Morto schiacciato da un rullo all’interno di un’azienda a Terracina, prosegue il processo per omicidio colposo
È proseguito il processo che vede sul banco degli imputati il 45enne imprenditore agricolo di Terracina, Gianluca Palma, accusato dell’omicidio colposo del nipote di 4 anni. L’uomo, difeso dall’avvocato Francesco Pietricola, è accusato di non aver vigilato nel capannone dove il bambino è morto dopo essere rimasto incastrato in rullo trasportatore adibito alla lavorazione degli ortaggi.
Ad essere escussi dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Roberta Brenda, i genitori del bambino i quali, nel corso della testimonianza, nel ricordare il figlio si sono commossi e non hanno trattenuto le lacrime. I genitori, che non si sono costituiti parti civili, hanno spiegato che le famiglie vivevano tutti insieme in una villa separata dall’azienda agricola da una recinzione. È all’interno del capannone che c’era il nastro trasportatore che, in quel periodo dell’anno – settembre – non era in uso da parte della cooperativa agricola.
La tragedia si è consumata in una frazione di secondo. Poco prima, lo scenario era dei più tranquilli: la madre del bambino stava parlando in giardino con la sorella, nonché moglie dell’imputato. Vicino a loro nel cortile, il bambino di 4 anni e la sorella maggiore. I bambini decidono di recarsi con le biciclette nei pressi dell’adiacente capannone e, purtroppo, di entrarci dentro. All’interno del fabbricato, la tragedia. Uno dei bambini decide di azionare il nastro trasportatore e il più piccolo ci finisce dentro per rimanere incastrato e morire sul colpo.
Quando la sorellina chiama madre e zia, le adulte si accorgono che il nastro era già fermo. Segno che probabilmente la sorellina, vedendo il fratello incastrato, ha provato a fermare tutto per impedire, invano, la tragica fine del fratellino.
La difesa dell’imputato ha inoltre prodotto la visura che attesta come Palma, all’epoca dei fatti, non fosse a capo della cooperativa agricola, ma solo proprietario del capannone. La tesi è che non poteva essere responsabile di un macchinario utilizzato da una cooperativa che aveva in uso il macchinario. Ad ogni modo, la madre del bambino ha ripetuto più volte che non si capacita di come possa essere processato il cognato: per la famiglia è stata una fatalità e nessuno attribuisce all’uomo la responsabilità di una tragedia non sanabile. Il processo è stato rinviato al prossimo 9 gennaio quando saranno ascoltati altri testimoni, tra cui il fratello dell’imprenditore imputato.
LE ACCUSE – Sei anni fa, il bambino, una volta entrato, insieme alla sorellina, nel capannone della cooperativa agricola, inavvertitamente rimase schiacciato nel rullo di un macchinario, dapprima con le braccia, poi con tutto il corpo. Rimasto gravemente ferito con fratture multiple, il bambino di 4 anni morì il giorno dopo: il 13 settembre 2018.
Avviate le indagini dai Carabinieri di Terracina, alla fine è stato il pubblico ministero Antonio Sgarrella a chiedere il rinvio a giudizio per lo zio del bambino. Gianluca Palma, l’imputato, è secondo l’accusa responsabile di aver azionato il quadro generale elettrico che, tra gli altri, fornisce l’alimentazione anche al macchinario nastro trasportatore nel quale è rimasta incastrata la giovane vittima.
Secondo la Procura di Latina, il nastro trasportatore sarebbe stato sprovvisto di protezione nella parte sottostante dove avviene il riavvolgimento del nastro e il quadro comando sarebbe risultato sprovvisto anche del tasto di arresto.
Palma è accusato di essersi allontanato dal capannone omettendo la di chiudere le porte di accesso allo stesso, senza spegnere il quadro generale. Da queste azioni, sarebbe stata causata la morte del bambino che, in autonomia, è entrato dentro il capannone medesimo per poi rimanere incastrato nel rullo e morire tragicamente.