Tentò di estorcere la nota azienda vitivinicola di Casale del Giglio a Le Ferriere: rinviato a giudizio noto hacker informatico
È stato rinviato a giudizio il 49enne triestino, David Sirca, assistito dall’avvocato Francesco Vasaturo. L’uomo era accusato di aver tentato di estorcere la nota azienda agricola che produce vino di “Casael del Giglio”, che si trova in località Le Ferriere.
A decidere per il rinvio a giudizio è stato il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, che oggi, 18 novembre, al termine della camera di consiglio, ha anche fissato l’inizio del processo per il 9 dicembre 2025 davanti al II collegio del Tribunale pontino.
L’indagine su Sirca nasce a Roma e poi, per delega, viene spostata anche a Latina dove a condurla sono i Carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Simona Gentile. Il sostituto procuratore di Latina, naturalmente, per Sirca aveva chiesto il rinvio a giudizio. Secondo l’accusa, l’hacker triestino avrebbe inviato diverse mail all’azienda pontina minacciando di contaminare il vino che finiva in commercio, avvelenandolo tramite l’inserimento di sostanze pericolose.
Sirca chiedeva all’azienda agricola soldi in bitcoin per non attuare il suo disegno criminoso. Le minacce di Srica peraltro non si sarebbero limitate solo a Casale Del Giglio, ma sono state rivolte anche ad latr grandi aziende italiane come la Ferrarelle o l’azienda vitivinicola di proprietà del noto conduttore televisivo e giornalista, Bruno Vespa.
Il 49enne triestino non è nuovo alle cronache giudiziarie. A giugno 2023, è stato rinviato a giudizio per tentata estorsione, mentre a Cuneo è sotto processo per lo stesso reato. Sirca, paragonato a Acquabomber, l’attentatore che nei primi anni Duemila terrorizzò l’Italia contaminando bottigliette d’acqua con la candeggina, è accusato in Piemonte di aver minacciato grandi marchi del settore acque minerali e del vino di avvelenare i loro prodotti sugli scaffali dei supermercati, con iniezioni di cianuro e tallio.
Il triestino, esperto di informatica, sfruttava le sue abilità per creare falsi account dietro cui si nascondeva per contattare i produttori e minacciarli. Il modo in cui operava era sempre lo stesso: si filmava a casa con il cellulare, mentre iniettava con una siringa un liquido in bottiglie con il marchio ben identificato. Video dimostrativi che poi inviava alle aziende per ricattarle.
Sarebbe arrivato a chiedere fino a 200 mila euro in cripto valute, ma pare che le estorsioni non siano mai state portate a termine: nessuna azienda avrebbe pagato quanto richiesto. Il ricattatore, arrestato dalla Polizia Postale del Lazio (è tuttora detenuto), aveva agito per diversi mesi: le prime mail risalgono all’agosto 2021, le ultime al maggio dell’anno successivo. Minacce portate avanti anche mentre stava scontando la pena alternativa dei servizi sociali per frodi informatiche, in relazione ad un’altra vicenda.
A febbraio 2024, Srica ha rimediato un’altra condanna per fatti simili dal Tribunale di Livorno.