A ZUPPARDO TOLTA LA PROTEZIONE: NON È PIÙ COLLABORATORE DI GIUSTIZIA. IL FATTO EMERSO NEL PROCESSO “RESET”

Maurizio Zuppardo
Maurizio Zuppardo

Processo “Reset”: colpo di scena nel processo che vede alla sbarra diversi membri del clan Travali/Di Silvio

Un processo difficile e reso ancor più difficile dai continui colpi di scena che stanno avvenendo in questo fitto calendario di udienze che il III Collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa, ha imposto per evitare che il termine delle misure cautelari degli imputati scada.

Le udienze – almeno due a settimana da qui a dicembre, con punte di tre udienze in 7 giorni per alcune settimane – stanno andando avanti con le testimonianze più delicate, quelle dei collaboratori di giustizia: in primis, Renato Pugliese e Agostino Riccardo. Finite le testimonianze dei due ex affiliati al clan, Pugliese e Riccardo, oggi pomeriggio era la volta del discusso collaboratore di giustizia Maurizio Zuppardo detto “Fagiolo”.

Prima di “Fagiolo”, si era concluso il contro-esame di Agostino Riccardo che, la scorsa settimana, ha spiegato di come fosse stato minacciato da Costantino “Cha Cha” Di Silvio.

Tuttavia, al centro dell’udienza odierna, ci sono altre minacce che Zuppardo, video-collegato, ha detto di aver subito in forma anonima, rivolte peraltro ai suoi famigliari. Minacce che, però, “Fagiolo” saprebbe da chi provengono ed egli stesso sarebbe in attesa di un incontro chiarificatore con l’autore. Un passaggio non troppo chiaro, non l’unico da quando Zuppardo ha scelto di collaborare con lo Stato, compreso il discusso procedimento penale scaturito dalle sue dichiarazioni e che hanno fatto sì che, ad essere indagati, ci sono tuttora sei Carabinieri del Comando Provinciale di Latina, accusati di avergli dato la droga in cambio di soffiate. Peraltro lo stesso Zuppardo, in una udienza del succitato procedimento, datata novembre 2023, avrebbe dichiarato di essere stato avvicinato e minacciato da uno dei sei Carabinieri.

Ciò che è certo è, invece, il fatto inequivocabile che a Zuppardo è stata revocata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Direzione Nazionale Antimafia la protezione. In sostanza, dal 14 ottobre, scorso, Zuppardo non è più un collaboratore di giustizia. Il particolare è emerso oggi pomeriggio, 18 ottobre, generando diverse domande da parte degli avvocati del collegio difensivo. Ecco perché Zuppardo ha spiegato di non voler rispondere alle domande del pubblico ministero Luigia Spinelli in quanto non si sente più tutelato dallo Stato. Ha paura, Zuppardo, di riferire sul clan Travali poiché, non essendo più sotto la protezione dello Stato, si esporrebbe troppo a eventuali ritorsioni. Contro questa decisione di revoca, “Fagiolo” ha detto di aver presentato ricorso.

Nel mezzo, però, ci sarebbero state altre gravi accuse da parte di Zuppardo che ha reiterato ciò che aveva detto lo scorso 11 ottobre quando, dinanzi al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Morselli, nell’ambito del procedimento che contesta corruzione e altri reati ai sei militari dell’Arma di Latina, aveva sostenuto di essere stato minacciato dall’avvocato Alessandro Mariani e da uno dei Carabinieri indagati. I due, secondo Zuppardo, avrebbero minacciato la sorella affinché non venisse a rendere dichiarazioni e per tale ragione la medesima sorella avrebbe denunciato Mariani e il suo assistito. Certo è che è stato Zuppardo a minacciare l’avvocato Mariani, dicendogli di pensare a dove abita lui e la sua famiglia.

Una collaborazione con lo Stato molto faticosa quella di Zuppardo, sin da subito, in quanto egli stesso non si è mai ritirato a vita privata, anzi, ha avuto una intensa vita social tra Facebook e TikTok, senza contare che a giugno, sempre in una udienza del procedimento sui Carabinieri “infedeli”, l’avvocato Mariani denunciò il fatto che Zuppardo aveva rivelato, tramite i social, il luogo della sua località protetta a Riva del Garda.

Non solo, pare che a Zuppardo venga contestato di avere avuto comportamenti ostili e sprezzanti nei confronti delle forze dell’ordine che lo hanno scortato quando c’era da rendere qualche testimonianza, oltreché a intrattenere rapporti social compromettenti con altri pregiudicati e attuali collaboratori di giustizia. Infine, il latinense sarebbe stato anche indagato per istigazione al suicidio di una donna in concorso, sempre tramite le copiose dirette consumate con i social.

Leggi anche:
PROCESSO “RESET”, L’EX AFFILIATO INCHIODA “PALLETTA”: “ERA LUI IL LEADER”. LA DIFESA NE CHIEDE LA SCARCERAZIONE

Per la stretta cronaca del processo “Reset” che vede alla sbarra Angelo e Salvatore Travali, Costantino “Cha Cha” Di Silvio e altri membri del clan, più Luigi Ciarelli, appartenente all’omonimo clan di origine rom, si riprenderà la prossima settimana. L’accusa più grave è quella di associazione mafiosa che ha terrorizzato i cittadini di Latina (commercianti, avvocati, professionisti), tramite estorsioni e intimidazioni di vario genere. Motore economico del clan Travali era lo spaccio di droga con diverse piazze tra Latina, Sezze, Aprilia e Pontinia.

Il prossimo giovedì, il Tribunale di Latina sarà chiamato a sciogliere la riserva se acquisire o meno i verbali di Zuppardo in cui dichiara determinate circostanze su quattro degli imputati del processo: Angelo Travali, Valentina Travali, il poliziotto Carlo Ninnolino e Riccardo Pasini. Zuppardo, infatti, non vuole più parlare né video-collegato né in aula, motivo per cui il pubblico ministero Spinelli ha chiesto l’acquisizione dei verbali. Il collegio difensivo, invece, ha chiesto che venga acquisito il verbale dell’udienza preliminare dell’11 ottobre davanti al Gup Morselli, sede nella quale Zuppardo ha riferito di aver subito minacce.

Articolo precedente

CISTERNA: FINANZIATA LA MENSA SCOLASTICA DELLA GIOVANNI CENA

Articolo successivo

CONTROLLI INTERFORZE TRA CAMPO BOARIO, NICOLOSI, VILLAGGIO TRIESTE

Ultime da Giudiziaria