Reset, proseguono le arringhe difensive per gli imputati del processo che contesta l’associazione mafiosa a diversi membri del clan Travali/Di Silvio
C’era sicuramente nell’aria la sentenza di Cassazione che ieri, 18 dicembre, ha annullato la condanna per associazione mafiosa finalizzata allo spaccio di droga a carico di Giovanni Ciaravino, considerato uno dei membri del clan Travali e pusher al servizio del sodalizio. Ciaravino, che aveva scelto il rito abbreviato, dovrà essere giudicato in un Appello bis. Eppure, la sentenza potrebbe essere fatta presente già domani da qualcuno degli avvocati del collegio difensivo. L’accusa dell’associazione mafiosa è l’obiettivo delle difese che puntano a farla cadere e la sentenza su Ciaravino costituisce un possibile grimaldello per infiacchire le contestazioni della Direzione Distrettuale Antimafia.
Oggi, le arringhe difensive sono proseguite con le posizioni di Corrado Giuliani, difeso dall’avvocato Giovanni Codastefano, Davide Alicastro, difeso dall’avvocato Leone Zeppieri, l’ex poliziotto della Squadra Mobile di Latina, Carlo Ninnolino, difeso dall’avvocato Silvia Siciliano, Valentina Travali, difesa dall’avvocato Virginia Ricci, Fabio Benedetti, difeso dagli avvocati Sandro Marcheselli e Massimiliano Nicotra, e, infine, Antonio Peluso, assistito dall’avvocato Giovanni Sarnataro.
Anche per Alicastro e Benedetti – ma è probabile che sia un refrain delle difese – è stato sostenuto che che si deve provare che abbiano realizzato azioni utili a rafforzare l’associazione mafiosa dei Travali. La tesi difensiva è che non ci sono intercettazioni tra gli associati in cui si parla di affari di smercio di droga, al massimo contatti Whatsapp. In alcuni casi, come per Benedetti, non ci sono contatti, se non le dichiarazioni dei due collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino, ex affiliati al clan e già condannati con sentenza passata in giudicato per aver fatto parte dell’associazione mafiosa.
Per quanto riguarda il poliziotto Carlo Ninnolino, l’avvocato Siciliano ha ricordato che fu sospeso dal servizio per 2 anni e 2 mesi e che nel 2020 fu assolto definitivamente nel processo Don’t Touch in cui gi venivano contestate le accuse di associazione per delinquere e rivelazione di segreto d’ufficio. Ninnolino era accusato di aver passato notizie d’indagine al clan Travali. Le stesse accuse, in circostanze diverse, per cui è imputato ora, solo che il reato contestato è corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. La difesa ha messo in dubbio le dichiarazioni dei pentiti, definendo Renato Pugliese “un bugiardo”.
Come noto, la scorsa settimana sono state chieste le condanne a carico del clan Travali: oltre quattro secoli di carcere. Domani, 10 dicembre, una nuova udienza che si preannuncia fiume con diversi avvocati pronti con le arringhe difensive.