ABC, GLI ULTIMI QUATTRO IMPRENDITORI INDAGATI RISPONDO A PM E GIP

Inchiesta Abc: conclusi gli interrogatori degli indagati davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina

Hanno risposto tutti e quattro gli ultimi indagati su cui pende la richiesta di interdittiva dal lavoro e coinvolti nell’inchiesta della Procura di Latina e dei Carabinieri del Nucleo Investigativo pontino, guidato dal tenente colonnello Antonio De Lise, che contesta, all’interno dell’azienda speciale (che si occupa della nettezza urbana di Latina) un sistema di gare truccate e favori per l’aggiudicazione delle stesse.

Dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Laura Morselli, sono sfilati uno a uno i quattro imprenditori indagati: Paolo Picicco, assistito dall’avvocato Domenico Bianchi; Luca Capuani, difeso dall’avvocato Luca Giudetti; Marco Spelozzo, difeso dall’avvocato Ivan Colciago; infine, Andrea Di Bitetto, difeso dall’avvocato Pantaleone Mercurio. Gli interrogatori, in cui era presente il pubblico ministero Giorgia Orlando – titolare dell’indagine insieme al Procuratore Capo Giuseppe De Falco e al sostituto Daria Monsurrò – sono durati dalla mattina intorno alle ore 10 fino alle ore 14,30. Ora, sarà il Gip Morselli a dover decidere nei prossimi giorni se applicare o meno agli indagati la misura interdittiva dal lavoro e/o a operare con la pubblica amministrazione: a rischiare sono in undici.

Spelozzo e Di Bitetto sono accusati di turbativa d’asta. All’attenzione degli inquirenti è finita la gara per le macchine spazzatrici stradali con base d’asta da oltre un milione di euro, suddiviso in due lotti da 600mila e 520mila euro. L’altro indagato, Emilio Tullio, che nei giorni addietro si è avvalso della facoltà di non rispondere, sarebbe stato intermediario delle ditte Ravo e Giletta, riconducibili a Spelozzo e Di Bitetto. Ad aggiustare la gare, secondo gli inquirenti, sempre l’ex DG Silvio Ascoli che avrebbe inserito determinati requisiti, come la sede delle imprese non superiore a 60 chilometri. Un discrimine territoriale giudicato non regolare dalla Procura. Alla fine, entrambe le ditte si aggiudicano l’appalto: per l’accusa, la Ravo spa fu l’unica a presentare un’offerta per lotto 1; la Giletta spa, pur non possedendo i requisiti sulla capacità minima dei cassoni dei macchinari, ottenne un maggior punteggio rispetto alla ditta che aveva i requisiti giusti.

Anche Picicco e Capuani devono rispondere in concorso di turbativa d’asta. Contestato a entrambi il diserbo nel Comune di Latina per cui, secondo gli inquirenti, ci sarebbe stato un vero e proprio monopolio garantito dai vertici di ABC a favore della Agro Verde/Giardini di Gaia dell’imprenditore indagato Paolo Picicco: una pluralità di affidamenti, tutti sotto soglia così da evitare l’indizione della gara d’appalto. Alla fine l’ammontare una ventina di affidamento arriva a 284mila euro. Ad essere indagato per il diserbo meccanico anche Luca Capuani della Vivai Capuani, il quale, secondo le indagini, avrebbe presentato l’offerta mascherando il reale offerente, vale a dire il suddetto Picicco. Quest’ultimo avrebbe predisposto l’offerta, mentre Capuani avrebbe sostenuto le spese in forza di un futuro subappalto stabilito con Picicco a monte. Su entrambi pende la richiesta di divieto di contrattare con la pubblica amministrazione e divieto dall’esercizio dell’attività di lavoro.

Capuani ha spiegato di aver partecipato alle gare perché Piccicco gli aveva proposto di collaborare. In un altro capo d’imputazione, Picicco insieme a Ascoli e Del Mastro sono accusati di abuso d’ufficio, sempre in riferimento alle gare per il verde urbano. Tuttavia, come noto, il reato è stato abolito dal Governo Meloni.

La scorsa settimana, invece, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche gli imprenditori Emilio Tullio, difeso dall’avvocato Gaetano Marino, Paolo Silingardi, assistito dall’avvocato Giovanni Caruso, Roberto Boccardi, difeso dall’avvocato Nicola Ottaviani.

Davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, è stata diversa la strategia difensiva dell’imprenditore di Latina, Franco Fioroni, titolare della Like srl, difeso dall’avvocato Nicodemo Gentile. Fioroni, interrogato anche dal pubblico ministero Giorgia Orlando, ha parlato per oltre due ore all’interno dell’aula 2 del Tribunale di Latina, la stanza adibita agli interrogatori di garanzia.

Lo scorso 13 novembre, i funzionari di ABC indagati, Paola Del Mastro e Stefano Berna, difesi dall’avvocato Flaviana Coladarci, hanno scelto anche loro di non rispondere alle domande del magistrato. Diversa strategia da parte dell’ex Direttore Generale, Silvio Ascoli, assistito dall’avvocato Gianni Lauretti. Il manager non si è presentato in Tribunale, ma la sua difesa ha presentato una memoria difensiva.

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L’indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo si concentra su diverse gare d’appalto e spacchettamenti delle stesse gare d’appalto affidate poi direttamente o comunque a ditte di imprenditori che si mettevano d’accordo tra di loro per ottenere il servizio.

Già nel 2021, si seppe dell’inchiesta, poiché nella sede di Abc Latina si presentarono i Carabinieri per acquisire documenti su affidamenti diretti e procedure di gara, anche europee, per la fornitura dei sacchi e di altre attrezzature. All’attenzione sarebbe finita anche la gara per i kit del “porta a porta” da 2,5 milioni di euro per i quartieri Q4 e Q5. Una gara per cui vi sarebbero state sollecitazioni dalla parte politica che governava la città all’epoca, così “da esaltare la campagna elettorale” del sindaco Damiano Coletta (estraneo all’indagine).

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Nel 2021, vi fu una proroga di indagini, motivo per cui vi fu la prima fuga di notizie: era certo già tre anni fa che alcuni funzionari erano finiti sotto indagine, mentre nessun membro del Consiglio di amministrazione era stato coinvolto nella vicenda giudiziaria.

Il periodo degli affidamenti e delle gare finite sotto la lente è tra il 2020 e il 2021. Tutto parte dalle sommarie informazioni di una ex funzionaria di Abc che ha segnalato alcuni affidamenti diretti, sui quali c’erano diverse ombre. Ad essere indagati, oltreché all’ex direttore generale Silvio Ascoli, anche due funzionari: Paola Del Mastro dell’ufficio Gare e Acquisti e Stefano Berna dell’ufficio Officina.

L’ex funzionaria che ha relazionato agli inquirenti ha subito anche diversi atti intimidatori, mai del tutto chiariti, come il danneggiamento delle gomme dell’autovettura. Episodi che si sono susseguiti nel tempo, almeno tre volte.

In tutto sono quattordici gli indagati: Silvio Ascoli, Stefano Berna, Paola Del Mastro, Roberto Boccardi, Andrea Di Bitetto, Luca Capuani, Gianluca Donadel, Franco Fioroni, Agnese Giuliani, Paolo Picicco, Paolo Silingardi, Emilio Tullio, Gianluca Alfano e Marco Spelozzo.

Gli inquirenti, in un primo momento (dicembre 2022), hanno chiesto la misura degli arresti domiciliari nei confronti di coloro che hanno fatto parte o fanno parte dell’organigramma di Abc, dopodiché, passati quasi due anni (luglio 2024), vi è stata una modifica con la sola richiesta di interdittiva.

Gli imprenditori sono accusati di aver fatto cartello per ottenere gli appalti, in cambio – almeno in un caso – di assunzione dei famigliari riconducibile alla un dipendente di Abc, Paola Del Mastro. Assunzioni che in realtà non si sono mai realizzate. Contestate anche cene di pesce e profumi pagate ai due funzionari Del Mastro e Berna, dopo che uno degli imprenditori, Emilio Tullio, aveva vinto una gara d’appalto.

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