Maltrattamenti ed estorsione ai danni dei genitori. Al processo che vede sul banco degli imputati un giovane, i parenti ritrattano
Hanno ritrattato “in toto” le denunce fatte contro il figlio, un ventenne di Fondi che, lo scorso giugno, è stato arrestato dai poliziotti del Commissariato di Fondi per maltrattamenti ed estorsione ai danni dei genitori. Oggi, 17 dicembre, si è celebrata un’udienza del processo che lo vede imputato, difeso dall’avvocato Emanuele Farelli, dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Roberta Brenda.
Ad essere ascoltati come testimoni dell’accusa i genitori e la cugina dell’imputato, entrambi denuncianti il fatto che il loro parente li aveva vessati per ottenere in cambio i soldi per l’acquisto della droga. Tuttavia, interrogato dal pubblico ministero, i parenti dell’imputato hanno negato tutto, spiegando di averlo denunciato per un solo motivo: “Volevamo salvarlo dalla droga”.
Il suo primo arresto risale a sabato 22 giugno, quando i poliziotti sono intervenuti su richiesta del padre, che, intimorito dalla condotta del figlio, aveva allertato il numero unico di emergenza 112. Il ragazzo, infatti, si era recato presso l’abitazione dei genitori, chiedendo insistentemente di entrare, pretendendo dai genitori il denaro e tentando addirittura di sfondare il portone dell’abitazione. Al rifiuto dei genitori, il ragazzo aveva iniziato a minacciarli di morte, mimando il gesto di una pistola, per poi spostarsi e dirigersi verso casa di una cugina, anche qui con l’intento di farsi consegnare del denaro, salvo poi allontanarsi nuovamente.
Individuato dai poliziotti, il giovane era stato accompagnato presso gli Uffici di polizia dove si erano recati nel contempo anche le vittime. Sia i genitori che la cugina avevano denunciato le condotte del ragazzo, il padre aveva altresì raccontato che nella notte precedente il figlio, armato di coltello, gli aveva richiesto dei soldi che il medesimo padre gli aveva consegnato per il timore che potesse far del male agli altri familiari presenti in casa.
Lo stesso scenario era stato denunciato dalla madre, anche lei minacciata di morte sotto le continue richieste di denaro del figlio, schiavo del vizio della droga e del gioco. Le informazioni fornite dalle vittime e i riscontri acquisiti dai poliziotti avevano delineato un quadro di condotte violente subite dai familiari del giovane, soggetto particolarmente pericoloso e instabile, che ne avevano portato all’arresto per maltrattamenti ed estorsione e alla denuncia in stato di libertà per la rapina ai danni del padre.
Il sostituto procuratore di turno, Marina Marra, aveva così disposto che il ragazzo fosse condotto presso il carcere di Latina, in attesa di convalida. Il 25 giugno, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, aveva convalidato l’arresto, rimettendo in libertà il giovane e disponendo nei suoi confronti il divieto di avvicinamento a padre, madre e cugina.
Dopodiché il ragazzo, violando questo divieto, era finito di nuovo in carcere. Processato per direttissima dal giudice Mario La Rosa, il giovane ha rimediato una condanna a 4 mesi di reclusione.
Oggi, l’udienza del processo principale nella quale si è consumata la clamorosa ritrattazione da parte dei testimoni denuncianti: il padre, la madre e la cugina. Una ritrattazione che potrebbe costare caro a tutti e tre, dal momento che il pubblico ministero, sollecitato anche dal giudice monocratico, ha chiesto che gli atti siano acquisiti e trasmessi in Procura per valutare la falsa testimonianza.
Il processo è stato rinviato al prossimo anno. Intanto, sulla base della ritrattazione delle accuse, l’avvocato Farelli ha chiesto al giudice Brenda la revoca della misura cautelare del carcere dove è tuttora ristretto il giovane di Fondi.