Erano stati rinvenuti all’interno del suo bar a Priverno circa tre etti di droga tra hashish e cocaina: pesante condanna per un 31enne del luogo
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, ha condannato alla pena di 5 anni e 4 mesi il 31enne proprietario di un bar a Priverno per detenzione di droga ai fini di spaccio. Il giovane, difeso dall’avvocato Gianmarco Conca, ha subito, col rito abbreviato, una condanna più elevata della richiesta del pubblico ministero Simona Gentile che si era fermata a 3 anni e 4 mese.
I fatti risalgono al giugno scorso quando nel bar del 31enne, residente a Priverno, sono stati rinvenuti e sequestrati dai Carabinieri, occultati in uno zaino posto nella cucina, quasi 290 grammi di hashish e per svariate migliaia di dosi, chiuse in carta alluminio. Sequestrati anche 15 grammi circa, suddivisa in più dosi chiuse in carta alluminio, di marijuana e 42 grammi circa, suddivisa in più dosi chiuse in carta alluminio, di cocaina. Oltreché alla droga, i militari dell’Arma hanno sequestrato anche un bilancino di precisione e vario materiale per il confezionamento.
Nella stessa operazione, tra Priverno e Roccasecca dei Volsci, i Carabinieri hanno proceduto a denunciare un’altra persona e ad arrestarne tre, tra cui il barista di 31 anni. All’esito dell’interrogatorio di garanzia, il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Molfese ha concesso al giovane la misura più lieve dell’obbligo di firma.
Circa un mese dopo, il provvedimento del Questore di Latina, Fausto Vinci, ha disposto la chiusura per due settimane del bar a Priverno. L’emissione dell’ordine è stata conseguente alla segnalazione dei Carabinieri di Priverno che avrebbero accertato di come al bar venisse utilizzato dal proprietario quale luogo di deposito e spaccio di stupefacenti.
Gli arresti che hanno coinvolto il 31enne sono originati da un’indagine partita in base al racconto di una donna che aveva denunciato di essere stata stuprata, a novembre 2023, da un giovane di 22 anni, di origine tunisina. Il giovane era stato arrestato e, interrogato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, aveva risposto alle domande del magistrato, negando di aver usato violenza nei confronti della donna.
La versione del 22enne è che lui e la ragazza (una giovane madre), secondo gli inquirenti vittima di stupro, in realtà avrebbero avuto una relazione sentimentale. Proprio il giorno della contestata violenza, la ragazza trentenne era andata ad una festa e il giovane non l’aveva trovata più a casa.
La donna sarebbe riuscita a divincolarsi e fuggire, ancora nuda, rifugiandosi per le campagne circostanti, dove avrebbe vagato sino a quando non è stata soccorsa da un passante, che l’ha condotta presso l’ospedale di Latina.
I sanitari avevano emesso un referto con una prognosi di 10 giorni, per un trauma cranico non commotivo, contusioni ed escoriazioni multiple. Al termine degli accertamenti medici, in serata, un soccorritore aveva accompagnato la donna presso la Stazione dei Carabinieri di Priverno per sporgere denuncia. Le immediate indagini attivate dall’Arma avevano consentito di rintracciare velocemente l’aggressore.
I Carabinieri, scavando a fondo nella vicenda, hanno poi scoperto che lo stupro era stato completamente inventato, piuttosto l’aggressione ha avuto luogo nei confronti della trentaduenne in ragione di un debito di droga. Da questo episodio, i militari dell’Arma hanno ricostruito tutta la vicenda arrivando agli arresti di sabato 22 giugno e denunciato la donna, in stato di libertà, per possesso di sostanza stupefacente.
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