OMICIDIO GIANNI, LE PAROLE DELLA SORELLA DEL KILLER: “LA EX DI MIO FRATELLO HA MINACCIATO DI TAGLIARMI LA GOLA”

Marco Gianni
Marco Gianni

Omicidio di Borgo San Donato a Sabaudia, nuova udienza nella Corte d’Assise del Tribunale di Latina dove si celebra il processo al killer di Marco Gianni. È accusato di aver sparato e ucciso il 31enne allenatore di pallamano

È ripreso il processo per l’omicidio di Marco Gianni, il 31enne di Pontinia, imprenditore del vivaio di Sabaudia e allenatore di pallamano, ucciso a colpi di fucile il 13 aprile 2023 (all’interno del vivaio che gestiva a Borgo San Donato) dall’ex marito della compagna, Riccardo Di Girolamo.

Davanti alla Corte d’assise, presieduta dal giudice Gian Luca Soana, a latere il collega Paolo Romano, e la giuria popolare, è stata conclusa la testimonianza dello psichiatra Peppino Nicolucci, chiamato dalla difesa di Di Girolamo, assistito dall’avvocato Fabrizio Cassoni, a fornire una consulenza sullo stato mentale del killer.

Lo psichiatra, già nella scorsa udienza, aveva spiegato che, dopo aver analizzato l’imputato in un colloquio in carcere, quest’ultimo, subito dopo l’arresto, era risultato essere dipendente di cocaina e alcol, oltreché ad assumere, tramite la certificazione del Sert e del proprio medico curante, un farmaco stabilizzante dell’umore: l’anti-epilettico Depakin.

Secondo il consulente della difesa, Di Girolamo soffre di disturbo personalità, bipolarità aumentata dall’uso di alcol e cocaina e di un parziale vizio di mente. “Aveva un atteggiamento risentito e rivendicativo”, ha spiegato il consulente medico, acuito anche da idee di persecuzione amplificate dall’uso di droghe e alcol. “Era incapace a capire la sua situazione“.

Tutti concetti ribaditi oggi dallo psichiatra che ha depositato formalmente la sua consulenza con tanto di relazione dello psicologo. Il secondo testimone di giornata è stato un ingegnere esperto nel mappare le telefonate. Secondo questo consulente della difesa, tra Di Girolamo e Gianni ci sarebbe stato un solo contatto telefonico, tra le telefonate intercettate negli atti dell’indagine. In 270 chat, un solo contatto tra la vittima e il killer. Un aspetto che alla difesa è servito per tentare di difendere l’imputato dalla nuova accusa formulata nella scorso udienza dal pubblico ministero Daria Monsurrò. Si tratte del reato di atti persecutori al quale Di Girolamo deve rispondere, oltreché a quello principale di omicidio volontario.

L’ultima testimonianza è stata quella emotivamente più difficile. A parlare, in qualità di testimone, davanti a tutti i parenti, gli amici e l’ex compagna, Giada Roscioli, di Marco Gianni, c’è la sorella maggiore di Riccardo Di Girolamo. Denunciata dalla Roscioli per stalking, insieme al marito e alla madre, il suo procedimento è stato archiviato. Ad ogni modo, tra la famiglia di Di Girolamo e Roscioli i rapporti sono complicati, tanto per usare un eufemismo: basti pensare che nel corso del processo, così come ricordato oggi in aula la sorella, si è verificato un fatto finito in una relazione del Tribunale e in denunce incrociate.

Roscioli, dopo aver testimoniato nella prima udienza, imbeccata da parenti e amici di Di Girolamo, avrebbe fatto il segno di tagliare la gola alla sorella di Di Girolamo. Per tale episodio, la donna è stata denunciata, così come la sorella del killer sarebbe stata denunciata a sua volta da Roscioli sempre per il reato di minacce.

La sorella dell’omicida ha spiegato di aver conosciuto in vita Marco Gianni e naturalmente di conoscere Giada Roscioli, sua ex cognata in quanto ex compagna del fratello. Abitavano tutti nello stesso complesso a Pontinia e la sorella dell’imputato, nel rispondere alle domande del Pm Monsurrò che l’ha incalzata, ha spiegato che tutto è sempre stato tranquillo. Al massimo, qualche lite tra Roscioli e Di Girolamo, seppure nella norma: “Litigi che ci stanno in un coppia, magari per problemi economici”.

Dopo l’omicidio, i rapporti tra Giada Roscioli e la famiglia dell’imputato sono azzerati, tanto che, come motivo di ulteriore astio, ci sarebbe l’impossibilità da parte della famiglia di Di Girolamo di vedere i nipoti. Eppure la sorella ha spiegato che, prima dell’omicidio, i due ex coniugi si sarebbero separati nel 2019 senza nessun trauma e che addirittura la presenza di Marco Gianni, ex amico di Di Girolamo e nuovo compagno di Roscioli, non avrebbe mai costituito un problema: “Mio fratello – ha detto la sorella dell’imputato – diceva: meglio che i miei figli stanno con Marco che con altre persone“. Una circostanza straniante se si pensa che, nel 2023, lo stesso uomo ha ucciso a fucilate l’allenatore di pallamano. Peraltro, nella sua testimonianza avvenuta ad ottobre, Giada Roscioli, confermando quanto venuto fuori nel corso dell’indagine, ha spiegato che Di Girolamo avrebbe dovuto firmare dall’avvocato l’accordo per la separazione e il mantenimento dei figli il 12 aprile 2023 (ossia quattro anni dopo che si erano lasciati). Quel giorno, come confermato dalla donna in aula, Di Girolamo chiamò l’avvocato per posticipare l’incontro al 14 aprile 2023. In mezzo, il 13 aprile 2023, ossia il giorno dell’omicidio del nuovo compagno della donna, Marco Gianni.

Nella routine, la sorella ha, invece, sottolineato che suo fratello Riccardo non ha mai fatto menzione, in termini astiosi, del rapporto tra Gianni e Roscioli: “Era sereno anche quando lei andò via definitivamente dalla casa in cui vivevano, dal momento che era la seconda volta”. La sorella sapeva anche che il fratello faceva uso di alcol, droghe e psicofarmaci, né però ha mai saputo che Riccardo Di Girolamo avesse picchiato la ex moglie.

Del fatto che il fratello fosse bipolare e seguito da uno psicologo, la sorella non sapeva, invece, niente. Tuttavia, secondo il suo racconto, Di Girolamo le ha detto, dopo la separazione da Roscioli, che con la ex faceva uso di cocaina e che persino Marco Gianni era dedito all’utilizzo di sostanza stupefacenti. “Come fa dirlo?”, le chiede l’avvocato di parte civile, Stefano Ciapanna: “Erano amici di merenda”. Una dichiarazione, quest’ultima, che ha provocato un certo disappunto in aula, così come il fatto di descrivere la separazione tra Di Girolamo e Roscioli un passaggio calmo e non burrascoso.

Il processo è stato rinviato al prossimo 4 febbraio. In quella data, ci sarà la chiusura dell’istruttoria e la discussione, con la richiesta di condanna per Di Girolamo da parte del pm Daria Monsurrò.

Come noto, nel processo, si sono costituiti parti civili i famigliari di Marco Gianni, assistiti dall’avvocato Giamila Dezio, e la compagna della vittima, nonché ex moglie del killer, Giada Roscioli, difesa dal succitato avvocato Stefano Ciapanna.

Leggi anche:
UCCISO A FUCILATE NEL VIVAIO, UN AMICO DI GIANNI: “MI DISSE CHE DI GIROLAMO LO MINACCIÒ: “TI SPARO”

Articolo precedente

SEZZE, L’ASILO NIDO COMUNALE “DON LORENZO MILANI” COMPIE 10 ANNI

Articolo successivo

GLI STUDENTI GUIDANO LA VISITA AL CONSORZIO DI BONIFICA

Ultime da Giudiziaria