“RESET”, IL PROCESSO AL CLAN TRAVALI/DI SILVIO IN VOLATA: IL 9 DICEMBRE LA REQUISITORIA DELL’ANTIMAFIA

Da sinistra: Alessandro Zof, Gianluca Ciprian, Costantino “Cha Cha” Di Silvio, Angelo “Palletta” Travali e Francesco Viola. Sono tutti accusati dalla DDA di far parte del medesimo Clan Travali

“Reset”, agli inizi del prossimo anno si concluderà il processo che vede alla sbarra i 30 imputati, molti dei quali accusati di aver costituito a Latina un’associazione mafiosa

L’impresa di arrivare a sentenza prima delle vacanze di Natale non sarà soddisfatta, ma il III collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa – a latere i colleghi Paolo Romano e Roberta Brenda, che ha sostituito Simona Sergio – ha stabilito l’ultima calendarizzazione per “Reset”, il processo che contesta l’associazione mafiosa al clan Travali/Di Silvio” di Latina.

Giovedì prossimo, 5 dicembre, si concluderà l’istruttoria, quando verrà ascoltato per l’ultima volta uno degli investigatori della Squadra Mobile che ha partecipato sia all’inchiesta “Reset”, sia all’indagine madre, denominata “Don’T Touch”, la quale, nel 2015, smantellò il gruppo capeggiato dai fratelli Angelo e Salvatore Travali e Costantino “Cha Cha” Di Silvio.

Lunedì 9 dicembre, i pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia, Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri, procederanno alla requisitoria che ripercorrerà la storia del clan, gli episodi contestati tra estorsioni e spaccio, fino a chiedere le condanne per i presunti associati. Dopodiché da giovedì 12 dicembre inizieranno le arringhe difensive da parte degli avvocati che si dovrebbero concludere il 20 dicembre, con una casella eventuale lasciata libera all’antivigilia di Natale: il 23 dicembre.

A inizio anno, le repliche dei Pm, con una data possibile da cerchiare per la sentenza definitiva: 9 dicembre 2025. A quella data, si dovrebbe essere concluso un processo lungo, con 30 imputati, di rilevanza per la città di Latina e che ha visto due anni – 2022 e 2023 – in cui le udienze sono procedute a rilento. Un processo che alla fine sarà durata circa 40 udienze.

Nell’udienza odierna, invece, è stato sentito come testimone un ex investigatore della Squadra Mobile, vice coordinatore della sezione antidroga, il quale partecipò attivamente all’inchiesta “Don’t Touch”. Chiamato dall’avvocato Silvia Siciliano, che difende l’ex poliziotto della Mobile di Latina, Carlo Ninnolino, accusato di favoreggiamento al clan (nel processo “Don’t Touch”, accusato dello stesso reato, è stato assolto in Corte d’Appello) l’agente di Polizia ha relazionato sulla microspia piazzata nel 2014 dentro l’auto di Francesco Viola e sulla telecamera installata nella sede del Latina Calcio, all’epoca presieduto dall’ex deputato di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta, e vero avamposto cittadino del clan. Il calcio, in quegli anni belli del Latina in Serie B, era utilizzato come veicolo di dominio nel tessuto cittadino di Latina. Peraltro, in uno degli episodi contestati nel processo “Reset”, un giovane viene costretto a pagare una “tassa” al clan per aver ottenuto autografi sulla maglietta del Latina Calcio.

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L’ex poliziotti ha ribadito, per quanto riguarda la microspia sull’auto di Viola, quanto spiegato da Ninnolino quando è stato ascoltato come imputato. Secondo questa versione, non sarebbe stato Ninnolino ad avvertire Agostino Riccardo e quindi il sodalizio della microspia, bensì l’eccesso di zelo di due agenti della Squadra Mobile che chiesero conto dell’auto di Francesco ad un elettrauto vicino ai tifosi del Latina Calcio e al clan. Il poliziotto ha però ammesso di aver visto, in una occasione, parlare a tu per tu Agostino Riccardo e Ninnolino.

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