INTERDETTI DI ABC: “UN SISTEMA DI ILLEGALITÀ”. L’EX DG ALLE PRESE CON LE RICHIESTE DEL “CETO POLITICO”

Inchiesta Abc, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina ha disposto sette interdittive

Il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Latina, guidato dal tenente colonnello Antonio De Lise, ha dato esecuzione alla misura cautelare personale interdittiva, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Laura Morselli, della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio nei confronti di 3 funzionari dell’Azienda per i Beni Comuni di Latina (ABC), di cui uno non più in carica, e del divieto temporaneo di contrattare con la Pubblica Amministrazione nei confronti di 4 imprenditori, in entrambi i casi della durata di 12 mesi, tutti ritenuti, a vario titolo, presunti responsabili di turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio e frode nelle pubbliche forniture.

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Ad essere destinatari delle interdittive, disposte per il pericolo di inquinamento probatorio, sono i due funzionari di ABC, Paola Del Mastro e Stefano Berna, oltreché all’ex direttore generale dell’azienda speciale che si occupa della raccolta e dello smaltimenti dei rifiuti a Latina, Silvio Ascoli. Gli imprenditori raggiunti dalla misura cautelare che gli vieta di lavorare con la Pubblica Amministrazione sono il titolare di fatto della Scau Ecologica srl e amministratore unico della Era Ecologica srl, Emilio Tullio, l’imprenditore di Agro Verde/Giardini di Gaia Paolo Picicco:, il Presidente e amministratore delegato della Achab srl, Paolo Silingardi e l’amministratore unico della società Like srl, Franco Fioroni.

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L’indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo, coordinati dal Procuratore Capo Giuseppe De Falco e dai sostituti Daria Monsurrò e Giorgia Orlando, si è concentrata su diverse gare d’appalto e spacchettamenti delle stesse gare d’appalto affidate poi direttamente o comunque a ditte di imprenditori che si mettevano d’accordo tra di loro per ottenere il servizio.

In tutto sono 14 gli indagati. Il Gip Morselli ha respinto la richiesta di applicazione di interdittiva a carico dell’imprenditore Luca Capuani, nonché nei confronti di Roberto Boccardi, Marco Spelozzo e Andrea Di Bitetto. Salvati dalle interdittive, ma ritenute “attinti da gravi indizi di colpevolezza”.

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Per quanto riguarda le sette persone raggiunte da misura interdittiva, il Gip Morselli sottolinea come “non residuano dubbi in ordine alla responsabilità degli indagati”. Il magistrato ricorda, in riferimento alla funzionaria Del Mastra, come già l’Autorità Nazionale Anticorruzione, nel 2017, aveva rilevato diffuse anomalie nell’attività contrattuale:
carenza nella predisposizione degli atti di gara;
frequente ricorso a impropri frazionamenti dell’appalto per giungere sotto la soglia comunitaria; mancata o carente esplicitazione negli interventi affidati con procedura negoziata senza bando e negli interventi affidati direttamente; ingiustificato ricorso a tempi particolarmente brevi per la presentazione delle offerte; descrizioni sommarie e generiche svolte dalle commissioni di gara; carenze e omissioni nella fase di verifica dell’esecuzione del contratto.

Dirimenti, per le valutazioni del Gip, sono state le relazioni del consulente della Procura di Latina la quale, a fine dicembre 2022, aveva proposto persino gli arresti per diversi degli indagati, tra cui l’ex Dg Ascoli.

Secondo il consulente, tra le altre, sono critiche le gare seguenti: fornitura di sacchi necessari alle utenze domestiche e non domestiche per la raccolta differenziata in ragione di un affidamento aggiudicato dalla ditta Scau Ecologica srl di uno degli imprenditori raggiunti da interdittiva; servizio di distribuzione delle attrezzature e dei sacchi alle utenze domestiche e non domestiche per l’avvio della raccolta differenziata porta a porta.

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Gli inquirenti, secondo il Gip, hanno accertato “i plurimi profili di illegittimità che hanno caratterizzato, In modo sistematico e continuativo, gli affidamenti/gare di cui alle imputazioni”. Le gare e gli affidamenti erano, in sostanza, “il frutto di deliberati accordi collusivi meglio descritti negli addebiti provvisori, ovvero di un modus operandi illecito, volontariamente posto in essere da una pluralità di soggetti in accordo fra loro”. Infatti, “le indagini hanno consentito di accertare che vi era un gruppo di referenti dell’ente pubblico “ABC” costituito, principalmente, dall’Ascoli, dalla Del Mastro, dal Berna, e, talvolta, dall’Alfano (nda: avvocato Gianluca Alfano, uno dei 14 indagati) che, nelle rispettive qualità, si accordavano e intervenivano nelle procedure di affidamento di beni e servizi da eseguire a favore della ABC”.

L’accordo illecito si sarebbe esplicitato tramite diverse omissioni o azioni di natura volontaria come predeterminare “i soggetti cui aggiudicare le procedure di acquisto di mezzi, di fornitura di sacchi per la raccolta differenziata all’interno del Comune di Latina, di affidamento del servizio di distribuzione all’utenza dei sacchi e mezzi per la raccolta differenziata, del servizio di diserbo dall’interno del comune di Latina.

Ad essere invitati sarebbero stati sempre gli stessi soggetti e i funzionari avrebbero agito al fine di non far ruotare funzioni e compiti, come ad esempio le nomine nelle commissioni di gara sempre ricadenti nelle figure di Ascoli e Del Mastro.

Gli stessi funzionari di ABC “fornivano al medesimo gruppo di imprenditori privati informazioni privilegiate sulle gare in corso di esecuzione, sulla eventuale partecipazione di altri soggetti, sui requisiti previsti nel bando”. Di seguito “una volta affidato l’acquisto dei beni/servizi forniture agli imprenditori “predestinati” e prescelti dai vertici ABC (ovvero dalla cerchia Del Mastro-Berna-Ascoli-Alfano), questi avrebbero proceduto al sub appalto (anche di frazioni dell’oggetto dall’appalto) a favore di coloro che desistevano dal partecipare alla gara, presentare offerte o anche integrarle nei modi necessario, in modo da eliminare ogni possibile concorrenza”. Il Gip parla di affidamenti “pilotati” sin dalla loro origine “in contrasto con le regole dell’evidenza pubblica, pur di agevolare tali imprenditori”.

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In particolare, Ascoli favoriva gli imprenditori amici, secondo il Gip Morselli, e, pur di accelerare lo svolgimento di affidamenti e gare, in modo da compiacere il ceto, spingeva perché tutto si compisse. “L’Ascoli ripete, poi, al Silingardi la volontà del Sindaco Coletta, il quale, dopo essere stato screditato per la sua gestione, anche per avere istituito l’ABC, vuole ora intensificare la comunicazione per una sua maggiore visibilità in prospettiva delle prossime elezioni “ovviamente questa per una tornata elettorale”, e gli interlocutori valutano come giustificare i fondi della comunicazione impegnati per sollecitazione del sindaco Coletta”.

Del Mastro e Berna invece agivano, secondo il magistrato, per ottenere regalie di vario tipo come pranzi, profumi, posti di lavoro olio e in un caso anche soldi rifiutati per aver saputo dell’indagine in corso, in quanto, come noto, la Procura chiese una proroga alle indagini.

Secondo il giudice per le indagini preliminari, “non sussiste, allo stato, alcune elemento concreto a favore degli indagati”, neanche dopo gli interrogatori di garanzia svolti a novembre scorso, né dopo aver letto la corposa memoria presentata dall’ex dg Ascoli le cui argomentazioni difensive appaiono destituite di fondamento. Demolite anche le tesi difensive degli imprenditori come ad esempio quelle di Fioroni che “ha negato in modo del tutto illogico ed inverosimile insieme a quella relativa all’accordo raggiunto con il Silingardi e con i coindagati in merito al “sub appalto” in suo favore in ragione del quale non aveva presentato direttamente delle offerte, nonostante il chiaro contenuto delle intercettazioni”.

Il Gip Morselli descrive la situazione come qualcosa che “ha assunto le caratteristiche di un vero e proprio sistema, radicatosi nell’ampio arco temporale dipanatosi da agosto 2019 fino almeno sino al settembre 2021, con le condotte riguardanti la gara europea per il servizio di diserbo e gli ultimi affidamenti diretti alla società formalmente amministrata da Luca Capuani”. È in questi affidamenti che sono emersi contesti “di illegalità diffusa caratterizzante le procedure di acquisizione di servizi, forniture e offerte in ABC, frutto di accordi collusivi che hanno avuto il loro punto di riferimento nella Del Mastro (forte della pregressa esperienza nel settore e dei contatti maturati nell’ambito delle società riconducibili alla famiglia Colucci, titolari della Unendo, soci di minoranza della Latina Ambiente”).

Secondo il magistrato, Ascolti lavorava “per soddisfare le richieste del ceto politico e garantirsi la conferma della propria nomina”, mentre Del Mastro e Berna “per ottenere l’assunzione dei figli di lei nella società ACHAB , o per ottenere regali quali olio extravergine di oliva, profumi e cene”. Gli imprenditori privati, invece, brigavano “per ottenere indebitamente l’aggiudicazione delle procedure, alterate dalle condotte collusive, o per vedersi affidati i relativi servizi”.

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