MINACCIA DI UCCIDERSI CON I FIGLI, IN TRIBUNALE LA EX: “MI PUNTÒ LA PISTOLA ALLA TESTA. MI LANCIAI FUORI DALL’AUTO IN MOVIMENTO”

legge

Testimonianza drammatica dell’ex compagna dell’ex compagna dell’uomo che minacciò di suicidarsi insieme ai figli

Dinanzi al I collegio del Tribunale di Latina, composto dalla terna di giudici Soana-La Rosa-Brenda, è stata ascoltata come testimone e parte offesa, costituitasi parte civile, la ex compagna del 47enne di Latina, tratto in arresto lo scorso febbraio, in flagranza differita, in quanto gravemente indiziato del reato di atti persecutori nei confronti della ex compagna, nonché madre dei suoi figli.

Dopo l’arresto, difeso dagli avvocati Sezzi e La Salvia, l’uomo ha tentato di ridimensionare il quadro delle accuse a suo carico. Su di lui pendeva la richiesta di una misura in carcere da parte del Pm, mentre, al termine dell’interrogatorio, il Gip Laura Morselli ha convalidato l’arresto e disposto i domiciliari.

Il 47enne, difeso dall’avvocato Sezzi, è ora imputato e si trova ancora ai domiciliari, anche perché oggi, 16 ottobre, il Tribunale di Latina ha rigettato la richiesta della difesa per una misura più lieve, come quella del divieto di avvicinamento alla persona offesa. È stato lo stesso pubblico ministero che rappresentava l’accusa, Martina Taglione, a dirsi contraria per un alleggerimento della custodia cautelare, proprio alla luce delle dichiarazioni rese oggi in aula dall’ex compagna dell’uomo.

La donna, madre di due figli avuti con il 47enne, ha spiegato il quadro di una relazione resa tossica dall’uomo, dal 2017 fino al 2024, ossia quando, esasperata, ha denunciato tutto alla Polizia di Stato. Perché lo ha fatto dopo così tanti anni?, ha chiesto l’avvocato della difesa. “Prima non potevo permettermi un avvocato, ma poi mi sono decisa perché stava ammazzando i nostri bambini“.

Il racconto della donna è drammatico: l’uomo le faceva 50 telefonate al giorno, fino ad arrivare a puntarle una pistola alla testa. Il 47enne, che ha precedenti per rapina, avrebbe minacciato persino di far saltare in aria il palazzo in cui viveva la ex con i due bambini: “Diceva che non aveva paura delle forze dell’ordine e di nessuno”. Minacce continue e comportamenti vessatorie, tanto che la donna prese a confidarsi con un’amica e con i genitori.

Quando vivevano insieme, il 47enne aveva, non denunciati, una pistola e un fucile, rispettivamente sotto il letto e dentro il camino di casa. “Mi ha limitato nelle uscite, anche quando non eravamo più insieme”. In una circostanza, presso il parcheggio di fronte al Palazzo di Vetro, a Latina, l’uomo le avrebbe impedito di uscire dall’auto. I due si erano visti dopo la fine della loro storia; successivamente, per insistenze dell’uomo, la ex coppia si era data appuntamento per un chiarimento finale. È in quel frangente che la donna, come ha raccontato oggi in aula, vistasi costretta dentro l’auto, decise di lanciarsi fuori dalla macchina in movimento, terrorizzata dalle continue minacce.

Ma gli episodi di violenza, dal 2017 (anno della rottura della loro relazione mentre la donna era incinta) in poi, sono tanti. “Passava con la macchina dove portavo i bambini. Una volta ha anche menato sua madre, nonna dei miei figli, davanti ai bambini”.

In 7 lunghi anni, l’uomo avrebbe dato alla donna solo poche centinaia di euro. Un giorno, nel corso della ennesima telefonata ossessiva, il 47enne chiamò la donna per dirle che si trovava contromano sulla SS Pontina e che si sarebbe ammazzato. Fu la madre dell’uomo a chiamare la ex compagna del figlio e dirle di chiamare la Polizia perché il 47enne era fuori di testa. Dopodiché la donna richiese l’intervento delle pattuglie di Polizia, in quanto terrorizzata dalle minacce del suo compagno, che nel prelevare i figli da scuola, le aveva dichiarato un’altra volta l’intenzione di togliersi la vita, schiantandosi con l’auto insieme ai due minori. A quel punto intervennero i poliziotti della Squadra Volante che, recandosi presso l’appartamento dell’uomo, lo trovarono in casa insieme ai figli, questi ultimi visibilmente provati e con ancora indosso lo zaino di scuola. “Ancora adesso – ha detto la ex nella sua testimonianza – la bambina è terrorizzata dal padre”.

Il processo è stato rinviato al prossimo 25 ottobre quando verranno ascoltati due agenti di Polizia e vi sarà l’eventuale esame dell’imputato.

I FATTI – A febbraio scorso, la donna aveva iniziato a raccontare agli investigatori della Squadra Mobile di Latina, dopo anni di terrore, il contesto di minacce e di violenze fisiche e psicologiche subite dal padre dei suoi figli negli anni di convivenza, condotte che l’avevano portata già dal 2017 a porre fine alla relazione e a trasferirsi insieme ai figli minori presso la casa dei genitori. La donna ha raccontato inoltre di non aver mai denunciato quelle condotte per paura di eventuali ritorsioni nei confronti suoi e dei figli; in più occasioni infatti sarebbe stata minacciata dall’uomo, anche con minacce di morte. La donna ha ricostruito agli inquirenti anche vari episodi di violenza fisica subita, tra cui uno avvenuto mentre era in stato di gravidanza, in attesa del loro secondo figlio.

Nonostante l’allontanamento dalla casa familiare e la fine della relazione, l’uomo non avrebbe interrotto le condotte persecutorie nei confronti della donna, tempestandola di telefonate whatsapp fino ad arrivare al culmine avvenuto nella giornata di giovedì 29 febbraio, in cui l’uomo, nel corso della telefonata registrata dalla donna, le ha proferito la minaccia di  togliersi la vita “sbattendo“ l’auto in cui si trovava con i figli, contro un palo.

Il contesto delineato dalla vittima, fatto di minacce e prevaricazioni, unitamente agli ultimi fatti documentati attraverso i file audio e le foto mostrate agli inquirenti e riferibili senza dubbio a condotte avvenute nelle 48 ore precedenti alla denuncia della stessa, hanno consentito agli inquirenti di procedere all’arresto dell’uomo, grazie allo strumento dell’arresto in flagranza differita, introdotto dalla Legge 24 novembre 2023, n. 168 recante “Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica”, istituto applicabile nei casi di violenza domestica quando, fuori dalle ipotesi di flagranza o quasi flagranza,  possa evincersi sulla base di documentazione videofotografica o altra documentazione legittimamente ottenuta da dispositivi di comunicazione informatica o telematica la inequivocabilmente commissione del fatto nelle 48 ore precedenti, nella cui casistica rientra anche la commissione del reato di atti persecutori previsto.

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