Inchiesta ABC, nell’azienda speciale dei rifiuti di Latina un modo di pressioni, intimidazioni, ombre, i soliti imprenditori e gli occhi della politica
Doveva essere un fiore all’occhiello l’Azienda dei Beni Comuni di Latina, occuparsi di rifiuti nel capoluogo di provincia, invece, secondo gli inquirenti, è diventata il secondo tempo della mala gestione della fu Latina Ambiente, per cui, al momento, pende per oltre venti persone una udienza preliminare in un procedimento per bancarotta.
Ma ABC, fondata dalla prima amministrazione del Sindaco Damiano Coletta, cavallo di battaglia di Latina Bene Comune, riesce a fagocitare quasi tutto in un vortice di malcostume, quantomeno. Non manca neanche la cena luculliana al ristorante “Il Granchio” di Terracina offerta dall’imprenditore indagato Emilio Tullio ai due funzionari di Abc, Paola Del Mastro e Stefano Berna. Presenti anche altre tre persone, tra cui un altro degli imprenditori indagati, Franco Fioroni. Costo del pranzo: 800 euro, dopo che lo stesso Tullio si era aggiudicato con la società da lui controllata di fatto, Era Ecology, la gara per la fornitura sacchi da 104mila euro.
Tra le pieghe dell’indagine appaiono citati personaggi oscuri, come il faccendiere Massimo Severoni, comparso nell’indagine della DDA denominata “Alba Pontina”, che Franco Fioroni vuole presentare alla funzionaria Abc, Paola Del Mastro. E non possono mancare i rapporti dei funzionari con gli habitué dell’imprenditoria dei rifiuti pontina: i cisternesi Pasquale Del Prete a Marco Clemenzi (nessuno dei due è indagato).
Alle considerazioni penali ci penserà il giudice per le indagini preliminari pontino, Laura Morselli, chiamata a decidere se interdire dal pubblico ufficio o servizio gli indagati: Silvio Ascoli (ex diettore generale di ABC), i funzionari dell’azienda Paola Del Mastro e Stefano Berna, gli imprenditori Emilio Tullio, Paolo Silingardi, Paolo Picicco e Franco Fioroni (oltreché a Luca Capanni). Le interdizioni richieste dalla Procura di Latina a luglio 2024 sono la conseguenza del fatto che è passato troppo tempo dalla prima richiesta (dicembre 2022), quella di arresti domiciliari a carico dei sette principali indagati succitati. È probabile che tutto si sia rallentato per il fatto che il fascicolo era stato assegnato al giudice per le indagini preliminari, Giorgia Castriota, la quale, ad aprile del 2023, come noto, è stata arrestata e poi sospesa dal Csm. Forse, l’arresto ha rallentato le decisioni del Tribunale di Latina.
L’indagine si origina da alcuni episodi maleodoranti. Una ex funzionaria, successivamente ascoltata a sommarie informazioni dalla magistratura e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, diretti dal tenente colonnello Antonio De Lise, respinge internamente una serie di determine disposte anche dai due funzionari indagati: Berna e Del Mastro. Ad essere sollevate sono questioni di costi come il noleggio degli automezzi che avrebbe potuto essere soddisfatto con risorse interne, senza essere esternalizzato; opacità sulla selezione del contraente; affidamenti spacchettati proprio per evitare di andare a gara.
La vigilanza della ex funzionaria non è vista di buon occhio, tanto che anche l’ex dg Ascoli avoca a sé le sue pratiche, senza contare che la donna subisce intimidazioni: gomme dell’auto bucate, strane intrusioni notturne nel suo ufficio, clima di ostilità soprattutto da parte dei colleghi funzionari. Inoltre, la ex funzionaria, che poi, nel 2021, andrà per un anno in aspettativa non retribuita proprio (con alta probabilità proprio per lo stato di ansia che viveva), denuncia, al pari dell’ex direttore generale Michele Bernardini, una circostanza inquietante: la sparizione dei verbali della Commissione esaminatrice per la gara del discusso servizio degli abiti usati. Un appalto di cui spesso si è vociferato e per cui nessuno ha fatto mai chiarezza, nonostante l’apertura di una indagine su esposto presentato nel 2018 dall’allora consigliere comunale di minoranza Andrea Marchiella.
La ex funzionaria viene emarginata, trasferita dall’ex direttore generale Ascoli in altro settore, lontana dalle decisioni che contano. E pensare che, ascoltato dagli inquirenti, lo stesso Ascoli dice di considerarla valida. Al centro dei rilievi della donna, a parte la gara per il ritiro abiti usati, ci sono il noleggio mezzi, la gara ricambi, l’ulteriore noleggio di mezzi con la Sangalli (estranea alle indagini), le assicurazioni aggiudicate senza gara.
A finire all’attenzione della Procura c’è sicuramente la gara europea per il servizio porta a porta da oltre 2 milioni e mezzo di euro. Alla fine, dopo l’invito a partecipare nei confronti di cinque ditte, tra cui la Achab di Paolo Siligardi, la Like di Franco Fioroni e la Log Up di Gianluca Donadel – tutti e tre indagati – nessuno risponde e la gara va deserta. Da qui nascerebbe il primo illecito con un cartello capitanato da Silingardi per simulare una gara, con il beneplacito di Ascoli, Del Mastro e del consulente legale di ABC, l’avvocato Gianluca Alfano. Like srl e Log up, che subì a marzo 2022 un incendio nell’azienda di natura dolosa, non presentano offerte poiché, secondo gli inquirenti, sono in accordo con la Achab di Silingardi per il subappalto.
Al di là delle accuse e delle gare che, a dire della Procura, sono truccate (leggi approfondimento al link in evidenza di seguito), si inserisce in questa storia anche l’immancabile appendice del “tengo famiglia”.
Leggi anche:
INCHIESTA ABC: CENE DI PESCE E PROFUMI PER OTTENERE GLI AFFIDAMENTI, ECCO TUTTE LE ACCUSE
Secondo la ricostruzione dei militari dell’Arma, a fare sfoggio dell’esigenza di occupare i figli è la funzionaria indagata dell’ufficio “Gare e Acquisti”, Paola Del Mastro che, non solo avrebbe turbato la gara a favore della Achab, ma richiede un posto per i tre ragazzi a Silingardi e Fioroni. In particolare, con Silingardi (indagato), si muoverebbe per la figlia (che già collaborerebbe con la ditta Like dell’indagato Fioroni), salvo che l’imprenditore, dopo aver cambiato idea, contatta il direttore generale Ascoli che lo blocca, definendo l’assunzione inopportuna. Il nuovo quadro della situazione non fa piacere a Del Mastro che espone il suo disappunto a uno degli imprenditori indagati e allo stesso consulente legale di Abc. Ascoli, parlando al telefono con un altro interlocutore, spiega imbarazzato che mai avrebbe immaginato che Del Mastro avesse mai potuto chiedere di far assumere i suoi tre figli. Del Mastro, dal canto suo, è furiosa con Ascoli, sentendosi sfruttata: “Non si gioca con i figli…mi ha spremuto come una m…a, adesso non ti servo più”. E ancora: “se le cose vanno come devono andare è la prima testa che deve saltare”.
La mancata assunzione dei figli lascia strascichi: viene giustificata per il divieto di conflittualità dei funzionari con le società esterne. Ad ogni modo, Ascoli lavora per concedere incentivi ai funzionari così da evitare ostruzionismi interni e salvare la tranquillità aziendale: un obolo da erogare in modo da calmare possibili ritorsioni interne. Un clima che nulla a che vedere con un’azienda che si presenta come il bene comune. Al fine di concedere incentivi, evitando di aumentare la Tari (la cosa sconteterebbe la parte politica), Ascoli si premura di aumentare il bacino di utenze del 20%, aumentando la previsione di spesa di un milione e 700mila euro.
Sul fronte degli appalti, sicuramente il “porta a porta” è quello più appetibile. È sempre lo stesso Silingardi a volersi aggiudicare la gara per il servizio in Q4 e Q5: in tutto fanno 850mila euro messi a disposizione da ABC. La raccolta differenziata col porta a porta a Latina Scalo è andata bene e riprodurre lo stesso buon risultato anche nei quartieri popolosi di Latina nord ovest non è solo un obiettivo imprenditoriale, ma un desiderio politico. Sono gli stessi inquirenti a sottolineare che “il comparto politico sollecita al Direttore Ascoli l’inizio del servizio di distribuzione per il mese di settembre (nda: 2021), così da esaltare in campagna elettorale le scelte del Sindaco Coletta“.
Anzi, la Procura parla proprio di pressioni politiche, tanto che le stesse “componenti pubbliche” con Silingardi si sbilanciano nelle intercettazioni captate dai Carabinieri: in sintesi, la parte politica tifa affinché il servizio porta a porta sia assegnato alla sua società “Achab2 o che comunque, alla pari dei desiderata del cda, ci si muova per l’espletamento il prima possibile della medesima gara. Anzi, parrebbe che tutto porti all’affidamento della Achab, come si evince dalle conversazioni captate anche tra il direttore Ascoli, l’allora componente del cda Angelina Verrengia (non indagata) e l’avvocato di Abc, Gianluca Alfano (indagato).
È l’allora assessore all’ambiente della Giunta Coletta, Dario Bellini (estraneo alle indagini), a parlare con Silngardi dei risultati del porta a porta e della prossima sfida rappresentata dai quartieri Q4/Q5, spiegandogli il quadro sociale dell’area e facendo riferimento alla realtà difficile dei Palazzoni. In una delle intercettazioni, a parlare sono Bellini, l’imprenditore Silingardi e un certo Giuseppe, sulla cui identità gli inquirenti ipotizzano possa essere l’ex consigliere del cda, Ibello, oppure l’ex dirigente del Comune, Bondì. Entrambi non indagati.
Il porta a porta in Q4/Q5, secondo i Carabinieri, diventa un grimaldello per Coletta e Lbc, un modo per risaltare alle future elezioni amministrative del 2021. Lo stesso Ascoli, intercettato, sostiene di aver impegnato fondi per la comunicazione alla società Achab designata a vincere la gara del porta a porta.
E il sindaco Damiano Coletta spiega in una intercettazione al Dg Ascoli quanto sarebbe importane far partire il servizio della raccolta differenziata in Q4 e Q5: “Le elezioni ci stanno ad ottobre, far saltare il porta a porta in Q4 e Q5…diventa…diciamo…adesso stanno tutti aspettando questa partenza“. Rassicurato da Ascoli, Coletta ribadisce: “Per me sarebbe un elemento di forza“. Frasi che non hanno rilevanza penale, dal momento che l’allora sindaco non è mai stato indagato e non lo è tuttora, benché testimonino, secondo gli inquirenti, quelle “pressioni politiche” messe in atto dalla forza di maggioranza di allora.
È a questo punto che interviene l’avviso di proroga alle indagini. Tutti si fanno più guardinghi: salta l’affidamento ad Achab e il porta a porta in Q4/Q5 viene assegnato ad altra ditta (non coinvolta nelle indagini), la quale però dà in subappalto alla Log Up di Donadel (indagato). La stessa ditta che avrebbe fatto sempre cartello con la Achab di Silingardi.