Inchiesta Abc, ecco tutte le accuse contenute nell’indagine condotto dai Carabinieri del Nucleo Investigativo
È un’indagine ad ampio spettro su quelli che sono stati gare d’appalto e affidamenti da parte dell’Azienda dei Beni Comuni, l’azienda speciale voluta dalla prima amministrazione dell’ex sindaco Damiano Coletta, estraneo dalle accuse mosse dalla Procura di Latina nei confronti di 14 indagati, di cui otto destinatari di una richiesta di misura interdittiva dal lavoro o dal contrattare e operare con la pubblica amministrazione.
Non può essere tralasciato il fatto che le richieste d’arresto (domiciliari) pervenute dalla Procura di Latina – l’indagine è stata condotta dal Procuratore Capo Giuseppe De Falco e dai sostituti Giorgia Orlando e, dal 2022, anche Daria Monsurrò -, sono del 2022. Passato diverso tempo, le richieste di arresto sono state mutate, a luglio 2024, in misure interdittive sulle quali il Giudice per le indagini preliminari, dopo gli interrogatori degli indagati, dovrà decidere.
L’inchiesta nasce anche dalle dichiarazioni di una ex funzionaria di ABC, ascoltata a sommarie informazioni dalla Procura e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, diretto dal tenente colonnello Antonio De Lise. La ex funzionaria ha denunciato più circostanze riferibili a diversi indagati e gare d’appalto, oltreché ad essere stata, suo malgrado, protagonista di strani episodi avvenuti nel 2019. In tre distinte occasioni, la ex funzionaria, peraltro con un passato anche in Latina Ambiente, andando via dall’azienda ABC, si è ritrovata alle chiodi e viti conficcati in una gomma dell’autovettura. Senza contare che la stessa funzionaria denunciò, nel 2018, all’allora direttore generale Silvio Ascoli (indagato) e all’allora Presidente di Abc, Demetrio De Stefano, il furto del verbale di gara per l’affidamento del servizio raccolta d abiti usati. Una sparizione denunciata anche dal predecessore di Ascoli, l’ex direttore generale Michele Bernardini.
Nel 2019, invece, un altro episodio: qualcuno aveva sottratto le chiavi del suo ufficio. Insomma, un periodo pesante per la ex funzionaria che aveva rappresentato anche all’allora Sindaco Damiano Coletta di come in Abc sarebbero state vigenti le stesse pratiche illegali che albergavano in Latina Ambiente. C’è di più, perché, a corroborare l’indagine, ci sarebbe anche una relazione con diversi rilievi dell’Anac – l’autorità anti-corruzione – datata 2017. Tutti aspetti che hanno indotto la Procura a nominare un consulente che ha evidenziato diverse irregolarità in affidamenti e gare d’appalto.
Secondo le denunce raccolte dai militari dell’Arma, un ruolo preminente l’avrebbe avuto la funzionaria indagata, per cui la Procura chiede una misura interdittiva, Paola Del Mastro. Quest’ultima avrebbe chiesto a una delle ditte aggiudicatarie di un appalto anche l’assunzione della figlia. Una circostanza, va detto, che non si è verificata. Ad ogni modo, Del Mastro, secondo le denunce della ex funzionaria, sarebbe stata una figura rilevante in Abc (anche lei era stata assunta in Latina Ambiente). Non solo perché responsabile dell’ufficio Gare e Acquisiti, ma sopratutto perché avrebbe coltivato diversi rapporti con imprenditori interessati alle gare d’appalto indette da Abc.
Ma quali sono le accuse per gli indagati? Innanzitutto sono 14 gli indagati tra ex direttore generale ABC, funzionari dell’azienda, un avvocato consulente dell’azienda speciale dei rifiuti e imprenditori nel settore dei rifiuti e del verde: Silvio Ascoli, Stefano Berna, Paola Del Mastro, Roberto Boccardi, Andrea Di Bitetto, Luca Capuani, Gianluca Donadel, Franco Fioroni, Agnese Giuliani, Paolo Picicco, Paolo Silingardi, Emilio Tullio, Gianluca Alfano e Marco Spelozzo.
Ascolti è accusato di più di una turbativa d’asta insieme anche a Del Mastro. Ad esempio, i due, insieme all’avvocato, consulente legale di Abc, Gianluca Alfano, avrebbero ritoccato, tramite delibera, l’affidamento dei sacchi alle utenze domestiche per il “porta a porta” della differenziata a favore del Presidente e amministratore delegato della società Achab, Paolo Siligardi. Secondo gli inquirenti, il meccanismo della gara d’appalto era quello di invitare cinque ditte, concedendo loro solo cinque giorni di tempo, invece di quindici, per presentare le offerte. L’offerta della Achab sarebbe stata invece concordata a monte; la ditta, inoltre, previo accordo, si sarebbe vista ridurre le penali e anche i costi.
Silvio Ascoli, in un primo momento indagato anche per mobbing inerenti a presunti maltrattamenti nei confronti di dipendenti (accusa poi espunta dall’indagine), avrebbe partecipato ad altre turbative. Sempre a favore di Silingardi (il periodo è il gennaio 2021), secondo gli inquirenti, un combutta con Del Mastro e Alfano, avrebbe persino concordato l’offerta per la gara d’appalto del “porta a porta” e la percentuale di ribasso. Al contempo, Silingardi si sarebbe messo d’accordo con altri due indagati – gli imprenditori del settore, Franco Fioroni (società Like srl) e Gianluca Donadel – per i futuri subappalti, in modo da rassicurarli e non farli presentare alla gara d’appalto. L’accordo sarebbe stato siglato sotto l’egida del terzetto di Abc, Ascoli-Del Mastro-Alfano. Alla fine Achab ottenne l’affidamento con il minimo del ribasso. Secondo l’accusa, una vera e propria simulazione delle cosiddetta procedura negoziata per una gara, quella dei sacchi per la differenziata, da oltre 200mila euro.
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Sempre per i sacchi della raccolta differenziata, Ascoli e Del Mastro sono accusati di turbativa d’asta a favore di un altro imprenditore indagato, Emilio Tullio, titolare e amministratore unico di Era Ecology srl. La società è risultata affidataria dell’appalto che secondo gli inquirenti fu, a monte, frazionato o, per meglio dire, spacchettato in più lotti. La gara sarebbe stata affidata, secondo gli inquirenti, a fronte di cene di pesce, forniture d’olio, profumi offerti dall’imprenditore alla funzionaria Paola Del Mastro. Appalti congegnati sotto soglia comunitaria, limite superato il quale è obbligatorio indire una gara europea. Ascolti, inoltre, avrebbe agito anche come responsabile unico del procedimento e presidente della commissione esaminatrice, assumendo a sé tutti i ruoli per ragioni di urgenza.
Tullio è accusato anche di frode in pubbliche forniture, avendo consegnato sacchi per la differenziata non conformi. Con lui, accusata dello stesso reato anche Agnese Giuliani (indagata) che, come titolare di Scau Ecologica srl (ma per gli inquirenti, il vero dominus della ditta è sempre Emilio Tullio), avrebbe messo a disposizione sacchi difformi da quanto dichiarato nelle schede tecniche.
Gli accordi tra Tullio e Del Mastro vengono specificati dagli inquirenti anche con la circostanza per cui la funzionaria responsabile dell’ufficio contratti e gare avrebbe brigata per far inserire una clausola di allontanamento contro ditte non amiche. Non solo, perché la funzionaria avrebbe fornito informazioni sulla gara allo stesso Tullio, promettendogli un occhio di riguardo: “Se hai sbracato, io ti faccio la verifica dell’anomalia dell’offerta e tu giustifichi dici perché c’avevi i materiali depositati”. A favorire Tullio, anche il responsabile dell’ufficio Officina di Abc, Stefano Berna, il quale, favorendo le sue ditte, avrebbe ricevuto in cambio, come Del Mastro, olio, profumi e costose cene di pesce.
All’attenzione degli inquirenti anche la gara per le macchine spazzatrici stradali con base d’asta da oltre un milione di euro, suddiviso in due lotti da 600mila e 520mila euro. Tullio sarebbe stato intermediario delle ditte Ravo e Giletta, riconducibili agli indagati Spelozzo e Di Bitetto. Ad aggiustare la gare, secondo gli inquirenti, sempre Ascoli che avrebbe inserito determinati requisiti, come la sede delle imprese non superiore a 60 chilometri. Un discrimine territoriale giudicato non regolare dalla Procura. Alla fine, entrambe le ditte si aggiudicano l’appalto: per l’accusa, la Ravo spa fu l’unica a presentare un’offerta per lotto 1; la Giletta spa, pur non possedendo i requisiti sulla capacità minima dei cassoni dei macchinari, ottenne un maggior punteggio rispetto alla ditta che aveva i requisiti giusti.
Per quanto riguarda il diserbo nel Comune di Latina, secondo gli inquirenti, ci sarebbe stato un vero e proprio monopolio garantito dai vertici di ABC a favore della Agro Verde/Giardini di Gaia dell’imprenditore indagato Paolo Picicco: una pluralità di affidamenti, tutti sotto soglia così da evitare l’indizione della gara d’appalto. Alla fine l’ammontare una ventina di affidamento arriva a 284mila euro. Ad essere indagato per il diserbo meccanico anche Luca Capuani (indagato) della Vivai Capuani, il quale, secondo le indagini, avrebbe presentato l’offerta mascherando il reale offerente, vale a dire il suddetto Picicco. Quest’ultimo avrebbe predisposto l’offerta, mentre Capuani avrebbe sostenuto le spese in forza di un futuro subappalto stabilito con Picicco a monte.