NONNISMO AL COMANI, IL FOTOGRAFO AMMETTE: “QUALCUNO DISSE BASTA”. E IL COLONNELLO: “AI MIEI TEMPI FIBBIE, NON FUSCELLI”

Nonnismo all’Aeroporto Comani di Latina: è ripreso il processo che vede sul banco degli imputati otto militari accusati di violenze nei confronti dell’ex allieva ufficiale Giulia Schiff

Davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, è ripreso il processo che ha ad oggetto le violenze avvenute all’interno dell’Aeroporto Comani di Latina e contestate a otto militari. Gli imputati devono rispondere di lesioni e violenza privata: si tratta di otto degli ex compagni di corso della 25enne Giulia Schiff alla scuola di volo per allievi ufficiali piloti. L’ex allieva ufficiale è difesa dall’avvocato Massimiliano Strampelli.

A fine udienza odierna, il giudice La Rosa lo dice: il caso è destinato alla prescrizione, non in primo grado, ma, senza spiegarlo apertamente, nel secondo grado di Appello. Non è segreto d’altronde, poiché i reati contestati risalgono al cosiddetto rito d’iniziazione del 4 aprile 2018 che costituisce il fatto al centro di questo processo molto sentito da accusati e accusatrice.

Sul banco degli imputati, come noto, ci sono Matteo Pagliari, di San Severino Marche, Ida Picone, di Vicenza, Andrea Angelelli, di Copertino, Leonardo Facchetti, di Manerbio, Joseph Garzisi, di Patrica, Luca Mignanti, di Montalto di Castro, Andrea Farulli, di Gessate, e Gabriele Onori, di Tivoli. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Scafetta, Siracusano, Guida, Dulvi, Siciliano, Floccher e Chiabotto. Considerato responsabile civile il Ministero della Difesa, assistito dall’avvocato di Stato.

Ad essere ascoltati nell’udienza odierna, quattro testimoni della difesa. Il primo è un impiegato dell’Aeronautica e dipendente del Ministero della Difesa, in servizio a Latina anche in quel fatidico 2018. L’uomo, interrogato dal collegio difensivo, dall’avvocato di Schiff e dal pubblico ministero, è residente a Sermoneta (ma di origine siciliana), dove gli allievi vennero a festeggiare dopo il battesimo di volo, e ha assistito al medesimo rito d’iniziazione finito al centro del processo: “Al pub – ha detto l’uomo – c’era un clima festoso”. Il che, secondo la difesa, è un elemento utile a far capire che, avendo partecipato anche Giulia Schiff, nulla faceva pensare a situazioni di disagio dell’ex allieva ufficiale, oggi presente in aula, ma di stanza, da qualche tempo a questa parte, in Israele di cui ha preso le difese pubblicamente.

Il secondo testimone di giornata è stato il Maggiore dell’Aeronautica, all’epoca dei fatti Capitano, presente al battesimo di volo del 124esimo Corso. L’uomo parlò con gli allievi che dovevano fare l’esame e, secondo quanto riferito in aula, Schiff non palesò perplessità né disse che non lo voleva fare il rito: “Il battesimo non è obbligatorio e chi non si sottopone non ha conseguenze disciplinari ma per prassi si fa. È un fatto fondamentale per la vita di un pilota, la Schiff non ha mai detto di non voler partecipare al battesimo”

A parlare, come terzo testimone, è stato il militare addetto alle fotografie che ritrasse le fasi del battesimo di volo. Secondo l’uomo, durante quel rito dell’aprile 2018, ci fu qualcuno che disse: “Basta”.

“Basta”, chiaramente, alle fuscellate su natiche e gambe e corpo che Schiff ha sempre lamentato sia nelle fasi della denuncia che nel corso del processo. Ad ogni modo, il fotografo militare ha anche aggiunto che la ragazza non gli sembrava si fosse mai lamentata in quelle fasi concitate, anche perché più volte e in più occasioni ha visto allievi dolersi di quel muscolare rito d’iniziazione tanto da dire “basta”. Eppure, come anche il fotografo ammette, in tutti i vari battesimi a cui ha partecipato, è capitato di richiamare qualcuno perché si andava oltre la parte goliardica. Perché cosa succedeva, chiede l’avvocato Strampelli? “Capitava che qualcuno dava dei morsi“.

A finire l’udienza odierna, il Colonnello della Nato, Antonio Di Matteo, il quale, nel 2018, era Comandante di Corso ed ebbe a che fare con la procedura di inattitudine militare che ha subito Schiff: procedura contro la quale, tramite i ricorsi amministrativi, la ragazza si appellò per poi spuntarla ed essere reintegrata.

Il colonnello ha spiegato che, solo da ottobre 2018, ma più compiutamente a gennaio 2019, con l’emergere della notizia tramite media nazionali, ha avuto contezza del video che ritraeva il battesimo di volo di Giulia Schiff. Un video che come noto ha visto la ragazza di Mira finire al centro dell’attenzione mediatica.

Il militare, essendo responsabile delle regole sottese ai corsi di volo, ritenne opportuno di dare indicazioni agli allievi. Dopo che i media avevano dato la notizia, arrivavano all’aeronautica telefonate di genitori preoccupati, al che fu necessario suggerire agli allievi di rassicurare i parenti: “L’Aeronautica non è un luogo di torture né di atti persecutori“.

Il colonnello esclude di aver mai impartito ordini agli altri allievi di non parlare con Schiff, tuttavia ricorda che Schiff, dopo il reintegro, dimostrò sempre un comportamento “teso a minare e intensificare le falle del sistema“.

“Un giorno – dice il colonnello – dopo l’ennesimo conferimento (nda: punizione) e la sua puntuale contestazione, le dissi se poteva dimostrarmi che c’eravamo sbagliati, ma lei nulla. In tanti anni di carriera, ho sempre visto ragazzi accogliere le punizioni, farne tesoro e andare avanti”. Una versione che tratteggia Schiff come una “ribelle” e “ostinata contro le regole”, ossia la tesi difensiva che sin dall’inizio di questo processo è stata il filo conduttore degli avvocati dei militari

Il colonnello, peraltro, fu denunciato per mobbing e abuso d’ufficio dalla stessa Schiff: “Procedimenti che sia in ambito militare che civile sono stati archiviati”, tiene a precisare. “Scoprii solo dopo che la Schiff mi registrava in ogni dove”. Eppure, il colonnello rigetta qualsiasi ipotesi che quel battesimo fu una violenza nei confronti della ragazza. Ai suoi tempi, infatti, “venivano usate anche le fibbie“. Un’affermazione che rischia di diventare un boomerang. “La goliardia c’è sempre stata e ci sarà sempre. La goliardia è un collante, crea legame verticale e orizzontale. Io ricordo gli schiaffi dei pari corso, in accademia c’è un gioco di ruoli”. E senza colpo ferire, il colonnello si avventura in un parallelismo ardito tra il battesimo di volo e il corso militare di resistenza agli interrogatori che ha svolto: “Ho perso 5 chili”.

Il processo è in dirittura d’arrivo, al netto di intoppi: il prossimo 17 febbraio, saranno ascoltati altri quattro testimoni della difesa. Il 17 marzo, invece, ci sarà l’esame imputati. Sono otto e probabilmente ci sarà bisogno di una udienza aggiuntiva. È probabile che entro l’estate 2025, ci sarà la sentenza, con la prescrizione all’orizzonte.

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