Accusato di aver maltrattato e picchiato la compagna in più occasioni: assolto un 35enne di Ponza
Secondo il pubblico ministero di Cassino, un 35enne di Ponza, durante la convivenza con la compagna, l’ha maltrattata e picchiata più volte, spesso dopo aver abusato di alcol. Schiaffi, pugni, insulti con epiteti tipo “deficiente”, “stupida”, “zoccola”, “puttana”, “chiavica”. La donna, seconda l’accusa, era stata ridotta in condizioni di sofferenza morale e psichica, ormai assoggettata completamente alle angherie del compagno, fino a che non aveva interrotto la convivenza.
Nel mezzo, il prontuario ormai classico delle violenze di genere: dal controllo del cellulare fino all’episodio clou, avvenuto nel periodo del Natale 2018, quando l’uomo le avrebbe sferrato uno schiaffo in faccia così da farla sanguinare e lacerarle il labbro. In questa occasione l’allora 29enne aveva chiesto scusa.
Tuttavia, secondo la ricostruzione degli inquirenti, nel 2019, ci sono stati altri due episodi gravi: ad agosto un pugno sul viso, dopo averla chiamata “puttana”; nello stesso mese, dopo che la donna gli aveva comunicato di volere andare via da casa, il 35 l’avrebbe colpita con un calcio su un fianco, per poi cacciarla di casa.
Per quasi cinque anni, quindi, è stato etichettato come un uomo che aveva maltrattato, fisicamente e verbalmente, la ex compagna di origine rumena sull’Isola di Ponza.
Alla fine, però, a conclusione della lunga odissea e di un drammatico processo, le accuse contro di lui sono cadute ed il giovane imputato è stato assolto dal grave ed infamante delitto di maltrattamenti, con la formula più piena, perché il fatto non sussiste.
Questa è la storia di A.B., trentacinquenne imprenditore ponzese, assistito dall’avvocato Matteo Macari, che nel 2019 fu destinatario di una sequela di denunce da parte della ex compagna, una giovane donna di origini rumene trasferitasi sull’isola di Ponza per lavoro, e con cui l’imprenditore aveva avuto una lunga e travagliata relazione sentimentale, finita nel peggiore dei modi.
La vicenda, come accennato, inizia nel Natale del 2018, quando tra i due fidanzati vi fu un litigio per futili motivi ed il giovane ponzese – ad avviso della Pubblica Accusa – colpì al volto con uno schiaffo la ex compagna. Le condotte persecutorie continuavano, tanto che la donna lamentò più volte di essere vittima di maltrattamenti ed aggressioni sempre più violente fatte di schiaffi e pugni, nonché destinataria di insulti.
Il culmine si raggiunse il 29 agosto 2019 quando, sempre a detta della querelante, dopo aver abusato di sostanze alcoliche e stupefacenti, il giovane compagno colpì la donna al volto con una sequela di pugni, tanto da procurarle lesioni.
Tale versione dei fatti, integralmente recepita e fatta propria in sede di odierna requisitoria dal Pubblico Ministero Danila Conti, fu corroborata anche dalla sorella e dalla madre della persona offesa. Per tali fatti l’uomo fu anche destinatario della misura cautelare di ordine interdittivo del divieto di avvicinamento alla persona offesa.
Di diverso avviso, sin dalle prime battute del processo, è stata la difesa dell’imputato, rappresentata dall’Avvocato Matteo Macari, che ha posto in luce, fermo il rapporto da sempre tumultuoso, una serie di discrepanze e palesi incongruenze nelle dichiarazioni della querelante, della madre e della sorella, facendo emergere innumerevoli criticità e contraddizioni nelle rispettive dichiarazioni.
Nonostante ciò, il Pubblico Ministero all’udienza odierna chiedeva la condanna dell’imprenditore alla pena finale di 2 anni e 8 mesi di reclusione, non credendo nelle articolate argomentazioni difensive. Con puntuale e diffusa arringa, la difesa forniva, invece, al Tribunale una diversa e documentata ricostruzione dei fatti, ed una chiave di lettura della vicenda diametralmente opposta rispetto agli asserti accusatori facendo emergere come, in realtà, si trattava di meri e sporadici litigi tra conviventi, sovente scaturiti proprio da intemperanze della persona offesa, talvolta sfociati in vicendevoli contumelie e reciproche percosse.
Il giudice del Tribunale di Cassino, Antonio Gavino Falchi Delitala, dopo una lunga camera di consiglio, dando ragione alla difesa, ha assolto l’imprenditore dal grave reato di maltrattamenti, perché il fatto non sussiste, riconoscendo come realmente verificato un unico episodio tra quelli in contestazione.
“È la fine di un incubo per un giovane che ha sopportato, ed atteso con pazienza, il tempo necessario per vedere la conclusione di questa triste vicenda giudiziaria, come la luce alla fine di un tunnel, che lo ha fortemente provato”, ha dichiarato l’Avvocato Macari. Tra 90 giorni le motivazioni della sentenza.