PEDOFILIA, LA SENTENZA: “FRATESCHI SELEZIONAVA E MANIPOLAVA LE SUE VITTIME”. SOTTO ACCUSA ANCHE LE CASE FAMIGLIA

Pedofilia, depositate le motivazioni della sentenza con cui Alessandra Frateschi è stato condannato a 12 anni di reclusione

12 anni di reclusione è stata questa, nel luglio scorso, la decisione del giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Morselli, per il l’imputato 51enne Alessandro Frateschi, ex diacono ed ex professore di religione, originario di Terracina, accusato di aver abusato sessualmente di cinque minorenni, tra cui studenti dell’ex scuola dove insegnava: il liceo Ettore Majorana di Latina. Episodi tra il giugno 2018 e il gennaio 2023 in cui i ragazzini venivano abusati sessualmente, persino, in un caso, alla Vigilia di Natale.

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Dopo oltre 90 giorni, per via di una proroga richiesta dal Gip Morselli, sono state pubblicate le motivazioni di una sentenza arrivata con il rito abbreviato secco che ha condannato l’ex docente, difeso dagli avvocati Donatello D’Onofrio e Carlo Fusco, per violenza sessuale aggravata dal fatto che le cinque vittime, al momento dei fatti, erano minorenni. Il Garante dell’infanzia regionale, Monica Sansoni, si era costituito parte civile come le cinque vittime minorenni, assistiti dagli avvocati Nicodemo Gentile, Antonio Cozza e Francesca Giuffrida.

Frateschi, che si trova in carcere, a Latina, prima di essere giudicato, subì l’aggravamento della misura (dai domiciliari al carcere), ricevendo anche la moglie e la figlia, oltreché a due uomini non identificati. Una indagine partita dalla segnalazione del Garante dell’Infanzia rispetto ai messaggi intimi che Frateschi inviava ai suoi alunni del Majorana; messaggi di natura erotica che, al contempo, il docente chiedeva agli studenti. Ne seguì una serie di segnalazioni. e querele dei genitori che portarono al procedimento penale nei confronti del diacono ben addentro alla Diocesi di Latina di cui era funzionario, successivamente sospeso per aver sottratto 50mila euro dalle casse dell’Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero di Latina.

Nelle fasi di indagine, coordinate dalla Procura di Latina, è emerso anche un vasto materiale pedopornografico a disposizione di Frateschi il quale, negli anni, si è “distinto” anche per diversi procedimenti penali per reati finanziari.

Ricostruendo le accuse a carico dell’ex docente, Gup Morselli scrive testualmente che dal racconto di due vittime “risulta confermato che Frateschi “selezionava” gli studenti particolarmente fragili, che vivevano una situazione personale o famigliare di particolare disagio, con i quali, dapprima, instaurava un rapporto confidenziale, approfittando del proprio ruolo di insegnante di relazione. Poi, forte della fiducia riposta in lui dai suoi studenti, cominciava a intrattenere rapporti confidenziali con loro anche fuori dal contesto scolastico, in particolare tramite la piattaforma Instagram, che egli utilizzava per intrattenere conversazioni con i suoi studenti il cui tenore era inizialmente neutro; dopodiché si faceva sempre più ambiguo, fino ad arrivare all’invio di foto erotiche o all’inoltro di battute a sfondo sessuale“.

Sottolineata dal giudice anche la maturità di uno dei minorenni che, ad un certo punto, con coraggio, denuncia “per evitare che altri ragazzi potessero divenire destinatari” delle condotte di Frateschi “invadenti e moleste”. Il 51enne, peraltro, come evidenziato in sentenza, aveva avuto in affidamento due fratelli minorenni (femmina e maschio). Padre di famiglia e uomo di Chiesa appariva la persona giusta. Nei confronti di uno di loro, però, ci furono abusi sessuali tanto da vedersi tolto l’affidamento. È per tale ragione che i Carabinieri della Compagnia di Latina hanno escusso una suora, responsabile della Casa Famiglia a Terracina dove erano collocati i due fratelli. La medesima suora era a conoscenza che il fratello più piccolo, appena 13 anni, aveva raccontato di essere stato molestato da Frateschi con “attività” di natura masturbatoria. Un contesto avvenuto quando la struttura era retta da un’altra suora.

La figura che ne esce è quella di un uomo pronto a tutto pur di sfogare la sua sessualità con i minorenni. Per il giudici veridici sono i racconti dei ragazzi, mentre inverosimile è la versione offerta da Frateschi che è arrivata a tal punto da dire che le sue frasi sull’organo genitale di una vittima erano state proferite perché il ragazzo avrebbe avuto improbabili problemi. Il Gup Morselli, in riferimento a Frateschi, scrive di “falsità delle dichiarazioni“: il 51enne ha “evidentemente tentato in modo maldestro, prima, di manipolare in ragazzi che aveva preso di mira, scegliendo quelli particolarmente fragili e che in lui ponevano fiducia; poi di manipolare una delle vittime per evitare denunce“, profilando persino il suicidio della moglie nel caso si fosse venuto a sapere qualcosa dei suoi comportamenti.

In un caso, una delle vittime ricorda di come Frateschi, a casa sua, dopo aver spento la televisione, gli mostrò un atto sessuale di masturbazione tra lui e un prete che aveva fatto parte della Chiesa di Terracina, conosciuto dalla stesso giovane. Un video mostrato da Frateschi per indurlo “a convincersi di come tale perversa attività sessuale rappresentasse la normalità per gli uomini e quindi anche per loro due“.

Il giudice evidenzia inoltre “la tendenza a mistificare le proprie intenzioni” da parte di Frateschi: tendenza dimostrata anche in ambito giudiziario. Ciò è indicativo “della manipolazione che è stato in grado di esercitare sui minori, affidati alle sue cure in virtù del ruolo ricoperto, al fine di ottenere il soddisfacimento delle proprie perversioni sessuali“.

Frateschi “era solito abusare del proprio ruolo di adulto” e del “suo ruolo di religioso”. Era solito adulare e circuire i suoi alunni, ad esempio, “facendoli sentire amati e apprezzati…per fargli abbassare le difese e renderli impotenti e increduli nel momento in cui compiva atti sessuali di cui i minori erano soggetti passivi, spiazzati, inermi e intimoriti“.

Li faceva entrare nel suo “circolo privato ed esclusivo di amici intimi, trattando i minori da adulti, per poi “mandare le sue foto con il pene in erezione, accompagnate da commenti“.

Ma ad essere rimarcato è l’episodio del minorenne prima affidato ai Frateschi e poi tornato nella casa famiglia poiché molestato: “Lascia basti – scrive il Gup – il fatto che il minorenne, rivoltosi a due case famiglia, di cui una a Terracina, per ricevere protezione, non l’abbia ricevuta e sia rimasto in attesa della evoluzione giudiziaria di una denuncia che le operatrici delle case famiglia gli avevano assicurato di aver presentato, e che invece sembra essere caduta nel nulla“.

C’è di più. Frateschi fu tutelato dalla case famiglia e “lungi dall’essere allontanato dai suoi incarichi religiosi ed educativi è stato avvisato in modo tale che potesse esercitare pressioni sul minore per farlo desistere dal presentare una denuncia“. È solo grazie alla segnalazione della Garante dell’Infanzia che è emersa “la gravità dei fatti compiuti ai suoi danni”.

L’imputato, si legge nella sentenza, “ha cercato, in modo piuttosto goffo e ben poco credibile, di dare una lettura diversa” degli episodi contestati, cercando di far credere di aver avuto “un mero intento altruistico” nei confronti dei ragazzini. Per i suoi comportamenti, Frateschi “non ha mostrato alcuna rivisitazione critica, né alcun pentimento, preferendo evocare pretestuose e mistificatrici versioni dei fatti”. Il suo è stato “un unico disegno criminoso, quello di trovare soddisfazione dai rapporti sessuali con soggetti minorenni maschili“.

Ciò che rimane è il forte disagio provocato nei giovani, avendo provocato in loro “danni, quantomeno morali, nella forma di chiusura in se stessi”. Invece di essere pinti di riferimento, Frateschi “ha approfittato”.

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