo alle cronache giudiziarie. Il 40enne di Latina è stato menzionato nella nota inchiesta “Don’t Touch” che portò, con il processo, alle condanne per associazione per delinquere di Costantino “Cha Cha” Di Silvio e i fratelli Angelo e Salvatore Travali, oltreché alla condanna per intestazione fittizia di beni di Gianluca Tuma. L’imprenditore compariva nell’inchiesta perché uno dei sodali del clan Travali, Francesco Viola, era accusato di intestazione fittizia di beni in merito alla gestione di un supermercato riconducibile ad Attanasio.

Inoltre, il 40enne è stato indagato nell’inchiesta della DDA di Roma che ha riguardato i chioschi sul lungomare e dalla quale è stato archiviato. Si tratta della stessa indagine che ha coinvolto la famiglia Zof che, per anni, ha gestito il primo chiosco sul litorale di Latina.

L’imprenditore è un personaggio che non passa inosservato, amando peraltro le auto di lusso, come la Ferrari Portofino di sua proprietà che la Squadra Mobile gli ha sequestrato nel corso dei controlli subiti in seguito al caso dell’energia elettrica rubata. L’auto è stata sequestrata per un illecito di natura amministrativa in quando non sarebbe stata immatricolata regolarmente.

Articolo precedente

PIAZZA INTITOLATA ALLO SQUADRISTA FASCISTA, BRUNI (FDI) RITIRA LA MOZIONE: “TROPPE POLEMICHE”

Articolo successivo

CENTENARIO, LA DISAMINA DI “LATINA CITTÀ PLURALE” SULLA BOZZA DI STATUTO DELLA FONDAZIONE

Ultime da Giudiziaria