Omicidio Desiree Mariottini: si è concluso in primo grado il processo per calunnia per uno dei quattro aguzzini
Il giudice del Tribunale di Roma, Maria Rubera, ha condannato a 2 anni di reclusione uno dei quattro aguszzini di Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina morta la notte del 19 ottobre 2018 nel tugurio di San Lorenza a Roma, dopo essere stata drogata e stuprata. Ad essere condannato, anche alle spese per 2.500 euro, è Youssef Salia, che l’unico tra i quattro ad aver subito la pena dell’ergastolo nel processo per omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori.
Il reato contestato era quello della calunnia. Il ghanese era stato rinviato a giudizio, a giugno 2021, dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma Roberta Conforti.
Fu Salia, infatti, a denunciare nell’ottobre 2019, a processo in corso, i genitori della giovane di Cisterna di Latina per abbandono. Secondo l’uomo – questo era in sintesi il concetto – se il padre e la madre di Desirée fossero stati presenti, la 16enne non si sarebbe mai recata nel tugurio di Via dei Lucani a San Lorenzo a Roma dove, nella notte del 19 ottobre 2018, ha trovato la morte prima di aver assunto droga e subito violenze sessuali.
Salia giurava di non aver firmato coscientemente quella denuncia contro i genitori e i nonni di Desy ma di averlo fatto a sua insaputa poiché, in un’udienza dell’ottobre ’19, il suo avvocato non c’era, sostituto da un altro. L’uomo avrebbe apposto una firma un foglio senza sapere che si trattava di una denuncia querela a carico dei genitori della giovane uccisa a Roma. E non è stato sufficiente che tramite il suo avvocato aveva poi rimesso la denuncia. Per il giudice, Salia meritava un processo per calunnia perché sapeva di dire il falso accusando i genitori di Desy di abbandono.
Ora, è arrivata la condanna per Salia il quale, dopo i fatti del 2018, era fuggito di Roma. Furono le Squadre Mobili di Foggia e Roma a catturarlo all’interno della zona denominata “ex pista” di Borgo Mezzanone, a Foggia. L’attività di individuazione dell’uomo fu possibile grazie alle intercettazioni telefoniche avviate, immediatamente dopo il delitto, dalla Squadra Mobile di Roma che localizzò il cellulare del fuggitivo nel foggiano, precisamente nella frazione di Foggia.
Subito dopo la cattura, fu effettuata un’accurata perquisizione all’interno della baracca all’interno della quale era stato rinvenuto il telefono cellulare intercettato dalla Squadra Mobile di Roma e svariato quantitativo di stupefacente, ovvero 11 chili di marijuana suddivisi in 50 pacchi, 194 grammi di hashish suddivisi in 3 pezzi, due buste di resina per un totale di 122 grammi e 4 dosi di metadone; inoltre fu rinvenuta una pistola giocattolo e un bilancino di precisione. Tutto lo stupefacente era stato trovato nell’esclusiva disponibilità di Salia che si trovava solo nell’abitazione di fortuna.